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L’opera esamina, con un taglio pratico e funzionale, gli aspetti civilistici, fiscali e contabili del contratto di associazione in partecipazione, dalla costituzione al recesso.
eBook in pdf di 100 pagine.
L’opera esamina, con un taglio pratico e funzionale, in tutte le loro sfaccettature, gli aspetti civilistici, fiscali e contabili del contratto di associazione in partecipazione e del recesso dell’associato dall’associazione in partecipazione, che ha subito dei cambiamenti di non poco conto nel corso degli ultimi anni in particolare grazie al Jobs act e alla riforma della tassazione dei redditi di capitale.
Trovano uno spazio adeguato le scritture contabili che devono redigere le imprese operanti, per obbligo o per opzione, in regime di contabilità ordinaria.
A corredo dell’opera, sono fornite alcune utili esemplificazioni e sono allegati pratici documenti compilabili e personalizzabili su misura (in formato word) in base alle esigenze concrete dei soggetti interessati:
1. La normativa civilistica
1.1 Definizione
1.2 Natura e caratteristiche del contratto
1.3 Pluralità di associazioni
1.4 Tipologie di parti contraenti
1.5 Forma del contratto
1.6 Categorie di apporto
1.7 Patto di non concorrenza
1.8 Responsabilità e poteri dei contraenti
1.8.1 Obblighi e diritti dell’associante
1.8.2. Obblighi e diritti dell’associato
1.8.3 Obblighi e diritti dei soggetti terzi
1.9 Rendiconto della gestione
1.10 Partecipazione agli utili e/o alle perdite
1.11 Partecipazione a uno o più affari
1.12 Scioglimento del contratto
1.12.1 Restituzione dell’apporto
1.13 Confronto tra l’associato con apporto di lavoro e il lavoratore subordinato
1.14 Confronto tra l’associato con apporto di capitale e il socio di società
1.15 Confronto tra l’associazione in partecipazione e la cointeressenza agli utili
2. La denuncia al Registro delle imprese presso la CCIAA
3. L’iscrizione presso l’INPS
3.1 Apporto di solo lavoro o misto
3.2 Apporto di solo capitale
4. L’iscrizione presso l’INAIL
4.1 Apporto di solo lavoro o misto
4.2 Apporto di solo capitale
5. Gli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro
6. La rappresentazione in bilancio degli utili e delle perdite
6.1 Redazione del bilancio dell’associante
6.2 Redazione del bilancio dell’associato
7. La registrazione del contratto
7.1 Apporto di solo lavoro
7.2 Apporto di solo capitale o misto
8. La rilevanza degli apporti ai fini IVA
8.1 Apporto di solo lavoro
8.2 Apporto di capitale o misto
9. Il trattamento fiscale degli utili in caso di apporto di solo lavoro
9.1 Imposte sui redditi
9.1.1 Caso dell’associato imprenditore
9.1.2 Caso dell’associato professionista
9.1.3 Caso dell’associato persona fisica non imprenditore e non professionista
9.2 Irap
9.2.1 Caso dell’associato imprenditore
9.2.2 Caso dell’associato professionista
9.2.3 Caso dell’associato persona fisica non imprenditore e non professionista
9.3 Iva
10. Il trattamento fiscale degli utili in caso di apporto di solo capitale o misto
10.1 Imposte sui redditi
10.1.1 Caso dell’associato imprenditore residente
10.1.2 Caso dell’associato persona fisica non imprenditore residente
10.1.3 Caso dell’associato non residente
10.2 Irap
10.3 Iva
11. La risoluzione del rapporto contrattuale
11.1 Cause di risoluzione del contratto
11.2 Effetti della risoluzione del contratto
12. Le scritture contabili dell'associante e dell'associato
12.1 Stipula del contratto di associazione in partecipazione
13. Le esemplificazioni
13.1 Associazione in partecipazione – Aspetti civilistici, contabili e fiscali
14. Le regole civilistiche del recesso
15. Le regole fiscali del recesso
15.1 Il trattamento ai fini delle imposte sui redditi
15.1.1La deducibilità del costo in capo all’associante
15.1.2 L’imponibilità del reddito in capo all’associato
15.2 Il trattamento IRAP
15.2.1 La deducibilità del costo in capo all’associante
15.2.2 L’imponibilità del reddito in capo all’associato
15.3 Il trattamento ai fini IVA
15.3.1 Il trattamento ai fini delle altre imposte indirette
16. Le scritture contabili del recesso
17. Le esemplificazioni - recesso
17.1 Recesso dell’associato in partecipazione – Aspetti civilistici, contabili e fiscali
18. Gli allegati
Con questo ebook in pdf di 57 pagine, si intende fornire una panoramica ampia ed esaustiva sui diritti di autore, ponendo attenzione anche alle casistiche specifiche che in concreto si possono verificare in relazione al tipo di prestazione e alle caratteristiche soggettive del prestatore.
Edizione 2024
Il lavoro intende fornire una panoramica ampia ed esaustiva sui diritti di autore, ponendo attenzione anche alle casistiche specifiche che in concreto si possono verificare in relazione al tipo di prestazione e alle caratteristiche soggettive del prestatore.
