Suite del Revisore

Rapporti con la funzione di controllo interno

La norma 5.4 riguarda un numero limitato di società, vale a dire quelle che abbiano istituito la funzione di controllo interno: mentre le quotate sono obbligate alla nomina di un preposto al controllo interno, non lo sono le non quotate.
Qualora la società abbia istituito la funzione di controllo interno, il Collegio sindacale deve acquisire dal preposto a tale funzione informazioni relative al sistema di controllo interno e al suo concreto funzionamento e nello specifico relative alla struttura organizzativa, alle eventuali anomalie riscontrate nell’operatività delle procedure di controllo, nonché ai rischi identificati ed alle procedure definite per la loro gestione e il loro contenimento.

Cessazione dall’ufficio

La principio fondante della norma 1.6 è conciso e al tempo stesso denso di significato. Esso afferma: la legge assicura la continuità di funzionamento del Collegio sindacale.
La norma pertanto, al fine di evidenziare come si manifesta tale continuità nelle varie ipotesi, distingue le seguenti sei cause di cessazione, fermo restando che altre cause possono essere previste da norme di legge, statutarie o regolamentari.
Le cause evidenziate sono:

• la scadenza dell’incarico;
• la decadenza;
• la revoca da parte della società;
• la rinuncia;
• la variazione nel sistema di amministrazione e di controllo;
• il decesso.

Retribuzione dei sindaci

La norma 1.5 afferma che il sindaco, all’atto della nomina, valuta se la misura del compenso proposto è idonea a remunerare la professionalità, l’esperienza e l’impegno con i quali deve svolgere l’incarico facendo riferimento, in considerazione del rilievo pubblicistico della funzione, all’applicazione della vigente tariffa professionale.
La ratio ispiratrice di tale norma è rappresentata dalla volontà, testimoniata dal riferimento alle tariffe dei dottori commercialisti, di contemperare il principio di invariabilità della retribuzione posto dalla legge a garanzia dell’autonomia e indipendenza del professionista con quello della valorizzazione della professionalità e dell’adeguatezza dei compensi all’attività concretamente esercitata.

Obiettività, indipendenza e cause di ineleggibilità e decadenza

La norma 1.4 che tratta dell’obiettività, dell’indipendenza e delle cause di ineleggibilità e decadenza consta di due principi:
1. i sindaci devono svolgere l’incarico con obiettività e integrità e nell’assenza di interessi, diretti o indiretti, che ne compromettano l’indipendenza;
2. le cause di ineleggibilità, decadenza e incompatibilità previste dalla legge sono dirette a garantire l’indipendenza del sindaco, quale requisito indispensabile ai fini di un corretto esercizio delle funzioni di vigilanza affidate al Collegio sindacale.
La disciplina dell’ineleggibilità e decadenza dei sindaci è stata oggetto di numerosi interventi normativi che hanno inteso uniformarla a livello di società quotate e non quotate.

Nomina, accettazione e cumulo degli incarichi

Al medesimo concetto di trasparenza si deve improntare il procedimento di nomina dei sindaci e questo è quanto dispone il primo principio della norma 1.3.
Secondo la norma, il sindaco deve dedicare allo svolgimento dell’incarico impegno e tempo adeguati valutando, sia al momento dell’accettazione sia nel corso dello stesso, quanto impegno e tempo l’incarico concretamente richieda.
La norma specifica che, ai fini del principio di trasparenza, la nomina del Collegio sindacale per la prima volta è stabilita nell’atto costitutivo e, successivamente, con delibera dell’assemblea ordinaria, salvo per:
• le società per azioni che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischio a partecipazione statale o di enti pubblici, quando lo statuto riserva allo Stato o agli enti pubblici la nomina di un numero di sindaci proporzionale alla loro partecipazione al capitale sociale;
• le società emittenti strumenti finanziari, quando lo statuto riserva la nomina di uno dei componenti del Collegio sindacale ai possessori dei suddetti strumenti.

