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Formulario per associazioni sportive dilettantistiche (ASD) e società sportive dilettantistiche (SSD).
Atti e documenti di ordinaria e straordinaria amministrazione per ASD e SSD, dopo la riforma dello sport.
Le Formule sono scaricabili in formato word personalizzabili.
La Riforma dello sport, recentemente entrata in vigore a pieno titolo, sta creando non poche difficoltà agli enti sportivi, alle prese con una normativa a tratti poco chiara e di interpretazione non sempre facile.
E tuttavia “the show must go on”... In questo quadro la chiave per superare gli ostacoli è l’accesso a strumenti affidabili e pronti all’uso, come questo “Formulario per ASD e SSD”, una guida completa pensata e progettata per semplificare le procedure di chi amministra e gestisce un sodalizio sportivo dilettantistico.
Questa raccolta, curata con attenzione per rispondere alle esigenze di dirigenti e professionisti che seguono la materia sportiva, comprende modelli, formulari e facsimile pronti all’uso, per coprire, con un’ampia casistica, le situazioni più frequenti nella vita di un’a.s.d. o di una s.s.d.
Sono redatti da consulenti con esperienza pluridecennale nel settore sportivo, che ben conoscono le specifiche necessità di chi gestisce un ente sportivo dilettantistico e il cui raggio d’azione include tanto le novità inerenti agli adeguamenti statutari da porre in essere entro il 31 dicembre 2023 e la gestione dei nuovi collaboratori sportivi e dei volontari, quanto gli atti di più ordinaria amministrazione come ad esempio:
• Contratto di sponsorizzazione
• Contratto di concessione spazi pubblicitari
• Rendicontazione contributi pubblici
• Verbali di assemblea
• Documenti per la gestione del rapporto associativo.
Questo formulario riesce a semplificare anche gli adempimenti più complessi.
1 Gli Enti sportivi dilettantistici
1 Definizione
2 La costituzione di una associazione sportiva dilettantistica
2.1 L’atto costitutivo
2.2 Lo statuto
2.3 Gli adempimenti successivi alla costituzione dell’ente
3 La registrazione dell’atto costitutivo e dello statuto
2 Iscrizione al Registro delle associazioni sportive dilettantistiche
1 Guida al Registro delle associazioni sportive dilettantistiche (RAS)
3 Libri sociali
1 Il libro soci
2 Libro Verbali dell’assemblea
3 Libro Verbali del consiglio direttivo
4 Soci e tesserati
1 Rapporto associativo e tesseramento: differenze
5 Organi sociali
1 L’assemblea
2 Consiglio direttivo
6 La gestione dei collaboratori
1 Lavoro autonomo professionale
2 Le collaborazioni coordinate e continuative
3 Le collaborazioni coordinate e continuative di carattere amministrativogestionale
4 Il volontario
5 I premi
6 Il certificato “antipedofilia
7 Modelli di gestione
1 Esenzione dall’imposta di bollo
2 Le spese detraibili in ambito sportivo
2.1 La detrazione delle spese per iscrizione a corsi sportivi
2.2 Erogazioni liberali
3 Contratti: sponsorizzazione e concessione spazi pubblicitari
4 L’opzione per il regime fiscale 398/1991
5 La pubblicazione dei contributi pubblici
La gestione efficace delle PMI attraverso i dati: trasformare i dati in informazioni essenziali per il successo dell’azienda.
eBook in pdf di 117 pagine.
Questo eBook vuole essere di aiuto sia agli imprenditori sia ai professionisti al fine di acquisire le competenze e gli strumenti utili per il miglioramento della gestione e della consulenza aziendale.
Si individuano e si trattano quei Dati che sono pragmaticamente indispensabili alla performance aziendale, andando oltre i canonici dati di Bilancio e i dati rilevabili dai gestionali più diffusi.
L'obiettivo è cercare di individuare e analizzare quanto necessario per una visione olistica dell’azienda, osando nuove frontiere.
Si forniscono pure dei modelli di strumenti che tengono conto di tutti gli elementi che influenzano l’attività economica, per tracciare la base di un vero e proprio Tutor Aziendale Olistico, che possa sostenere il piccolo Imprenditore nella propria gestione quotidiana, oramai pesantemente competitiva.
Introduzione
1. Gestione aziendale olistica
1.1 Gestione aziendale evoluta
1.2 Un modello di analisi evoluto
2. I dati e le loro fonti
2.1 La tipologia di DATI
2.2 La raccolta dei dati
2.3 Le fonti dei dati
3. L’analisi “che conta” (analisi formule)
3.1 Analisi della gestione attraverso il bilancio
3.1.1 Indici di redditività
3.1.2 Indici patrimoniali e di liquidità
3.1.3 Indici finanziari di rotazione
3.1.4 Indici Finanziari di dilazione
3.1.5 Indici di correlazione sui flussi finanziari
3.1.6 Kpi per il bilancio di sostenibilità
3.2 Analisi dello stato di salute aziendale
3.2.1 I principali indicatori
3.3 Analisi della gestione attraverso gli occhi dei finanziatori
3.3.1 Gli indicatori maggiormente valutati dalle banche
3.3.2 Elementi qualitativi
3.3.3 Migliorare il rating bancario: punti di forza e punti di debolezza
3.4 Analisi della gestione per la direzione e per la consulenza aziendale
3.4.1 Modelli utili all’analisi e alla consulenza direzionale
3.4.2 La contabilità direzionale utile per le disposizioni del nuovo art. 2086 c.c.
3.5 Analisi della concorrenza: elaborati per un’analisi di benchmarking
3.6 L’analisi del valore aziendale
3.6.1 Teoria quantistica (valore esclusivo editoriale)
3.6.2 Relatività aziendale (valore esclusivo editoriale)
3.6.3 Fiducia
3.6.4 Metodi più tradizionali
3.7 Analisi per la tutela aziendale
3.8 L’analisi evolutiva (valore esclusivo editoriale)
3.9 Indici di mercato e della clientela (guarda la tua azienda con gli occhi della clientela)
4. Strumenti di analisi
4.1 Strumenti presenti sul mercato
4.1.1 Strumenti per trovare i dati sui tuoi competitor
4.1.2 Strumenti per analizzare il comportamento digitale dei consumatori
4.2 Come fare l’analisi di Facebook
4.2.1 Definire le metriche di Facebook (KPI)
4.2.2 Analisi base di Facebook
4.3 Strumenti social per le attività di Social Media Marketing
4.4 Altri esempi di strumenti
4.4.1 Metriche
4.4.2 Google Webmaster
4.4.3 Strumenti Seo
4.4.4 Strumenti per le ricerche di mercato
4.4.5 Strumenti per l’email marketing
4.4.6 Strumento di pianificazione della parola chiave
5. I tutor direzionali olistici interattivi (coi Dati “che contano”)
Conclusioni
Un ricco approfondimento sulla responsabilità sociale di impresa e le società benefit in un pratico eBook formato PDF di 149 pagine.
Introduzione
1. La teoria economica tradizionale: la shareholder theory
2. La stakeholder theory
3. Le criticità del modello dell’agenzia
4. Il governo societario e la performance economica
5. La redditività delle società che dichiarano di essere socialmente responsabili
6. La letteratura empirica sulla relazione tra responsabilità sociale e performance
7. Il capitale sociale: definizione e ruolo nella crescita economica
8. Metodi di misurazione del capitale sociale
9. Il capitale sociale come facilitatore delle relazioni
10. Prove empiriche di impatto del capitale sociale sull’economia
11. La reputazione attenua il rischio di impresa
12. Le decisioni in tema di investimenti e la svolta green
13. Il rischio del greenwashing
14. CSR e organizzazione aziendale: il miglioramento delle relazioni
15. La direttiva UE – CSRD e il bilancio di sostenibilità
16. Alcuni spunti sugli indicatori da inserire nel bilancio di sostenibilità
17. Conclusioni
18. Il quarto settore
19. Responsabilità sociale di impresa e nascita delle benefit corporation
20. Le origini del modello Benefit Corporation
21. B-Corp e società benefit
22. Le società benefit
22.1 Introduzione
22.2 Corporate purpose
22.3 Disciplina
22.4 Il beneficio comune
22.5 Ancora sul beneficio comune
22.6 L’oggetto sociale
22.7 La strategia Europea
2.8 Il diritto di recesso
23. La gestione della società benefit
24. Responsabilità in capo agli amministratori
25. Il responsabile della funzione di perseguimento del beneficio comune
26. La relazione annuale
26.1 Proposta di direttiva Commissione UE sulla “Informativa di sostenibilità”
26.2 Le società benefit e l’informativa non patrimoniale
26.3 La pubblicazione della relazione
26.4 Società benefit in Europa
27. I compiti di controllo della AGCM
28. Beneficio comune e risorse umane
29. Start up innovative, anche a vocazione sociale, e società benefit
30. Le società benefit: agevolazioni e vantaggi
31. Professionisti e società benefit
Guida completa alla disciplina dell'assegnazione agevolata dei beni ai soci, con esempi e casi pratici, scritture contabili e verbali societari; eBook in pdf di 176 pagine.