Viene dedicata un’attenzione a 360 gradi agli aspetti di natura giuridica, civilistica, previdenziale e fiscale dei compensi erogati a titolo di diritto di autore e ai documenti giustificativi richiesti a supporto.
La trattazione è corredata da numerose tabelle esplicative e riassuntive, da articolati esempi applicativi e da una nutrita modulistica di immediato utilizzo.
In allegato fac-simile di contratto di cessione di diritti d'autore.
Sintesi
1. Le opere dell’ingegno
1.1 Le caratteristiche dell’opera dell’ingegno
1.2 Le opere dell’ingegno di carattere creativo
1.3 Le opere multimediali
1.4 Le opere interamente utilizzabili
1.5 Le opere realizzate su commissione o ideate dal dipendente
2. Il diritto di autore
2.1 La definizione di diritto d’autore
2.2 I diritti connessi al diritto d’autore
2.3 Le norme civilistiche sul diritto d’autore
2.4 Le leggi speciali sul diritto d’autore
2.5 Il trasferimento del diritto d’autore
2.6 L’estinzione del diritto d’autore
2.7 Gli organi che gestiscono il diritto d’autore
3. I compensi per l’utilizzo delle opere dell’ingegno
3.1 Il c.d. equo compenso
3.2 Il compenso per la cessione del diritto di utilizzazione economica dell’opera
4. Gli aspetti previdenziali e fiscali dei compensi per l’utilizzo delle opere dell’ingegno
4.1 La contribuzione INPS sui compensi per diritti di autore
4.2 La nozione di diritto d’autore secondo i giudici tributari
4.3 La classificazione dei compensi ai fini delle imposte sui redditi
4.4 I compensi percepiti per la redazione di articoli ai fini delle imposte sui redditi
4.5 La ritenuta alla fonte IRPEF
4.6 La compilazione della dichiarazione dei redditi
4.7 La compilazione della certificazione unica
4.8 L’applicazione dell’IRAP
4.9 Il trattamento ai fini IVA
4.10 Il trattamento ai fini dell’imposta di registro
5. I documenti giustificativi
Esempi
Diritti di autore – Aspetti giuridici, fiscali e previdenziali
Allegato
Servizio di analisi di classificazione doganale relativo al singolo prodotto di interesse, alla luce della normativa e della giurisprudenza comunitaria di riferimento, attraverso l’analisi delle caratteristiche merceologiche del bene per poter individuare l’aliquota daziaria ed eventuali misure restrittive (autorizzazioni, licenze).
Qualsiasi operazione commerciale internazionale fuori dai confini europei in un flusso export o in import, necessita di determinare la natura delle merci, ovvero, di attribuire un preciso codice doganale.
La corretta classificazione della merce deve avvenire tenendo conto delle fonti legalmente vincolanti, ed eventualmente facendo riferimento a fonti legalmente non vincolanti.
La classificazione doganale delle merci è dunque un aspetto importante del processo di conformità doganale. Non individuare correttamente il codice doganale della merce di interesse può avere un forte impatto finanziario sul proprio business. In generale, classificare doganalmente i prodotti di interesse permette di conoscere il corretto trattamento daziario ed eventuali misure extra tributarie associate al prodotto.
Il servizio verrà gestito in tre fasi:
Servizio di analisi ai fini della determinazione dell’origine preferenziale o non preferenziale (Made In Italy) del singolo prodotto attraverso la mappatura dei processi aziendali (contratti con i fornitori/clienti) e delle relative regole per individuare il Paese di origine preferenziale (o non preferenziale) delle merci.
La determinazione dell'origine della merce è un aspetto spesso complesso da gestire nei flussi commerciali internazionali; l'esatta individuazione del Paese di origine della merce è essenziale per una corretta liquidazione dei diritti doganali dovuti e per non incorrere in relative sanzioni previste in caso di mancata osservazione di restrizioni all'importazione o all'esportazione.
In sostanza, quando si parla di origine della merce nel commercio internazionale, bisogna fin da subito soffermarsi sulla netta distinzione tra il concetto di provenienza (della merce), e il concetto di origine (della merce) doganalmente inteso che, a sua volta, si distingue tra origine preferenziale e origine non preferenziale.
In estrema sintesi, si può dire che la merce che risponde alle regole di origine preferenziale consente all’importatore di beneficiare di agevolazioni daziarie riconosciute e disciplinate, in modo reciproco, dagli Accordi commerciali che l’UE conclude con i Paesi terzi . Diversamente, l’origine non preferenziale consente di determinare il Paese di produzione del bene (c.d. Made in), informazione utile al fine di individuare eventuali misure all’esportazione ed importazione quali divieti, contingenti, dazi antidumping e compensativi o dati sull’origine da indicare in etichetta.
Il servizio verrà gestito in tre fasi:
Il presente testo, approfondendo sia il lato economico sia quello tecnico, vuole essere una vera e propria guida operativa per chiunque voglia trasformare la propria realtà in un’azienda ecosostenibile, associando il proprio brand al concetto di “sostenibilità”, producendo ricchezza, valore e, dunque, utile.