Dichiarazione di trasparenza

La seconda norma (1.2) concerne la dichiarazione di trasparenza, vale a dire la dichiarazione che il candidato sindaco è obbligato a fornire all’assemblea dei soci indicando adeguate informazioni sugli incarichi di amministrazione e controllo che egli ricopre presso altre società.
I criteri applicativi della norma statuiscono, per i membri effettivi, come per i supplenti che, ai fini di detta dichiarazione, sono da considerarsi incarichi rilevanti quelli:
• relativi all’amministrazione di società di capitali, di persone e di cooperative, quali ad esempio quelli di amministratore, componente del Consiglio di amministrazione o componente del Consiglio di gestione, liquidatore, amministratore giudiziario, commissario giudiziale o commissario straordinario;
• relativi al controllo societario, quali ad esempio: sindaco effettivo o supplente, componente del Consiglio di sorveglianza, componente del comitato di controllo sulla gestione, componente del comitato di sorveglianza, revisore legale ovvero socio, amministratore, sindaco o dipendente di società di revisione legale.

Composizione del Collegio sindacale

La prima norma (1.1) affronta la materia delle vicende dell’organo di controllo sotto il profilo della sua composizione numerica e delle qualifiche professionali richieste.
Quanto al numero di componenti del Collegio la norma dispone che esso è stabilito dall’atto costitutivo, mentre, quanto alle qualifiche soggettive prodromiche all’assunzione della carica, afferma che i sindaci devono essere scelti tra soggetti in possesso dei requisiti di professionalità stabiliti dalla legge e dallo statuto.
La norma suggerisce altresì i criteri applicativi connessi agli articoli 2397 e 2398 del codice civile: il Collegio sindacale deve essere composto da tre o cinque membri e da due membri supplenti. Il sindaco che non sia iscritto al registro dei revisori legali deve però essere iscritto nella sezione A Commercialisti dell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili o nell’albo degli avvocati o nell’albo dei consulenti del lavoro o deve essere professore di ruolo, in materie economiche o giuridiche.

Norme di comportamento del Collegio sindacale

L’organo di controllo, sia esso monocratico o pluripersonale e assolva o meno anche alle funzioni dell’Organismo di Vigilanza, deve attenersi a delle norme di deontologia professionale ai fini dello svolgimento irreprensibile della propria carica.
Per ovviare alla carenza strutturale dell’impianto giuridico nazionale e all’assenza di specifici principi di riferimento internazionali in materia, il CNDCEC, in collaborazione con la commissione per le norme di comportamento degli organi di controllo legale delle società, hanno, nel dicembre 2011, statuito le norme di comportamento del Collegio sindacale, vale a dire norme di deontologia professionale rivolte a tutti i professionisti iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili emanate in attuazione del vigente codice deontologico. Esse sono entrate in vigore il 1 gennaio 2012, nei confronti di tutti i sindaci delle società di diritto comune, ad eccezione di quelle a cui siano applicabili norme o regolamenti che disciplinano specifici settori di attività o mercati regolamentati. In tal modo tali norme sostituiscono quelle che erano state emanate appena un anno fa, nel dicembre 2010, dal Consiglio Nazionale ed erano entrate in vigore il primo gennaio 2011.

Collegio sindacale nelle Fondazioni Bancarie

L’ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa) e il CNDCEC (Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili) hanno redatto attraverso un Tavolo tecnico paritetico le Linee guida per i Collegi sindacali delle Fondazioni di Origine Bancaria (FOB).

Organismo di vigilanza ex D.Lgs. n. 231/01 e Collegio sindacale

Le modifiche apportate alla composizione dell’organo di controllo influiscono in una certa misura su un’ulteriore novità apportata dalla legge 12 novembre 2011, n. 183 (c.d. Legge di Stabilità 2012) in riferimento agli organi a cui possono spettare le funzioni dell’organismo di vigilanza previsto dall’art. 6 comma 1, lettera b del d.lgs. n. 231/2001.
La Legge di Stabilità integra infatti tale decreto prevedendo all’art. 14 comma 12 che: “All’articolo 6 del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, dopo il comma 4 è inserito il seguente: «4-bis. Nelle società di capitali il collegio sindacale, il consiglio di sorveglianza e il comitato per il controllo della gestione possono svolgere le funzioni dell’organismo di vigilanza di cui al comma 1, lettera b)»”.