Aggiornato con Decreto Proroghe D.L. 132 del 29.09.2023.
La Guida è arricchita da utili tracce di Verbali di assemblea scaricabili in formato word e personalizzabili.
Per le assegnazioni e le cessioni saranno fornite in primo luogo le tracce per i verbali di assemblea, che rappresentano l’atto da cui nasce l’operazione ed al tempo stesso il documento principale nel quale ne sono illustrate le caratteristiche, a tutela della trasparenza degli atti societari e, conseguentemente, di tutti i soci e degli organi amministrativo e di controllo.
Inoltre, saranno fornite anche delle tracce per la corrispondenza tra società e soci, per i casi in cui si renda necessario od opportuno uno scambio di lettere nelle quali le parti esplicitino le proprie intenzioni.
Nei paragrafi di commento di ciascun capitolo si commenteranno le specificità del verbale di assegnazione o di cessione proposto, mentre qui di seguito saranno sviluppate alcune considerazioni di interesse generale.
L’articolo 1, commi da 100 a 106, della legge 197 del 29 dicembre 2022 (legge di bilancio per il 2023) ha introdotto un regime agevolato per l’assegnazione degli immobili e dei beni mobili registrati ai soci di società commerciali, che replica la disciplina di cui alla legge di stabilità per il 2016 (articolo 1, commi da 115 a 120, della legge 208 del 28 dicembre 2015), offrendo nuovamente ai contribuenti la possibilità di ottenere la riduzione degli oneri fiscali, di solito molto ingenti, derivanti dalla fuoriuscita dei beni dalla sfera societaria.
I vantaggi fiscali che si possono ottenere con l’assegnazione agevolata sono relativi al risparmio di imposte sulla plusvalenza della società, sugli utili dei soci e sulle imposte indirette (ad eccezione dell’Iva), ma anche, da un punto di vista più ampio, agli oneri fiscali derivanti dai beni estromessi (disciplina delle società di comodo1 e della fiscalità dei beni in godimento ai soci); inoltre, si potrà beneficiare in alcuni casi di minori costi di mantenimento dei beni allorché non siano più gestiti in forma societaria.
I medesimi vantaggi possono essere ottenuti con la cessione ai soci, laddove vi siano elementi che la facciano preferire all’assegnazione, con la trasformazione della società commerciale in società semplice (e quindi con la fuoriuscita dei beni non dalla sfera societaria ma solo dal regime fiscale d’impresa) e con l’estromissione da parte dell’imprenditore individuale degli immobili dal regime d’impresa.
La principale agevolazione consiste nell’applicazione di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e dell’Irap, con aliquota dell’8 per cento (in taluni casi del 10,5 per cento), nella riduzione alla metà delle aliquote dell’imposta di registro e nell’applicazione in misura fissa delle imposte ipotecaria e catastale, ove dovute.
La normativa che sarà oggetto di analisi ha la finalità di ridurre il numero di società con scarsa operatività, che spesso finiscono per pagare (o, peggio, per evadere) imposte figurative mal digerite dai titolari (dovute alle già menzionate discipline delle società di comodo e della fiscalità dei beni in godimento ai soci), ma anche di ottimizzare la gestione di singoli beni o di favorire in alcuni casi il recesso di soci che per vari motivi vogliano uscire dalla compagine societaria, senza intralciare l’attività d’impresa, dal momento che l’agevolazione ha ad oggetto solo beni non strumentali.
Inoltre, in riferimento alla disciplina della legge di stabilità 2016 era stato manifestato, nella relazione al disegno di legge, anche l’intento di favorire l’immissione dei beni, in particolare degli immobili, sul mercato, finalizzata ad un incremento delle operazioni di compravendita e quindi ad una rivitalizzazione del mercato stesso. Questa stessa finalità può ritenersi perseguita anche con la legge di bilancio 2023, poiché il testo della norma, come già rilevato, non è mutato.
La disciplina dell’assegnazione dei beni richiede, per la sua applicazione, che si affrontino temi non solo di diritto tributario, ma anche di diritto societario e di contabilità. Gli scenari possibili sono innumerevoli, e nel corso della trattazione si cercherà di fornire tutti gli strumenti necessari per affrontarli. Meno problematiche dovrebbero essere la cessione e la trasformazione in società semplice agevolate: queste due operazioni, perciò, troveranno meno spazio, ma potranno essere trattate – mutatis mutandis - con gli strumenti e le modalità dell’assegnazione agevolata, con cui condividono la gran parte della disciplina agevolativa.
Relativamente all’estromissione degli immobili da parte dell’imprenditore individuale, in un apposito capitolo saranno illustrate solo le differenze e le particolarità rispetto alla disciplina dell’assegnazione, ma nel resto della trattazione si farà riferimento esclusivamente alle società.
Introduzione
1. I soggetti
1.1 Le società
1.1.1 I soggetti della trasformazione
1.2 I requisiti dei soci
1.2.1 Le altre regole relative ai soci
1.2.2 Operazioni straordinarie
1.2.3 Aspetti applicativi
2. Ambito oggettivo
2.1 Gli immobili strumentali per destinazione
2.2 I beni mobili registrati
2.3 Momento in cui verificare i requisiti dei beni
3. Le operazioni agevolate
3.1 Le assegnazioni
3.1.1 La par condicio tra i soci
3.1.2 Distribuzione di utili
3.1.3 Restituzione di riserve di capitale
3.1.4 Riduzione del capitale sociale
3.1.5 Liquidazione della società
3.1.6 Recesso o esclusione del socio
3.1.7 Restituzione di finanziamenti soci
3.2 Le cessioni
3.3 La trasformazione in società semplice
4. Le imposte dirette
4.1 Gli effetti per la società: il calcolo della plusvalenza
4.1.1 Scelta del valore di riferimento
4.1.2 Assegnazione e successiva alienazione fuori dal reddito d’impresa
4.1.3 Riflessi fiscali delle plusvalenze e delle minusvalenze derivanti dalla fuoriuscita del bene
4.1.4 Calcolo dell’imposta sostitutiva
4.2 Gli effetti sui soci
4.2.1 Regime delle società di persone
4.2.2 Regime ordinario delle società di capitali
4.2.3 Regime agevolato delle società di capitali
4.2.4 Sottozero
4.2.5 Recesso, esclusione, liquidazione
4.2.6 Par condicio tra i soci - Approfondimento
4.3 L’assegnazione di beni rivalutati
4.4 Le riserve in sospensione d’imposta
4.5 La fiscalità post trasformazione in società semplice
5. Le imposte indirette
5.1 L’Iva
5.1.1 Base imponibile
5.2 L’imposta di registro e le imposte ipocatastali
5.3 Riepilogo delle imposte indirette ed effetti della norma agevolativa
6. Il versamento dell’imposta sostitutiva, le sanzioni e la potenziale elusività
6.1 Il versamento dell’imposta sostitutiva
6.2 Le rettifiche dell’Agenzia delle entrate
6.3 Il regime agevolato e l’abuso del diritto
6.3.1 Cambio di destinazione dell’immobile
6.3.2 Assegnazione finalizzata alla successiva vendita del bene
7. L’estromissione dei beni immobili da parte dell’imprenditore individuale
8. I metodi per contabilizzare l’assegnazione
8.1 Introduzione
8.2 I soggetti interessati
8.3 Il valore di assegnazione
8.3.1 Valore attribuito dai soci e valore normale
8.4 Valore di assegnazione coincidente con il valore contabile
8.4.1 Metodo unico per le scritture
8.4.2 Restituzione di riserve di capitale
8.5 Valore di assegnazione superiore al valore contabile
8.5.1 Metodo del valore contabile
8.5.2 Metodo della riserva
8.5.3 Metodo della plusvalenza
8.6 Valore di assegnazione inferiore al valore contabile
8.6.1 Metodo del valore contabile