Il volume vuole fornire una sistematizzazione degli strumenti e delle iniziative attualmente disponibili per portare le imprese a bordo dell’agenda della sostenibilità e spingere i piccoli e medi imprenditori ad adottare modelli di business più responsabili dal punto vista ambientale, sociale e di governance, senza dimenticare le barriere principali alla transizione sostenibile delle aziende, legate a fattori istituzionali ma anche organizzativi e individuali: mancanza di competenze interne, di risorse finanziarie, di strumenti dedicati alle PMI, limiti burocratici, carenza della domanda dei consumatori.
Per tali motivi questa guida ha il suo punto di partenza nel Bilancio di sostenibilità come strumento a disposizione dell’imprenditore, indirizzato a tutti gli stakeholder e utilizzato per la rendicontazione delle performance di sostenibilità, che permette alle aziende di affermare la propria missione e i valori perseguiti, di riconoscere e misurare le prestazioni e i miglioramenti economici, ambientali, sociali e di governance e, di conseguenza, fissare obiettivi e sviluppare strategie efficienti ed efficaci nel- la gestione dell’organizzazione e del cambiamento.
La competitività delle aziende dipenderà sempre più dalla loro capacità di generare valore, di limitare l’uso di risorse e il consumo di energia, di evitare impatti negativi e di massimizzare gli effetti positivi, continuando a creare posti di lavoro, prodotti e servizi di alta qualità e sostenibili.
Obiettivo del libro è dunque aiutare le aziende a costruire una solida “reputation”, attuando le migliori pratiche e perseguendo processi ben pianificati che agevolano il percorso di crescita in tale ottica.
Monica Peta
Commercialista, Revisore Legale, PhD, componente della Commissione Reporting di Sostenibilità CNDCEC, è autore di pubblicazioni e docente di Corsi e Master universitari sulla rendicontazione e bilanci di sostenibilità.
Fabrizio Santori
Funzionario pubblico, esperto di Modelli di simulazione aziendali e di business game, docente di strategia d’impresa ed imprenditoria agricola professionale e di Master Agribusiness.
Alessandro Botti
Avvocato e docente universitario, esperto in diritto dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, è Presidente del Consiglio direttivo di Ambiente Mare Italia, ETS.
Gabriele Felici
Commercialista, Revisore Legale, Partner di Bernoni Grant Thornton, è componente della commissione di Sostenibilità “Asseverazione e Certificazione” CNDCEC, docente della Scuola di Polizia Economica-Finanziaria della G.d.F.
Valerio Valla
Fondatore e Ceo di Studio Valla, consulente in pianificazione strategica di programmi comunitari e fondi strutturali, docente presso il Centro Studi enti locali di economia dell’Università di Pisa.
Premessa
Parte I
RENDICONTAZIONE SOCIETARIA DI SOSTENIBILITÀ E ANALISI DELLA DOPPIA MATERIALITÀ (di Monica Peta)
Introduzione
1 La responsabilità sociale dell’impresa, Corporate Social Responsability, “CSR”
1.1 La “Corporate Social Responsability” e la definizione di sostenibilità: origini ed evoluzione storica
1.2 I principi entrano nella norma: direttiva (EU) 254/14: “Non Financial Reporting Disclosure”, “NFRD”, o “DNF”
1.3 Il framework normativo internazionale e nazionale
1.4 L’acronimo “ESG”: l’Agenda 2030
1.5 Il target 12.6 della rendicontazione di sostenibilità
1.6 La direttiva europea (UE) 2022/2464, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea il 16 dicembre 2022, “CSRD”
1.6.1 L’ampliamento della platea delle imprese
1.6.2 PMI e principio di proporzionalità: casi specifici
1.6.3 La rendicontazione degli “ intangibili” e il principio di digitalizzazione
1.6.4 L’Assurance
1.6.5 “G”, governance e compliance
1.6.6 La supervisione e l’enforcement, i tempi attuativi della direttiva
2 La rendicontazione di sostenibilità
2.1 CSR, accounting e accountability
2.2 Impact accouting e valore per l’impresa e gli stakeholder
2.2.1 Cinque dimensioni degli impatti delle imprese
2.2.2 Impatto ambientale
2.2.3 Impatto sociale
2.2.4 Impatto governance
2.3 I principi di rendicontazione della sostenibilità
2.3.1 I principi generali di rendicontazione europea nella CSRD
2.3.2 I contenuti degli ESRS dell’EFRAG
2.4 La Taxnomy Regulation UE n. 825/2020 : “mandatory” vs “voluntary use”
2.4.1 I sei obiettivi ambientali della Green Taxnomy, art. 9
2.4.2 I principi ESRS “Environmental”
2.5 La comprehensive corporate reporting societaria
2.6 L’ESRS 1: i requisiti di informativa e principio di interconnessione con il bilancio
2.6.1 I principi generali della CSRD
2.6.2 L’obiettivo di migliorare le informazioni
2.6.3 Il confronto ESRS vs GRI
2.6.4 Il passaggio dalla DNF “AS IS” alla CSRD “TO BE”
3 Il bilancio di sostenibilità
3.1 I principi generali e le fasi per la redazione del bilancio di sostenibilità
3.1.1 Gli obiettivi ESG o “strategic goal”: esempi
3.1.2 Identificazione degli stakeholder
3.1.3 “Stakeholder mapping”
