CFC e passive income - novità del D.Lgs. n. 142/2018 - La Circolare del Giorno n. 37 del 25.02.2019
Il regime CFC prevede, in presenza di determinate condizioni, una speciale forma di tassazione degli utili delle società estere controllate in capo al soggetto controllante residente in Italia.
La classificazione di una società estera come CFC dipende dal confronto tra i due livelli di tassazione praticati, italiano ed estero. Occorre però tenere conto dell’impatto delle innovazioni apportate dal recente D.Lgs. n. 142/2018, che, nel recepire la direttiva 2016/1164/UE (c.d. “direttiva ATAD”), come modificata dalla successiva direttiva 2017/952/UE, ha ridefinito l’ambito applicativo di tale disciplina speciale.
In particolare, a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31.12.2018, è richiesto che il soggetto controllato estero integri due presupposti:
- tassazione effettiva inferiore alla metà di quella che si sarebbe registrata in caso di residenza italiana;
- proventi per oltre un terzo riconducibili a una, o più, delle sette categorie citate dall’art. 167, comma 4, lett. b), TUIR.
Se queste due condizioni non sono congiuntamente realizzate, quindi, non sussiste per le società controllate estere alcun “rischio CFC”.
Indice
- Aspetti generali
- L’interpello CFC
- La prima esimente
- La seconda esimente
- La terza esimente
- Gli indici da considerare
- Le innovazioni
- La seconda condizione
- Il nuovo interpello CFC
- Le ulteriori previsioni
- Vecchie e nuove regole CFC: schema di sintesi