8.6.2 Metodo della riserva
8.6.3 Metodo della plusvalenza
8.7 Assegnazione di un bene merce
8.8 Confronti tra i metodi di contabilizzazione e criticità
8.8.1 Plusvalenza da assegnazione
8.8.2 Necessità di riserve capienti
8.8.3 Profili fiscali del metodo della plusvalenza
8.8.4 Metodo della riserva senza rivalutazione
12.6.4 Società ed enti commerciali non residenti con S.O. in Italia: base imponibile
12.6.5 Forza di attrazione della S.O. e functionally separate entity approach
12.6.6 Enti non commerciali non residenti
9. L’attuazione dell’assegnazione: i verbali di assemblea
9.1 Introduzione
9.1.1 Assemblea dei soci
9.1.2 Cessioni di beni 4
9.1.3 Procedura
9.2 Assegnazione con distribuzione di dividendi in natura – Verbale
9.2.1 Commento
9.3 Assegnazione con distribuzione di dividendi ed accollo di un debito – Verbale e contratto
9.3.1 Verbale di Assemblea
9.3.2 Scrittura privata di accollo esterno
9.3.1 Commento
9.3.2 Accollo
9.3.3 Regime fiscale
9.4 Assegnazione con restituzione di versamenti - Verbale
9.4.1 Verbale di Assemblea
9.4.2 Commento
9.5 Assegnazione con distribuzione di dividendi e restituzione di versamenti
9.5.1 Verbale di Assemblea
9.5.2 Commento
9.6 Assegnazione con distribuzione di dividendi e versamento in favore della società – Verbale e corrispondenza
9.6.1 Verbale di Assemblea
9.6.2 Corrispondenza
9.6.1 Analisi e commento
9.7 Assegnazione con rinuncia al finanziamento soci -Verbale e corrispondenza
9.7.1 Verbale di Assemblea
9.7.2 Corrispondenza
9.7.3 Commento
9.8 Autorizzazione alla vendita al socio - Verbali
9.8.1 Verbale di Assemblea
9.8.2 Commento
Appendice normativa
Temporary shop e pop-up store: comprendere e applicare le strategie di una nuova visione di business
eBook in pdf di 97 pagine.
In questi anni, grazie alla trasformazione dei canali distributivi e all’avvento delle nuove tecnologie, le formule imprenditoriali si sono evolute. L’esercizio commerciale si è trasformato da semplice luogo in cui distribuire i beni al consumatore in locale specializzato dove assistere la clientela, individuare i desideri dei consumatori e mettere in campo ogni sforzo per soddisfare le loro esigenze.
Le molteplici richieste dei consumatori hanno favorito la nascita e la diffusione di nuovi format imprenditoriali e l’affermarsi di un nuovo concetto di business che prende il nome di experential shopping.
Fra questi format, grande importanza hanno avuto i temporary shop ossia esercizi commerciali, con specifiche finalità di marketing, che sfruttano l’impatto della breve durata.
Il testo rivolto all’imprenditore che vuole comprendere e applicare le strategie di una nuova visione di business.
Affinché il temporary shop dia il massimo delle potenzialità è necessario che l’imprenditore acquisisca la professionalità necessaria e applichi le regole che, nel corso degli anni, si sono consolidate. Per la verità, non si tratta di regole scritte poiché, come già asserito, non esistono normative a supporto. Si potrebbe parlare, quindi, di linee di condotta, prescrizioni derivate dall’osservazione del fenomeno, consuetudini applicate allo svolgimento dell’attività.
Osservare il fenomeno, quindi, ha permesso di comprendere meglio la formula del successo e le azioni che l’imprenditore deve porre in essere per raggiungere i propri obiettivi. Ed è proprio sull’individuazione delle scelte strategiche che questo testo vuole concentrare la propria analisi.
I temporary shop sono sicuramente luoghi in cui avviene la vendita al dettaglio di beni o servizi ma sono anche spazi di intrattenimento e di comunicazione, che consentono alle imprese di relazionarsi con i propri clienti e conoscere i gusti e i bisogni dei consumatori. Luoghi che siano in grado di offrire una shopping experience memorabile. L’imprenditore, quindi, non vende solo beni o servizi. Ma garantisce al proprio cliente un’esperienza straordinaria.
L’obiettivo dell’imprenditore che avvia un temporary shop, pertanto, non sempre è orientato verso il conseguimento di un utile. Non è improbabile che il traguardo economico dell’imprenditore sia posizionato al limite del break-event. In realtà ciò che ne ricaverà dall’intero processo (conoscenza del mercato, fidelizzazione della clientela, acquisizione di dati per sviluppare e commercializzare nuovi prodotti) rappresenta un prezioso patrimonio di informazioni.
I temporary shop, in definitiva, offrono numerose opportunità agli imprenditori che vogliono investire in questo settore. Ma il vantaggio dell’iniziativa economica, come il lettore avrà modo di scoprire in questo testo, ricade anche sui consumatori, che potranno beneficiare di nuovi prodotti ad un prezzo vantaggioso, sui proprietari di immobili, che potranno locare i propri immobili senza doversene privare per lunghi periodi, e sulle amministrazioni locali, in quanto l’interesse scatenato dai temporary shop nei centri storici è un richiamo per consumatori e turisti.
Al pari di qualsiasi altra iniziativa commerciale, il temporary shop va programmato fin nei minimi dettagli: dalla definizione dei risultati attesi, alle scelte di business di rilevanza strategica; dalle azioni che definiscano in modo durevole il profilo dell’azienda, all’individuazione di una precisa collocazione nel mercato.
L’imprenditore, pertanto, adotta tutti gli strumenti di management system per portare a compimento la propria iniziativa commerciale. A cominciare dal business plan, il documento che descrive la strategia dell’impresa e dimostra la fattibilità dell’idea imprenditoriale.
Questo testo vuole offrire al lettore l’opportunità di comprendere a fondo il business dei temporary shop e delle strategie che occorre attuare per dare vita ad un’attività profittevole e duratura.
Dopo avere rappresentato le nuove opportunità di business nel mercato retail, il testo prosegue con l’esposizione del fenomeno dei temporary shop, con particolare riferimento all’aspetto temporale sul quale questa tipologia commerciale ha concentrato tutte le proprie potenzialità.
Le motivazioni che spingono un imprenditore ad aprire un temporary shop possono essere molteplici. Come diverse sono le opportunità cui andrà incontro. Questo testo tenterà di esaminare le più significative.
Spazio anche alle regole che occorre rispettare per l’avvio dell’attività, con la segnalazione certificata di inizio attività da presentare al Comune territorialmente competente, ai requisiti soggettivi e strutturali e agli adempimenti fiscali.
Di grande utilità anche i suggerimenti sul marketing dei temporary shop. Il lettore avrà modo di comprendere concetti di fondamentale importanza quali la customer experience, il marketing esperienziale e le strategie single-channel, multi-channel e omni-channel.
E come ogni impresa, anche il temporary shop per nascere e crescere ha bisogno di un business plan. A questo argomento è stato dedicato un intero capitolo affinché l’imprenditore possa comprenderne le finalità e le caratteristiche. Con i suggerimenti forniti sarà possibile realizzare un efficace business plan con tutte le sezioni necessarie a presentare il progetto d’impresa, l’analisi SWOT e il break-even.
In conclusione, alcuni strumenti di utilità quali la checklist degli adempimenti da assolvere per l’avvio di un temporary shop di prodotti alimenti e di prodotti non alimentari e i formulari, con prospetti e modelli da utilizzare nell’esercizio dell’attività.