3.1.4 Questioni di materialità, rischi ed opportunità: ESRS1 e ESRS2
3.1.5 L’analisi e la valutazione della qualità della Doppia materialità
3.1.6 Il principio di materialità negli standard setter
3.1.7 La Doppia materialità e la gestione degli adeguati flussi informativi
3.1.8 Target operativi e KPI
3.1.9 Disclosure e relazione sulla gestione societaria
3.2 La rendicontazione sostenibile per le piccole e medie imprese
3.3 La revisione e l’attestazione di conformità della rendicontazione societaria di sostenibilità
3.4 Reasonable assurance, gradualità e specializzazione del revisore
3.5 I bilanci OIC verso l’informativa sostenibile
3.5.1 Gli effetti dei cambiamenti climatici sul bilancio OIC e la gestione del rischio
3.5.2 Le incertezze significative e l’adeguata informativa
3.5.3 La perdita di valore, l’OIC 9
3.5.4 Adeguata informativa e relazione sulla gestione ex art. 2428 c.c.
3.6 Al banco di prova i nuovi principi: semplificazioni e criticità
3.6.1 Due diligence e dialogo con gli stakeholder: la direttiva europea (CSDD), i principi ESRS e le Linee guida dell’OCSE
3.7 IFRS S1 e IFRS S2, governance e clima nell’informativa finanziaria di sostenibilità aziendale
Parte II
LA SOSTENIBILITÀ NEL RAPPORTO BANCA E IMPRESA (di Gabriele Felici)
4 La sostenibilità nel sistema bancario, gli orientamenti EBA, il valore d’azienda e la finanza per lo sviluppo sostenibile
Introduzione
4.1 La rendicontazione di sostenibilità e la determinazione del valore creato
4.1.1 L’integrazione delle informazioni finanziarie e non finanziarie
4.1.1.1 Environment, Social, Governance (ESG): verso un nuovo equilibrio
4.1.1.2 Il quadro internazionale ed europeo vigente, gli sviluppi della disciplina europea
4.1.1.3 L’informativa sulla sostenibilità ESG, la rendicontazione (tra obbligo ed opportunità) ed i relativi standard
4.1.1.4 ESG, da tecnica di comunicazione a strategia di sostenibilità
4.1.1.5 La sostenibilità nei rapporti tra banca e impresa
4.1.2 Sostenibilità, creazione del valore e valutazione d’azienda
4.1.2.1 La creazione di valore condiviso (CSV), dalla compliance alla strategia
4.1.2.2 Il bilancio di sostenibilità e la componente economica
4.1.2.3 Il valore e la creazione di valore nelle aziende
4.1.2.4 Il Sustainable Business Model (SBM)
4.1.2.5 La valutazione d’azienda e l’ESG score (uno studio italiano)
4.2 Sostenibilità e adeguati assetti gestionali, l’approccio prospettico (forward looking) e la sostenibilità aziendale
4.2.1 Assetti organizzativi dell’impresa
4.2.2 L’adeguatezza degli assetti organizzativo, amministrativo e contabile nel nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza
4.2.2.1 La gestione d’impresa, il nuovo concetto e la definizione di crisi
4.2.2.2 La definizione funzionale degli adeguati assetti gestionali, i segnali e le segnalazioni quali nuovi strumenti di allerta
4.2.3 Sostenibilità ESG, l’integrazione negli assetti gestionali e nel sistema bancario
4.2.3.1 Assetti gestionali e sostenibilità ESG
4.2.3.2 Gli orientamenti EBA e l’integrazione ESG
4.3 Le linee guida EBA in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti
4.3.1 Gli sviluppi regolamentari in ambito bancario relativi ai fattori ESG
4.3.2 Gli adeguati assetti gestionali e gli orientamenti EBA in ambito ESG
4.3.2.1 Il necessario approccio prospettico (forward looking) nelle nuove regole bancarie
4.3.2.2 Gli orientamenti EBA, oggetto e ambito di applicazione
4.3.2.3 Cultura e governance del rischio di credito, la capacità attuale e prospettica di rimborso del debito
4.3.2.4 Procedure per la concessione di prestiti, analisi finanziaria, di sensibilità, di BM e di strategia
4.3.2.5 Gli adeguati assetti gestionali necessari per un corretto rapporto con le banche
4.3.3 Integrazione di rischi e fattori ESG nel sistema bancario: la roadmap EBA sulla finanza sostenibile
4.4 Cenni di finanza sostenibile
4.4.1 La finanza per lo sviluppo sostenibile, definizione, scopo e ambito
4.4.2 Lo sviluppo della finanza sostenibile in Europa
4.4.3 Gli investimenti sostenibili e responsabili, strategie, quadro quantitativo e considerazioni di policy
4.4.4 Gli strumenti a disposizione, la convenienza, le prospettive e il punto di vista delle aziende
Parte III
INCENTIVI EUROPEI ALLA SOSTENIBILITÀ (di Valerio Valla)
5 Finanziamenti europei sulla sostenibilità
Introduzione
5.1 Il bilancio dell’Unione europea
5.2 QFP e Next Generation EU
5.2.1 QFP
5.2.2 Next Generation EU
5.3 Programme for environment and climate action (LIFE)
5.3.1 Nature & Biodiversity - Standard Action Projects (SAP) (LIFE-2023-SAP-NAT)
5.3.2 Circular Economy, resources from Waste, Air, Water, Soil, Noise, Chemicals, Bauhaus
5.3.3 Supporting the clean energy transition of European businesses
5.4 Horizon Europe
5.4.1 TRANSFORMATIONS-01-09: The role of social economy in addressing social exclusion, providing quality jobs and greater sustainability
5.4.2 BIODIV-01-5: Transformative action of policy mixes, governance and digitalisation addressing biodiversity loss
5.5 Just Transition Fund (JTF)
5.5.1 PSLF-PROJECTS
5.6 Fondi Strutturali e Programmazione 21-27
5.6.1 FESR Ricerca, innovazione e competitività per la transizione verde
5.6.2 PN FESR FSE+ METRO+ e città medie SUD
5.7 Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
5.7.1 Principio Do No Significant Harm (DNSH)
5.7.2 Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica
Parte IV
IL RUOLO DELLA SOCIETÀ CIVILE PER LA VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AZIENDALE (di Alessandro Botti)
6 Sviluppo sostenibile, bilancio di sostenibilità e ruolo dei portatori di interesse
6.1 Evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile e il coinvolgimento del mondo produttivo e della società civile
6.1.1 Nascita del principio dello sviluppo sostenibile
6.1.2 Dal Global Compact ai criteri ESG: il mondo imprenditoriale chiamato al cambiamento
6.2 La sostenibilità dell’impresa come leva di competitività e riconoscimento del valore sociale della produzione
6.2.1 Dalla sostenibilità ambientale alla sostenibilità sociale ed economica
6.2.2 La visione dei consumatori sulla sostenibilità
6.2.3 La sostenibilità d’impresa come motore di cambiamento del rapporto tra l’azienda e i suoi clienti e partner
6.3 La direttiva CSRD: un nuovo patto sociale
6.3.1 L’emergenza planetaria e le ragioni di un nuovo impegno per il mondo della produzione
6.3.2 Dallo Shareholder capitalism allo Stakeholder capitalism: i “portatori d’interessi” protagonisti
6.3.3 Ampliamento delle aziende coinvolte e dei potenziali beneficiari: il bilancio di sostenibilità in continua evoluzione asseconda il dialogo sociale con gli stakeholder
6.3.4 La misurazione degli impatti ambientali
6.3.4.1 L’impronta ambientale e l’impronta di carbonio
6.3.5 Il GRI come misuratore degli standard di rendicontazione della sostenibilità aziendale
6.3.5.1 I nuovi standard europei per la rendicontazione di sostenibilità
6.3.5.2 L’utilizzo improprio degli SDGs all’interno del report integrato di sostenibilità
6.4 Essere o apparire: il greenwashing
6.4.1 Nascita e progressiva intensificazione della strategia di comunicazione
6.4.2 Linee guida e regole degli Organismi di controllo in Italia
6.4.3 Esperienze di legislazione sul fenomeno del greenwashing
6.4.4 La pronuncia giudiziale sul greenwashing di un Tribunale italiano: la sentenza Miko
6.4.5 Diffusione di nuovi fenomeni
Parte V
AZIONI PRATICHE PER UN’AZIENDA ECOSOSTENIBILE (di Fabrizio Santori)
7 Proposte di strumenti operativi per le aziende
Introduzione
7.1 Fattori della sostenibilità e come si misurano
7.2 La sostenibilità come tema strategico per le imprese
7.3 Quali vantaggi nell’investire in sostenibilità?
7.4 Quali minacce si possono evitare nell’investire in sostenibilità?
7.4.1 Metodi utili per valutare sistematicamente le minacce e le opportunità
7.5 Quali rischi nel perseguire la sostenibilità?
7.6 La tua azienda è sostenibile?
7.7 Il report o bilancio di sostenibilità
7.8 Azioni pratiche per la sostenibilità della catena di fornitura
7.9 Sette passi concreti per diventare un’azienda green
8 Il modello formativo Green Management Game
8.1 La formazione come primo passo per una cultura aziendale sostenibile
8.2 Perché questo modello: il caso “Pensione Italia”
8.3 Obiettivi del modello
8.4 Che cosa simula il modello?
8.5 Come si sviluppa la simulazione
8.6 Cosa si vince nella simulazione?
8.7 Il Foglio di Decisione
8.8 Come l’imprenditore ecosostenibile gestisce la produzione, i fornitori, le risorse umane e il marketing
8.9 Il Rapporto di Gestione
9 Fattori critici del modello di sostenibilità
Conclusioni – Illuminare la via delle imprese verso la sostenibilità
La cessione del credito d'appalto secondo il nuovo Codice dei contratti: la modulistica per attuare la disciplina.
A cura di Salvio Biancardi
Fac-simili in formato word personalizzabili:
La gestione efficace delle PMI attraverso i dati: trasformare i dati in informazioni essenziali per il successo dell’azienda.
eBook in pdf di 117 pagine.
Questo eBook vuole essere di aiuto sia agli imprenditori sia ai professionisti al fine di acquisire le competenze e gli strumenti utili per il miglioramento della gestione e della consulenza aziendale.
Si individuano e si trattano quei Dati che sono pragmaticamente indispensabili alla performance aziendale, andando oltre i canonici dati di Bilancio e i dati rilevabili dai gestionali più diffusi.