Prefazione
Introduzione
1. La fattispecie dei temporary shop e dei pop-up store
1.1 Le nuove opportunità di business nel mercato retail
1.2 I canali di distribuzione
1.3 L’aspetto temporale nei temporary shop
1.3.1 Processo di acquisto razionale
1.3.2 Processo di acquisto impulsivo
1.4 Il senso di urgenza dei temporary shop
2. La locazione degli immobili adibiti a temporary shop
2.1 Valutare la location ideale
2.2 Esigenze locative dei shop
2.3 Locazioni a carattere transitorio
2.4 Registrazione dei contratti di locazione
3. Aprire un shop
3.1 Perché aprire un temporary shop
3.2 Avvio dell’attività di temporary shop
3.3 Requisiti soggettivi
3.4 Requisiti strutturali
3.5 Adempimenti fiscali
4. Il marketing dei temporary shop
4.1 Le potenzialità del settore
4.2 La customer experience
4.3 La gestione degli eventi
4.4 Il marketing esperienziale
4.5 Strategie di distribuzione
4.5.1 Strategia single-channel
4.5.2 Strategia multi-channel
4.5.3 Strategia omni-channel
5. Business plan
5.1 Introduzione
5.2 A cosa serve il business plan
5.3 Caratteristiche di un business plan efficace
5.4 Sezioni del business plan
5.5 Azienda, idea imprenditoriale, vision e mission
5.6 Piano marketing
5.7 Analisi SWOT
5.8 Piano degli investimenti
5.9 Piano economico e finanziario
5.10 Break-even point
5.11 Analisi della fattibilità economica
6. Checklist
7. Formulari
7.1 Schema di conto economico previsionale
7.2 Schema di stato patrimoniale previsionale
7.3 Schema di cash flow
7.4 Segnalazione certificata di inizio attività - Temporary shop
7.5 Contratto di locazione ad uso non abitativo di natura transitoria
7.6 Verbale di consegna dell’immobile locato
8. Business plan per temporary shop
8.1 EXECUTIVE SUMMARY
8.1.1 Introduzione
8.1.2 Dati strategici
8.1.3 Descrizione dei prodotti/servizi
8.1.4 Analisi di mercato
8.1.5 Imprenditore/soci e team
8.1.6 Piano marketing
8.1.7 Piano operativo
8.1.8 Piano economico-finanziario
8.2 Azienda e strategia
8.2.1 Storia dell’azienda
8.2.2 Sede e amministrazione
8.2.3 Mission e vision
8.2.4 Obietti strategici
8.2.5 Punti di forza e di debolezza
8.2.6 Opportunità e minacce
8.3 Prodotti e servizi
8.3.1 Caratteristiche tecniche
8.3.2 Stato di sviluppo
8.3.3 Diritti e brevetti
8.3.4 Costi di produzione
8.3.5 Fornitori
8.3.6 Pricing
8.3.6.1 Confronto del prezzo di vendita per prodotto/servizio
8.3.7 Vantaggi competitivi e difendibilità
8.4 Analisi del mercato
8.4.1 Dimensioni e tendenze del mercato
8.4.2 Segmentazione del mercato
8.4.3 Concorrenza
8.4.4 Analisi SWOT
8.5 Imprenditore/soci e Team
8.5.1 Struttura organizzativa
8.6 Piano marketing
8.6.1 Canali di distribuzione
8.6.2 Obiettivo di fatturato
8.6.2.1 Obiettivi di vendita
8.7 Piano operativo
8.7.1 Pianificazione delle attività
8.7.2 Programma degli investimenti
8.7.3 Formazione
8.7.4 Consulenze
8.7.5 Capacità produttiva
8.7.6 Risorse umane
8.8 Piano economico-finanziario
8.8.1 Fabbisogno finanziario
8.8.1.1 Impieghi
8.8.1.2 Fonti
8.8.1.2.1 Caratteristiche dei finanziamenti esterni
8.8.2 Garanzie
8.8.3 Cash flow
8.8.4 Conto economico di previsione
8.8.5 Stato patrimoniale di previsione
8.8.6 Analisi del break-even
Bibliografia
Management della finanza strategica
Dinamiche dei flussi e sviluppo delle strategie
eBook in pdf si 270 pagine.
Il lavoro (Management della finanza strategica) deve considerarsi quale tentativo di interpretare la finanza aziendale come “sistema”.
Per giungere a questo risultato si è ritenuto opportuno ridefinire le poste finanziarie in termini di flussi, elaborare un modello di circuitazione di questi e valutarne l’efficacia attraverso la rilevazione delle modalità della loro circolazione. L’obiettivo è stato quello di pervenire alla individuazione delle condizioni che rendono stabile un sistema finanziario utilizzando la composizione delle componenti dei flussi. Questo modello teorico ha reso possibile elaborare la configurazione ideale a cui deve tendere un sistema finanziario per considerarsi in equilibrio e risultare efficiente nel suo sviluppo.
L'originalità dell’opera consiste nell'interpretare la finanza aziendale in termini di flussi e non di indici. Ciò ha consentito di sviluppare un insieme di concetti nuovi e singolari nei loro contenuti come quello di flusso, di ciclo e di ricorsività.
Il concetto di flusso è stato elaborato considerando i differenziali tra entrate ed uscite di classi di poste di bilancio omogenee sotto il profilo temporale (medio-lungo periodo; breve periodo).
Il concetto di ciclo è stato elaborato considerando due fasi del flusso: una prima in cui classi di poste di bilancio vengono espresse in termini di entrate ed uscite, una seconda in cui le medesime classi di bilancio valutate in entrata nella prima fase si rovesciano in classi di uscita nella seconda e le medesime classi valutate in uscita nella prima fase si rovesciano in classi di entrate nella seconda.
Il concetto di ricorsività ciclica è stato elaborato considerando le condizioni che rendono possibile la perpetuità di un ciclo in seguito al riutilizzo completo delle risorse finanziarie di partenza.
Grazie a questa impostazione il lavoro è stato in grado di elaborare oltre al concetto di solvibilità, quello di reversibilità, di fluidità, di moneta reale ed apparente e di congruenza.
In virtù di queste concettualizzazioni è stato possibile sviluppare moduli strategici semplificati che consentono al management di gestire con efficacia il controllo finanziario attraverso la formulazione quantitativa dei fattori finanziari.
Con essa si sono potuti formulare i fattori che costituiscono una struttura finanziaria. Questi sono stati individuati nel Margine di Struttura, nel Capitale Circolante Netto, nella Posizione Finanziaria Netta.
Una ulteriore analisi è stata sviluppata sulle dinamiche di sviluppo. A tal proposito sono state elaborate le condizioni di sostenibilità di uno sviluppo valutando le alternative possibili di supporto agli investimenti. La valutazione ha cercato di evidenziare il baricentro finanziario tra alternative distinte, quali i mezzi propri e i mezzi di terzi, in conseguenza della capacità reddituale espressa dal MOL e della sostenibilità del debito.
L’approfondimento della sostenibilità ha permesso di definire il concetto e l’algoritmo della vulnerabilità, ovvero la valutazione dei limiti di finanziamento sostenibili rispetto a ridimensionamento delle vendite e del MOL.
Il vantaggio di questo testo consiste nel fatto che esso sviluppa una mentalità strategica in cui si possano individuare i fattori di instabilità di un sistema e si possano di conseguenza elaborarne azioni di riequilibrio. Il testo espone infatti le dinamiche che attraversano un sistema finanziario e le cristallizza in condizioni da cui attingere per sviluppare azioni finanziarie. In altri termini giunge a formulare casistiche ben definite in cui può trovarsi finanziariamente una impresa e ne elabora soluzioni specifiche. Questo modo di procedere, oltre a formulare un metodo di analisi e di valutazione, consente di presentare un prontuario di azioni da svolgere a seconda del profilo finanziario rilevato.
Sotto il profilo operativo “Management della finanza strategica” è diretto a figure professionali che devono gestire all’interno di un’azienda i processi finanziari e devono per questo acquisire una mentalità d’insieme in grado di coordinarne l’intero sistema. Per questo il testo è particolarmente indicato per manager ma può essere anche utilizzato da commercialisti che aggiungono o intendono aggiungere alla consulenza fiscale anche quella finanziaria.
Sotto il profilo formativo “Management della finanza strategica” è rivolto a studenti di economia, di ingegneria gestionale e a specializzandi di master in economia e finanza aziendale.
Prefazione
Premessa teorica e struttura dell’opera. Le teorie sono reti chi le utilizza pesca
1. La fenomenologia dei flussi
1.1 L’impresa come flusso finanziario
1.2 Il lungo-medio periodo e il breve periodo
1.3 La solvibilità e il tempo
1.4 La fonte interna
1.5 La dinamica finanziaria – moneta reale e moneta apparente
1.6 Il ciclo finanziario. Legge antisimmetrica dei flussi
1.7 L’equilibrio finanziario
1.8 La macchina finanziaria. Reversibilità e fluidità del ciclo
1.9 Parametri di valutazione di un sistema finanziario
1.10 Le strategie finanziarie
2. La struttura finanziaria interna
2.1 Il margine di struttura
2.2 Il calcolo del margine di struttura
2.3 Il capitale circolante netto
2.4 La posizione finanziaria netta
2.5 Il posizionamento competitivo
3. Lo sviluppo
3.1 I fattori della creazione monetaria
3.2 I flussi di cassa della gestione corrente
3.3 Lo sviluppo e la sostenibilità finanziaria dell’impresa
3.4 La scelta delle fonti finanziarie
3.5 Il posizionamento di sostenibilità
3.6 La vulnerabilità finanziaria
4. Finanziamento mediante i flussi
4.1 Il costo del finanziamento
4.2 L’interesse composto
4.3 Interesse anticipato e interesse posticipato
4.4 Applicazioni sul costo finanziario
4.5 L’Ammortamento finanziario
4.6 Casi particolari di ammortamento finanziario
4.7 Il valore attuale
4.8 La valutazione dell’impresa
4.8.1 L’interpretazione economica
4.8.2 L’interpretazione finanziaria
Le indagini tributarie nei procedimenti civili di separazione e divorzio
L’intervento dell’Amministrazione finanziaria nei processi civili di separazione e divorzio alla luce della Riforma CARTABIA
eBook in pdf di 111 pagine.
Sono diversi i punti di contatto tra la disciplina generale di natura civilistica e i profili connessi alla ricostruzione della posizione fiscale di un soggetto. Tra questi, assume interesse il procedimento civile finalizzato alla separazione e divorzio tra coniugi, nella misura in cui esistono specifiche disposizioni che prevedono la possibilità che il giudice competente deleghi l’Amministrazione finanziaria (rectius, gli organi della polizia tributaria) al fine di procedere alla corretta ricostruzione dei redditi e della situazione patrimoniale di uno dei coniugi onde stabilire l’importo dell’assegno divorzile o di mantenimento dei figli.
La recente riforma CARTABIA ha abrogato la previgente legge sul divorzio datata 1970, riconducendo l’intera disciplina nella sua sede naturale, ossia nel Codice di procedura civile sotto uno specifico Titolo denominato “Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglia”.
L’analisi condotta ha evidenziato numerose implicazioni giuridiche e permesso di porre in evidenza degli interessanti profili di ordine pratico da tenere in considerazione da parte di tutti i soggetti che si trovano ad affrontare tali questioni con particolare riguardo a quello che è lo strumento a disposizione del Fisco che si mostra maggiormente idoneo a fornire al giudice competente quel riscontro, connotato da elementi di equità e oggettività, utile al fine della predisposizione degli adempimenti di propria competenza.
Sintesi
Prefazione
1. Le indagini reddituali e patrimoniali della “polizia tributaria” nei procedimenti di separazione e divorzio
1.1 Premessa
1.2 Il presupposto giuridico: evoluzione della disciplina a seguito della cd. “Riforma Cartabia”
1.3 (Segue…) L’orientamento della giurisprudenza di legittimità formatosi intorno alla delimitazione del potere del giudice
1.4 Gli obblighi di comunicazione degli illeciti fiscali posti in capo al giudice
1.5 Natura giuridica ed effetti dell’attività del giudice
1.6 I soggetti delegabili: la "polizia tributaria"
1.7 L'oggetto delle indagini
1.8 I risvolti di natura fiscale
2. Il principale strumento operativo della polizia tributaria: le cc.dd. “Indagini finanziarie”
2.1 Premessa
2.2 Le fonti normative di riferimento
2.3 Ambito soggettivo di applicazione della disciplina delle Indagini finanziarie
2.3.1 Gli organi deputati all'inoltro delle richieste
2.3.2 Gli intermediari finanziari destinatari delle richieste
2.3.3 I contribuenti destinatari degli effetti delle richieste
2.3.4 I soggetti terzi
2.4 Ambito oggettivo di applicazione della norma
2.4.1 Le operazioni e i rapporti oggetto di indagine
2.4.2 Operazioni escluse dal novero delle indagini
2.5 Procedure telematiche per l’inoltro delle richieste e delle risposte
2.5.1 La tempistica per l'invio delle risposte
2.5.2 Modalità di predisposizione e invio delle risposte
2.6 L'informativa degli intermediari finanziari al contribuente
2.7 Le sanzioni agli intermediari
2.8 Dall’abolizione del segreto bancario alla comunicazione automatica dei dati bancari all’Agenzia delle entrate
3. L’utilizzo dei dati e degli elementi acquisiti
3.1 Introduzione
3.2 Il provvedimento di autorizzazione alle indagini bancarie e finanziarie tra giurisprudenza, prassi e dottrina
3.3 L'onere della prova nell’interpretazione della giurisprudenza di legittimità
3.4 La “prova contraria”: portata ed effetti secondo la giurisprudenza della Cassazione
3.5 L’efficacia probatoria delle presunzioni in tema di Indagini finanziarie
3.6 Indagini finanziarie nei confronti di soggetti terzi
3.7 La questione della fittizia intestazione
3.8 I prelevamenti dei professionisti e la pronuncia della Corte Costituzionale n. 228/2014
3.9 Le limitazioni operative della presunzione stabilite dal Legislatore nel 2016
4. Il contraddittorio con il soggetto sottoposto a controllo
4.1 La convocazione del contribuente presso l’Ufficio finanziario
4.2 Il coinvolgimento del contribuente nell’attività di accertamento: finalità e forme della partecipazione del contribuente
4.3 La collaborazione e il contraddittorio nell'opinione della Corte di Cassazione
4.4 La discussa applicabilità dell’art. 12, comma 7, della Legge n. 212/2000 alle Indagini finanziarie
4.5 La partecipazione solo “eventuale” del contribuente alla fase istruttoria?
4.6 L’attuale approdo giurisprudenziale e le prospettive di riforma
5. L’utilizzo delle Indagini finanziarie nelle cause di separazione e divorzio
5.1 Introduzione
5.1.1 Il giudizio civile e i presupposti dell’indagine finanziaria
5.1.2 Le indagini finanziarie chieste dal coniuge o disposte d’ufficio
5.2 Il reddito emergente dal giudizio civile che risulti occultato al Fisco
5.3 Ulteriori ipotesi che consentono di disattendere il contenuto della dichiarazione tributaria del coniuge
5.4 I conti correnti intestati a soggetti terzi
5.5 Il diritto di accesso
5.6 Trasmissione degli atti e delle risultanze acquisiti nel corso del giudizio di separazione all’Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza
Conclusioni
Bibliografia
eBook in pdf di 173 pagine sulla Pace Fiscale 2023: 10 strumenti per definire il contenzioso con il Fisco, prima, durante o dopo un accertamento.
Aggiornato al D.L. n. 34/2023 (Decreto "Bollette") e con la recente Circolare n. 21/E del 26 luglio 2023
Con l’avvio delle riforme del sistema fiscale trova nuovamente spazio una misura straordinaria di “tregua” fiscale, una sorta di “condono” con possibilità di chiudere le liti potenziali, attuali o passate, con il pagamento delle imposte (ma non delle sanzioni).