L'obiettivo è cercare di individuare e analizzare quanto necessario per una visione olistica dell’azienda, osando nuove frontiere.
Si forniscono pure dei modelli di strumenti che tengono conto di tutti gli elementi che influenzano l’attività economica, per tracciare la base di un vero e proprio Tutor Aziendale Olistico, che possa sostenere il piccolo Imprenditore nella propria gestione quotidiana, oramai pesantemente competitiva.
Introduzione
1. Gestione aziendale olistica
1.1 Gestione aziendale evoluta
1.2 Un modello di analisi evoluto
2. I dati e le loro fonti
2.1 La tipologia di DATI
2.2 La raccolta dei dati
2.3 Le fonti dei dati
3. L’analisi “che conta” (analisi formule)
3.1 Analisi della gestione attraverso il bilancio
3.1.1 Indici di redditività
3.1.2 Indici patrimoniali e di liquidità
3.1.3 Indici finanziari di rotazione
3.1.4 Indici Finanziari di dilazione
3.1.5 Indici di correlazione sui flussi finanziari
3.1.6 Kpi per il bilancio di sostenibilità
3.2 Analisi dello stato di salute aziendale
3.2.1 I principali indicatori
3.3 Analisi della gestione attraverso gli occhi dei finanziatori
3.3.1 Gli indicatori maggiormente valutati dalle banche
3.3.2 Elementi qualitativi
3.3.3 Migliorare il rating bancario: punti di forza e punti di debolezza
3.4 Analisi della gestione per la direzione e per la consulenza aziendale
3.4.1 Modelli utili all’analisi e alla consulenza direzionale
3.4.2 La contabilità direzionale utile per le disposizioni del nuovo art. 2086 c.c.
3.5 Analisi della concorrenza: elaborati per un’analisi di benchmarking
3.6 L’analisi del valore aziendale
3.6.1 Teoria quantistica (valore esclusivo editoriale)
3.6.2 Relatività aziendale (valore esclusivo editoriale)
3.6.3 Fiducia
3.6.4 Metodi più tradizionali
3.7 Analisi per la tutela aziendale
3.8 L’analisi evolutiva (valore esclusivo editoriale)
3.9 Indici di mercato e della clientela (guarda la tua azienda con gli occhi della clientela)
4. Strumenti di analisi
4.1 Strumenti presenti sul mercato
4.1.1 Strumenti per trovare i dati sui tuoi competitor
4.1.2 Strumenti per analizzare il comportamento digitale dei consumatori
4.2 Come fare l’analisi di Facebook
4.2.1 Definire le metriche di Facebook (KPI)
4.2.2 Analisi base di Facebook
4.3 Strumenti social per le attività di Social Media Marketing
4.4 Altri esempi di strumenti
4.4.1 Metriche
4.4.2 Google Webmaster
4.4.3 Strumenti Seo
4.4.4 Strumenti per le ricerche di mercato
4.4.5 Strumenti per l’email marketing
4.4.6 Strumento di pianificazione della parola chiave
5. I tutor direzionali olistici interattivi (coi Dati “che contano”)
Conclusioni
Un ricco approfondimento sulla responsabilità sociale di impresa e le società benefit in un pratico eBook formato PDF di 149 pagine.
Introduzione
1. La teoria economica tradizionale: la shareholder theory
2. La stakeholder theory
3. Le criticità del modello dell’agenzia
4. Il governo societario e la performance economica
5. La redditività delle società che dichiarano di essere socialmente responsabili
6. La letteratura empirica sulla relazione tra responsabilità sociale e performance
7. Il capitale sociale: definizione e ruolo nella crescita economica
8. Metodi di misurazione del capitale sociale
9. Il capitale sociale come facilitatore delle relazioni
10. Prove empiriche di impatto del capitale sociale sull’economia
11. La reputazione attenua il rischio di impresa
12. Le decisioni in tema di investimenti e la svolta green
13. Il rischio del greenwashing
14. CSR e organizzazione aziendale: il miglioramento delle relazioni
15. La direttiva UE – CSRD e il bilancio di sostenibilità
16. Alcuni spunti sugli indicatori da inserire nel bilancio di sostenibilità
17. Conclusioni
18. Il quarto settore
19. Responsabilità sociale di impresa e nascita delle benefit corporation
20. Le origini del modello Benefit Corporation
21. B-Corp e società benefit
22. Le società benefit
22.1 Introduzione
22.2 Corporate purpose
22.3 Disciplina
22.4 Il beneficio comune
22.5 Ancora sul beneficio comune
22.6 L’oggetto sociale
22.7 La strategia Europea
2.8 Il diritto di recesso
23. La gestione della società benefit
24. Responsabilità in capo agli amministratori
25. Il responsabile della funzione di perseguimento del beneficio comune
26. La relazione annuale
26.1 Proposta di direttiva Commissione UE sulla “Informativa di sostenibilità”
26.2 Le società benefit e l’informativa non patrimoniale
26.3 La pubblicazione della relazione
26.4 Società benefit in Europa
27. I compiti di controllo della AGCM
28. Beneficio comune e risorse umane
29. Start up innovative, anche a vocazione sociale, e società benefit
30. Le società benefit: agevolazioni e vantaggi
31. Professionisti e società benefit
Temporary shop e pop-up store: comprendere e applicare le strategie di una nuova visione di business
eBook in pdf di 97 pagine.
In questi anni, grazie alla trasformazione dei canali distributivi e all’avvento delle nuove tecnologie, le formule imprenditoriali si sono evolute. L’esercizio commerciale si è trasformato da semplice luogo in cui distribuire i beni al consumatore in locale specializzato dove assistere la clientela, individuare i desideri dei consumatori e mettere in campo ogni sforzo per soddisfare le loro esigenze.
Le molteplici richieste dei consumatori hanno favorito la nascita e la diffusione di nuovi format imprenditoriali e l’affermarsi di un nuovo concetto di business che prende il nome di experential shopping.
Fra questi format, grande importanza hanno avuto i temporary shop ossia esercizi commerciali, con specifiche finalità di marketing, che sfruttano l’impatto della breve durata.
Il testo rivolto all’imprenditore che vuole comprendere e applicare le strategie di una nuova visione di business.
Affinché il temporary shop dia il massimo delle potenzialità è necessario che l’imprenditore acquisisca la professionalità necessaria e applichi le regole che, nel corso degli anni, si sono consolidate. Per la verità, non si tratta di regole scritte poiché, come già asserito, non esistono normative a supporto. Si potrebbe parlare, quindi, di linee di condotta, prescrizioni derivate dall’osservazione del fenomeno, consuetudini applicate allo svolgimento dell’attività.
Osservare il fenomeno, quindi, ha permesso di comprendere meglio la formula del successo e le azioni che l’imprenditore deve porre in essere per raggiungere i propri obiettivi. Ed è proprio sull’individuazione delle scelte strategiche che questo testo vuole concentrare la propria analisi.
I temporary shop sono sicuramente luoghi in cui avviene la vendita al dettaglio di beni o servizi ma sono anche spazi di intrattenimento e di comunicazione, che consentono alle imprese di relazionarsi con i propri clienti e conoscere i gusti e i bisogni dei consumatori. Luoghi che siano in grado di offrire una shopping experience memorabile. L’imprenditore, quindi, non vende solo beni o servizi. Ma garantisce al proprio cliente un’esperienza straordinaria.
L’obiettivo dell’imprenditore che avvia un temporary shop, pertanto, non sempre è orientato verso il conseguimento di un utile. Non è improbabile che il traguardo economico dell’imprenditore sia posizionato al limite del break-event. In realtà ciò che ne ricaverà dall’intero processo (conoscenza del mercato, fidelizzazione della clientela, acquisizione di dati per sviluppare e commercializzare nuovi prodotti) rappresenta un prezioso patrimonio di informazioni.
I temporary shop, in definitiva, offrono numerose opportunità agli imprenditori che vogliono investire in questo settore. Ma il vantaggio dell’iniziativa economica, come il lettore avrà modo di scoprire in questo testo, ricade anche sui consumatori, che potranno beneficiare di nuovi prodotti ad un prezzo vantaggioso, sui proprietari di immobili, che potranno locare i propri immobili senza doversene privare per lunghi periodi, e sulle amministrazioni locali, in quanto l’interesse scatenato dai temporary shop nei centri storici è un richiamo per consumatori e turisti.
Al pari di qualsiasi altra iniziativa commerciale, il temporary shop va programmato fin nei minimi dettagli: dalla definizione dei risultati attesi, alle scelte di business di rilevanza strategica; dalle azioni che definiscano in modo durevole il profilo dell’azienda, all’individuazione di una precisa collocazione nel mercato.
L’imprenditore, pertanto, adotta tutti gli strumenti di management system per portare a compimento la propria iniziativa commerciale. A cominciare dal business plan, il documento che descrive la strategia dell’impresa e dimostra la fattibilità dell’idea imprenditoriale.
Questo testo vuole offrire al lettore l’opportunità di comprendere a fondo il business dei temporary shop e delle strategie che occorre attuare per dare vita ad un’attività profittevole e duratura.
Dopo avere rappresentato le nuove opportunità di business nel mercato retail, il testo prosegue con l’esposizione del fenomeno dei temporary shop, con particolare riferimento all’aspetto temporale sul quale questa tipologia commerciale ha concentrato tutte le proprie potenzialità.
Le motivazioni che spingono un imprenditore ad aprire un temporary shop possono essere molteplici. Come diverse sono le opportunità cui andrà incontro. Questo testo tenterà di esaminare le più significative.
Spazio anche alle regole che occorre rispettare per l’avvio dell’attività, con la segnalazione certificata di inizio attività da presentare al Comune territorialmente competente, ai requisiti soggettivi e strutturali e agli adempimenti fiscali.
Di grande utilità anche i suggerimenti sul marketing dei temporary shop. Il lettore avrà modo di comprendere concetti di fondamentale importanza quali la customer experience, il marketing esperienziale e le strategie single-channel, multi-channel e omni-channel.
E come ogni impresa, anche il temporary shop per nascere e crescere ha bisogno di un business plan. A questo argomento è stato dedicato un intero capitolo affinché l’imprenditore possa comprenderne le finalità e le caratteristiche. Con i suggerimenti forniti sarà possibile realizzare un efficace business plan con tutte le sezioni necessarie a presentare il progetto d’impresa, l’analisi SWOT e il break-even.