L’ambito di operatività delle disposizioni introdotte dalla Legge di bilancio 2023 è vasto, e parte dall’ opportunità di definire gli avvisi bonari sino alla riapertura dei termini per la rottamazione, senza trascurare il rafforzamento della conciliazione giudiziale e la possibilità di definire le liti pendenti; particolarmente importante è poi l’innovativo strumento del “ravvedimento speciale”, che si affianca alla sanatoria delle violazioni formali e al saldo e stralcio per i debiti fino a 1.000 euro.
Le misure presentate dal legislatore sono naturalmente da valutare all’interno della sfera di ogni singolo soggetto, alla luce della situazione personale e della necessità di considerare tutte le opportunità fornite dalla normativa, tenendo presente peraltro che riguardano tutti i contribuenti, dalla persona fisica alla grande impresa.
In questo contesto, l'ebook si propone di fornire uno strumento di rapida consultazione e una “bussola” per orientare il professionista nell’interpretazione della legislazione e soprattutto della prassi rilevanti in materia.
Introduzione alle misure di sostegno al contribuente nella Legge di Bilancio 2023: pace o “tregua” fiscale?
Sintesi dell’organizzazione delle disposizioni normative
Prospetto delle misure di definizione agevolata della Legge di Bilancio 2023
Modalità di pagamento delle somme dovute per le misure previste dalla “Tregua fiscale”
1. La sanatoria delle comunicazioni di irregolarità
1.1 Definizione agevolata avvisi bonari
1.1.1 Chi può aderire alla sanatoria delle comunicazioni di irregolarità
1.1.2 Quanto occorre pagare
1.1.3 Rateazioni in corso
1.1.4 Definizione agevolata degli avvisi bonari e decreto Sostegni (D.L. N. 41/2021)
1.1.5 Mancato pagamento delle somme dovute per l’adesione alla sanatoria
1.1.6 Lieve inadempimento e sanatoria
1.1.7 Altre misure: 1) rateazione in 20 rate a prescindere dall’importo dovuto
1.1.8 Altre misure: 2) proroga di un anno del termine decadenziale per la notificazione delle cartelle di pagamento
1.1.9 Osservazioni conclusive: le valutazioni da fare
1.1.10 Le date da ricordare per la definizione agevolata degli avvisi bonari
2. La definizione delle violazioni formali
2.1 Definizione delle violazioni formali
2.1.1 Chi può aderire alla definizione delle violazioni formali
2.1.2 Chi NON può aderire alla definizione delle violazioni formali
2.1.3 Modalità e costi della definizione delle violazioni formali
2.1.4 Altre misure: proroga di due anni del termine decadenziale per la notificazione delle cartelle di pagamento e rinvio ad un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate
2.1.5 Osservazioni conclusive: 1) nozione di “violazione formale”
2.1.6 Osservazioni conclusive: 2) le valutazioni da fare
2.1.7 Le date da ricordare per la definizione delle violazioni formali
3. Le misure straordinarie deflative del contenzioso nel procedimento
3.1 Ravvedimento speciale
3.1.1 Chi può aderire al ravvedimento speciale
3.1.2 Chi NON può aderire al ravvedimento speciale
3.1.3 Modalità e costi del ravvedimento speciale
3.1.4 Mancato pagamento delle somme dovute per il ravvedimento speciale
3.1.5 Ravvedimento ordinario e ravvedimento speciale
3.1.6 Lieve inadempimento e ravvedimento speciale
3.1.7 Altre misure: rinvio ad un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate
3.1.8 Osservazioni conclusive: le valutazioni da fare
3.1.9 Le date da ricordare per il ravvedimento speciale
3.2 Adesione agevolata e definizione agevolata del PVC
3.2.1 Chi può aderire all’adesione agevolata e alla definizione agevolata del PVC
3.2.2 Chi NON può aderire all’adesione agevolata e alla definizione agevolata del PVC
3.2.3 Modalità e costi dell’adesione agevolata e della definizione agevolata del PVC
3.2.4 Mancato pagamento delle somme dovute per l’adesione agevolata e la definizione agevolata del PVC
3.2.5 Riversamento credito R&S e definizione agevolata dei PVC
3.2.6 Lieve inadempimento, adesione e definizione agevolata del PVC
3.2.7 Altre misure: rinvio ad un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate
3.2.8 Osservazioni conclusive: le valutazioni da fare
3.2.9 Le date da ricordare per l’adesione agevolata e la definizione agevolata dei PVC
4. Le misure straordinarie deflative del contenzioso nel processo
4.1 Definizione agevolata delle liti tributarie
4.1.1 Introduzione alla “nuova” definizione agevolata delle liti tributarie
4.1.2 Chi può aderire alla definizione agevolata delle controversie tributarie
4.1.3 Chi NON può aderire alla definizione agevolata delle controversie tributarie
4.1.4 Modalità e costi della definizione agevolata delle controversie tributarie
4.1.5 Mancato pagamento delle somme dovute per la definizione agevolata delle controversie tributarie
4.1.6 Lieve inadempimento e definizione agevolata delle controversie tributarie
4.1.7 Somme pagate in pendenza di giudizio
4.1.8 Estinzione del giudizio
4.1.9 Sospensione del giudizio dei termini
4.1.10 Diniego di definizione agevolata
4.1.11 Estinzione da parte di coobbligato
4.1.12 Definizione agevolata in base alla Riforma della giustizia tributaria
4.1.13 Estensione alle controversie incardinate con gli enti territoriali
4.1.14 Altre misure: rinvio ad un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate
4.1.15 Osservazioni conclusive: le valutazioni da fare
4.1.16 Le date da ricordare per la definizione agevolata delle liti tributarie
4.2 Conciliazione agevolata
4.2.1 Chi può aderire alla conciliazione agevolata
4.2.2 Chi NON può aderire alla conciliazione agevolata
4.2.3 Modalità e costi della conciliazione agevolata
4.2.4 Mancato pagamento delle somme dovute per la conciliazione agevolata
4.2.5 Lieve inadempimento e conciliazione agevolata
4.2.6 Osservazioni conclusive: le valutazioni da fare
4.2.7 Le date da ricordare per la conciliazione agevolata
4.3 Rinuncia agevolata dei giudizi tributari pendenti in Cassazione
4.3.1 Chi può aderire alla rinuncia agevolata in Cassazione
4.3.2 Chi NON può aderire alla rinuncia agevolata in Cassazione
4.3.3 Modalità e costi della rinuncia agevolata
4.3.4 Mancato pagamento delle somme dovute per la rinuncia agevolata
4.3.5 Osservazioni conclusive: le valutazioni da fare
4.3.6 Le date da ricordare per la rinuncia agevolata in Cassazione
4.4 Regolarizzazione degli omessi pagamenti di rate in procedimenti deflativi del contenzioso
4.4.1 Chi può aderire alla regolarizzazione degli omessi versamenti dei procedimenti deflativi del contenzioso
4.4.2 Chi NON può aderire alla regolarizzazione degli omessi versamenti dei procedimenti deflativi del contenzioso
4.4.3 Modalità e costi della regolarizzazione degli omessi versamenti dei procedimenti deflativi del contenzioso
4.4.4 Mancato pagamento delle somme dovute per la regolarizzazione degli omessi versamenti dei procedimenti deflativi del contenzioso
4.4.5 Osservazioni conclusive: le valutazioni da fare
4.4.6 Le date da ricordare per la regolarizzazione degli omessi versamenti dei procedimenti deflativi del contenzioso
5. Le misure di sostegno del contribuente nella riscossione
5.1 Stralcio dei debiti fino a 1.000 euro affidati agli Agenti della riscossione
5.1.1 Caratteristiche principali dello stralcio dei ruoli fino 1.000 euro
5.1.2 Stralcio dei ruoli fino a 1.000 euro e precedenti rottamazioni
5.1.3 Somme escluse dallo stralcio dei ruoli fino a 1.000 euro
5.1.4 Carichi affidati da enti diversi (tra cui enti locali ed enti di previdenza privati)
5.1.5 Annullamento automatico delle sanzioni amministrative
5.1.6 Le date da ricordare per lo stralcio dei ruoli fino 1.000 euro
5.2 Rottamazione “quater” dei ruoli affidati all’agente della riscossione dal 1.1.2000 al 30.6.2022
5.2.1 Rottamazione “quater”: le novità rispetto alle precedenti rottamazioni
5.2.2 Rottamazione “quater”: le somme escluse dalla definizione
5.2.3 Rottamazione “quater”: la procedura da seguire
5.2.4 Effetti della presentazione della dichiarazione di adesione alla rottamazione “quater”
5.2.5 Rottamazione “quater”: quanto e “come” versare gli importi dovuti
5.2.6 Rottamazione “quater” e dilazioni di pagamento in atto
5.2.7 Rottamazione “quater” e contenzioso pendente
5.2.8 Rottamazione “quater” e procedure concorsuali
5.2.9 Rottamazione “quater” e precedenti rottamazioni non perfezionate
5.2.10 Conseguenze in caso di mancato versamento delle somme dovute per la rottamazione “quater”
5.2.11 Le date da ricordare per la rottamazione quater
6. Approfondimento – Pace fiscale e Riforma fiscale
Appendice normativa
Definizione agevolata liti pendenti: il punto in vista della scadenza del 30 settembre 2023.
eBook in pdf di 93 pagine.