In conclusione, alcuni strumenti di utilità quali la checklist degli adempimenti da assolvere per l’avvio di un temporary shop di prodotti alimenti e di prodotti non alimentari e i formulari, con prospetti e modelli da utilizzare nell’esercizio dell’attività.
Prefazione
Introduzione
1. La fattispecie dei temporary shop e dei pop-up store
1.1 Le nuove opportunità di business nel mercato retail
1.2 I canali di distribuzione
1.3 L’aspetto temporale nei temporary shop
1.3.1 Processo di acquisto razionale
1.3.2 Processo di acquisto impulsivo
1.4 Il senso di urgenza dei temporary shop
2. La locazione degli immobili adibiti a temporary shop
2.1 Valutare la location ideale
2.2 Esigenze locative dei shop
2.3 Locazioni a carattere transitorio
2.4 Registrazione dei contratti di locazione
3. Aprire un shop
3.1 Perché aprire un temporary shop
3.2 Avvio dell’attività di temporary shop
3.3 Requisiti soggettivi
3.4 Requisiti strutturali
3.5 Adempimenti fiscali
4. Il marketing dei temporary shop
4.1 Le potenzialità del settore
4.2 La customer experience
4.3 La gestione degli eventi
4.4 Il marketing esperienziale
4.5 Strategie di distribuzione
4.5.1 Strategia single-channel
4.5.2 Strategia multi-channel
4.5.3 Strategia omni-channel
5. Business plan
5.1 Introduzione
5.2 A cosa serve il business plan
5.3 Caratteristiche di un business plan efficace
5.4 Sezioni del business plan
5.5 Azienda, idea imprenditoriale, vision e mission
5.6 Piano marketing
5.7 Analisi SWOT
5.8 Piano degli investimenti
5.9 Piano economico e finanziario
5.10 Break-even point
5.11 Analisi della fattibilità economica
6. Checklist
7. Formulari
7.1 Schema di conto economico previsionale
7.2 Schema di stato patrimoniale previsionale
7.3 Schema di cash flow
7.4 Segnalazione certificata di inizio attività - Temporary shop
7.5 Contratto di locazione ad uso non abitativo di natura transitoria
7.6 Verbale di consegna dell’immobile locato
8. Business plan per temporary shop
8.1 EXECUTIVE SUMMARY
8.1.1 Introduzione
8.1.2 Dati strategici
8.1.3 Descrizione dei prodotti/servizi
8.1.4 Analisi di mercato
8.1.5 Imprenditore/soci e team
8.1.6 Piano marketing
8.1.7 Piano operativo
8.1.8 Piano economico-finanziario
8.2 Azienda e strategia
8.2.1 Storia dell’azienda
8.2.2 Sede e amministrazione
8.2.3 Mission e vision
8.2.4 Obietti strategici
8.2.5 Punti di forza e di debolezza
8.2.6 Opportunità e minacce
8.3 Prodotti e servizi
8.3.1 Caratteristiche tecniche
8.3.2 Stato di sviluppo
8.3.3 Diritti e brevetti
8.3.4 Costi di produzione
8.3.5 Fornitori
8.3.6 Pricing
8.3.6.1 Confronto del prezzo di vendita per prodotto/servizio
8.3.7 Vantaggi competitivi e difendibilità
8.4 Analisi del mercato
8.4.1 Dimensioni e tendenze del mercato
8.4.2 Segmentazione del mercato
8.4.3 Concorrenza
8.4.4 Analisi SWOT
8.5 Imprenditore/soci e Team
8.5.1 Struttura organizzativa
8.6 Piano marketing
8.6.1 Canali di distribuzione
8.6.2 Obiettivo di fatturato
8.6.2.1 Obiettivi di vendita
8.7 Piano operativo
8.7.1 Pianificazione delle attività
8.7.2 Programma degli investimenti
8.7.3 Formazione
8.7.4 Consulenze
8.7.5 Capacità produttiva
8.7.6 Risorse umane
8.8 Piano economico-finanziario
8.8.1 Fabbisogno finanziario
8.8.1.1 Impieghi
8.8.1.2 Fonti
8.8.1.2.1 Caratteristiche dei finanziamenti esterni
8.8.2 Garanzie
8.8.3 Cash flow
8.8.4 Conto economico di previsione
8.8.5 Stato patrimoniale di previsione
8.8.6 Analisi del break-even
Bibliografia
Servizio di Analisi di benchmark: viene fornito un Report in excel di analisi degli ultimi 4 bilanci dei propri competitors e confronto con i dati della propria società.
Possibile effettuare un acquisto multiplo per un numero massimo di 10 competitors.
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Il report analizza i dati di bilancio degli ultimi 4 esercizi dei competitors e li raffronta con i dati della vostra società.
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Il file analizza i bilanci degli ultimi 4 esercizi e predispone queste analisi:
I report possono essere personalizzati e stampati in quanto il file excel viene fornito sprotetto, privo di formule.
Note:
Si allega un REPORT DI ESEMPIO con i dati esemplificativi di alcune società operanti nel settore manifatturiero.