La legge di bilancio 2023, all'articolo 1, commi da 186 a 205, ha introdotto una nuova definizione agevolata delle controversie tributarie, pendenti al 1° gennaio 2023 in ogni stato e grado del giudizio, proposte nei confronti dell'Agenzia delle entrate, dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli e degli enti territoriali che abbiano inteso aderire alla procedura di definizione stessa.
Nel presente lavoro consideremo la scadenza di questa definizione che, salve ulteriori proroghe, è fissata attualmente al 30 settembre 2023.
Verranno analizzate quindi le norme e la prassi (largamente riferita alla precedente definizione, quella prevista dall’articolo 6 del decreto-legge n. 119 del 2018, dato che, come si legge nella relazione illustrativa citata “Le norme in esame appaiono analoghe, nel contenuto, a quanto già disposto dall’articolo 6 del decreto-legge n. 119 del 2018”).
Verranno rilevate le differenze tra la regola del 2018 e quella del 2022, con riferimenti alla giurisprudenza che sulle precedenti definizioni si è venuta a formare.
Ed infine verranno analizzati la modulistica ed il software per inviare all’Agenzia delle Entrate la relativa domanda, cercando di risolvere tutti gli aspetti pratici.
Infine un esame della domanda di definizione da presentare all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e della specifica modulistica.
Mentre era in fase di preparazione il presente lavoro, è uscito il Dossier n. 80/4 (A.C. 1038/B) del 2 agosto 2023, che contiene una serie di importanti riferimenti riguardo alla Delega al Governo per la riforma fiscale. L’articolo 12 della Delega, in particolare e l’articolo 19, modificato dal Senato, recano i princìpi e i criteri direttivi a cui il Governo è chiamato ad attenersi nell’esercitare la revisione della disciplina e dell’organizzazione dei processi tributari.
Chiara quindi la volontà del Legislatore di definire quanto più possibile le controversie tributarie in essere, sulle quali le novità normative, per quanto di natura procedimentale esse siano, non possono che impattare in modo ridotto. Non ci sarebbe neppure da meravigliarsi se altri provvedimenti di stralcio arrivassero se e quando la delega verrà infine attuata, come accade normalmente in occasione dell’entrata in vigore delle disposizioni riformatrici.
Introduzione
1. La normativa
2. La prassi del 2023 e i riferimenti alle precedenti definizioni
2.1 Aspetti soggettivi della controversia
2.2 Atti definibili e tributi interessati
2.3 Presentazione della domanda e condizioni di accesso alla definizione
2.4 Il valore della controversia e gli importi dovuti
2.5 Importi scomputabili
2.6 Rettifica di perdite
2.7 Perfezionamento della definizione, termini e modalità di pagamento
2.8 Codici tributo
2.9 Effetti del perfezionamento
2.10 Coobbligati
2.11 Sospensione dei giudizi
2.12 Sospensione dei termini di impugnazione
2.13 Diniego della definizione
2.14 Estinzione del giudizio
3. Questioni aperte, dubbi interpretativi e dottrina 2023
3.1 Ricorso notificato solo all’Agente della riscossione e intervento in giudizio dell’Agenzia delle Entrate successivo al 1° gennaio 2023
3.2 Scomputabilità degli importi pagati in occasione di precedenti definizioni
3.3 Non restituibili (ma scomputabili) i versamenti eseguiti dal terzo pignorato
3.4 Definizione agevolata dei giudizi tributari pendenti innanzi alla Corte di cassazione in caso di riunione di più giudizi
3.5 Sanzioni aggiuntive per recupero di costi da operazioni inesistenti
3.6 Sospensione straordinaria e sospensione feriale
3.7 Definizione dei coobbligati e giudicato esterno in relazione al valore della lite
3.8 Rapporto tra la definizione agevolata delle liti tributarie ed esperibilità, da parte del cedente o committente, dell’azione restitutoria ex art. 30- ter del D.P.R. n. 633/1972
3.9 Errore nella determinazione degli importi da versare e scusabilità dello stesso
3.10 Nuova rateazione mensile ed incertezze interpretative
4. Come si presenta la domanda di definizione
4.1 Le modifiche alla modulistica introdotte dopo il “decreto bollette”
4.2 L’invio della domanda
4.3 Il contenuto della domanda
5. Modalità di invio della pratica all’Agenzia delle Entrate
5.1 Il software di compilazione
6. Breve esame della domanda di definizione delle liti in cui sono parte l’Agenzia delle Dogane e Monopoli o un Ente Locale che abbia aderito alla sanatoria
6.1 Domande da presentare all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
6.2 Modelli e istruzioni dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
6.3 Modalità di presentazione
6.4 Definizione delle liti pendenti su tributi comunali e/o degli altri Enti Locali
7. Il deposito ai fini della estinzione del giudizio
7.1 Modalità di deposito.
Responsabilità amministrativa enti e whistleblowing
Reati tributari: dalle origini del sistema punitivo tributario fino alle novità del whistleblowing; ebook in pdf di 250 pagine
Il presente lavoro intende esaminare il percorso normativo e giurisprudenziale che è approdato all’introduzione dell’art. 25-quinquiesdecies, D. Lgs. n. 231/2001, nonché le prime applicazioni operative, evidenziandone i principali profili problematici.
L’introduzione della responsabilità amministrativa degli enti al principio del terzo millennio, con il superamento del principio tralatizio secondo cui “societas delinquere et puniri non potest”, ha rappresentato un salto evolutivo del nostro ordinamento, che invero, a distanza di oltre un ventennio, non risulta ancora del tutto metabolizzato e pone questioni lontane dall’essere risolte.
A ben vedere, infatti, l’operatività del D. Lgs. n. 231/2001 risulta caratterizzata da una applicazione non omogenea a livello territoriale, che sconta il diffuso pregiudizio tra le imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni, secondo cui si tratterebbe di uno strumento tutto sommato ammennicolare, e che, in realtà, tradisce una cultura d’impresa arretrata, non più al passo con i tempi.
Ciò detto, l’inserimento dei reati tributari tra i reati-presupposto viene a collocarsi in tale contesto, trattandosi di un passaggio oramai ineludibile per una serie di ragioni quali, in primis, la natura stessa del reato tributario, ontologicamente connessa ad un interesse d’impresa, e quindi l’ampliamento sempre più vasto delle condotte presupposto, con cui mal si conciliava la perdurante estraneità della materia fiscale.
Non ultimo, hanno contribuito ragioni di sistema riconducibili alla sentita necessità di imprimere ulteriore impulso al contrasto all’evasione (come attestato dalla Relazione illustrativa della L. n. 157/2019), nonché l’urgenza di recepire puntuali obblighi internazionali, a partire da quelli elaborati in sede europea.
La trattazione iniziale ripercorre l’evoluzione del sistema penal-tributario, a partire dalla Legge n. 4 del 1929, salutata da molti come la Magna charta nella materia che ne occupa, per soffermarsi sulle riforme succedutesi nel tempo, non sempre di indirizzo omogeneo, fino al D.L. 124 del 2019. Sarà così chiaro che, non diversamente da quanto riscontrabile nel diritto penale in generale, le modifiche all’apparato repressivo tributario non rispondono ad un disegno razionale e coerente, bensì piuttosto a pulsioni contingenti, talvolta populiste.
La trattazione prosegue con una panoramica generale sulla disciplina della responsabilità amministrativa degli enti di cui al D. Lgs. n. 231/2001, soffermandosi, in particolare, sui soggetti destinatari della normativa e sui presupposti richiesti ai fini della sua operatività, avuto particolare riguardo alle nozioni di interesse e vantaggio e al ruolo chiave del modello organizzativo quale elemento rilevante ai fini della stessa responsabilità dell’ente o dell’accesso agli istituti premiali.
Successivamente, vengono approfondite le soluzioni esegetiche con le quali la giurisprudenza, prima del D.L. n. 157/2019, ha tentato di attrarre i reati tributari, allora ancora “grandi assenti” del D. Lgs. n. 231/2001, nell’orbita della responsabilità degli enti, ad esempio valorizzandone la natura di reati-fine o di reati-presupposto di fattispecie già ricomprese nell’elenco delle fattispecie di cui al D. Lgs. n. 231/2001.
Speciale attenzione viene dedicata, quindi, ai reati presupposto previsti dall’art. 25-quinquiesdecies, D. Lgs. n. 231/2001, e ai più rilevanti punti di intersezione tra le relative norme incriminatrici e la disciplina di cui al D.Lgs. n. 231/2001.
Segue la trattazione dei più rilevanti profili problematici legati all’introduzione dei reati tributari nel novero dei reati presupposto della responsabilità degli enti. In particolare, ci si sofferma sugli indesiderata dovuti alla (permanente) vigenza del principio di autonomia della responsabilità degli enti di cui all’art. 8, D. Lgs. n. 231/2001 (rectius: alla perdurante interpretazione giurisprudenziale dello stesso come applicabile anche alle mere cause di non punibilità) e, in particolare, all’irrilevanza, sul piano della responsabilità degli enti ex art. 25-quinquiesdecies, D. Lgs. n. 231/2001, del pagamento del debito tributario di cui alla causa di non punibilità prevista dall’art. 13, D. Lgs. n. 74/2000.
Infine, specifica attenzione è dedicata alla questione della compatibilità tra il principio del ne bis in idem e il nuovo regime di responsabilità degli enti (al contempo) per illeciti amministrativi tributari e per illeciti amministrativi dipendenti da reati tributari.
È poi oggetto di trattazione il tema dei modelli organizzativi e della necessità di un loro aggiornamento al fine di tener conto del rischio fiscale. Al riguardo, è dato ampio risalto all’istituto dell’adempimento collaborativo e al tax control framework, già in uso in materia tributaria da almeno un decennio per i grandi contribuenti che, pur con le sue peculiarità, può rappresentare un valido riferimento per le imprese chiamate a costruire presidi preventivi che possano avere efficacia esimente della responsabilità ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001.
Sarà opportunamente approfondito il tema della valutazione della idoneità del Modello, che ha evidenziato non pochi nodi interpretativi e applicativi, con la conseguenza di aver ingenerato sovente negli enti una comprensibile sensazione di “insicurezza” e saranno proposti esempi pratici, calibrati sul rischio fiscale.
Saranno poi descritte, seppur in rapidi cenni, le attività della polizia giudiziaria ai fini dell’accertamento della responsabilità amministrativa dell’ente e descritte le conseguenze, nei confronti di quest’ultimo, sul piano sanzionatorio. In particolare, sarà dato conto della complessità del sistema punitivo, che si struttura in sanzioni pecuniarie cui si aggiungono le misure interdittive e le misure ablatorie. Con riferimento a tale profilo, sarà evidenziato il rischio di una sovrapposizione delle misure di confisca, derivante dalla possibile, contestuale applicazione di più istituti, il cui novero è stato da ultimo ampliato a seguito dell’introduzione della cd. “confisca allargata”.
Infine, sarà illustrata una novità particolarmente rilevante in tema di whistleblowing: verranno, in particolare, affrontati i principali aspetti della normativa di cui al D. Lgs. n. 24/2023, che estende l’ambito di operatività di tale istituto a tutti i soggetti privati, caratterizzati da determinati requisiti dimensionali, a prescindere dall’avvenuta, preventiva adozione di modelli organizzativi. Ci si soffermerà, quindi, sulle potenzialità di un tale strumento nel contrasto (anche) agli illeciti tributari, a superamento di un approccio, anche culturale, che è stato caratterizzato da un “equilibrio precario di sentimenti”, oscillante tra spirito di ammirazione e biasimo.
Prefazione
1. La lunga marcia dell’evoluzione del sistema sanzionatorio penal-tributario
1.1 Introduzione
1.2 Le origini del sistema punitivo tributario: la L. n. 4/1929
1.3 Il c.d. panpenalismo tributario: la L. n. 516 del 1982
1.4 Il modello di tutela penale incentrato sulla “dichiarazione”: il D. Lgs. n. 74/2000
1.5 L’inasprimento della risposta sanzionatoria: il D.L. n. 124 del 2019 e il D. Lgs. n. 75/2020
2. La disciplina della responsabilità amministrativa degli enti
2.1 Perché riconoscere una responsabilità agli enti? L’urgenza di intervenire tra impulsi esterni ed evidenze empiriche
2.2 La vexata quaestio della natura della responsabilità degli enti da reato
2.3 I destinatari della disciplina
2.3.1 Enti e società di diritto straniero
2.3.2 Società unipersonali e ditte individuali
2.3.3 Esclusioni
2.4 Criteri di imputazione della responsabilità dell’ente
2.4.1 Criteri di imputazione oggettiva
2.4.1.1 Interesse e vantaggio
2.4.1.2 I soggetti apicali e sottoposti
2.4.2 Il criterio d’imputazione del reato all’ente sul piano soggettivo: profili sostanziali
2.4.3 Modelli organizzativi
2.4.4 Il criterio di imputazione dei sottoposti
2.4.5 Il Sistema sanzionatorio
3. La responsabilità amministrativa degli enti per i reati tributari
3.1 La rilevanza della materia tributaria ai fini della responsabilità dell’ente: cenni introduttivi
3.2 L’art. 25-quinquiesdecies
3.3 Prima del novum normativo
3.3.1 I reati tributari quali reati–fine del delitto di associazione per delinquere
3.3.2 I reati tributari quali reati-presupposto del delitto di autoriciclaggio
3.3.3 Il caso “Gubert” e l’ammissibilità della confisca diretta nei confronti dell’ente, affermata dalle SS.UU. Penali della Corte Suprema di Cassazione
4. I reati di riferimento
4.1 Il delitto di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 2, D. Lgs. n. 74/2000)
4.2 La dichiarazione mediante altri artifici (art. 3, D. Lgs. n. 74/2000)
4.3 La dichiarazione infedele (art. 4, D. Lgs. n. 74/2000)
4.4 Il delitto di omessa dichiarazione (art. 5, D. Lgs. n. 74/2000)
4.5 Il delitto di emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8, D. Lgs. n. 74/2000)
4.6 Il delitto di occultamento o distruzione di documenti contabili (art. 10 D. Lgs. n. 74/2000)
4.7 Il delitto di indebita compensazione (art. 10-quater, D. Lgs. n. 74/2000)
4.8 La sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11, D. Lgs. n. 74/2000)
5. Prime applicazioni pratiche e problematiche operative
5.1 Le asimmetrie tra responsabilità della persona fisica e la responsabilità dell’ente
5.2 La tenuta del principio del ne bis in idem tra disciplina penal-tributaria e sanzioni amministrative di matrice tributaria
5.3 La responsabilità amministrative nei gruppi d’impresa
5.4 Arriva la prima condanna per illeciti fiscali ai sensi del D. Lgs. 231
5.5 Considerazioni conclusive
6. La costruzione dei modelli organizzativi
6.1 L’importanza dei modelli organizzativi. Le implicazioni derivanti dall’ingresso dei reati tributari tra i reati-presupposto
6.2 La cooperative compliance
6.2.1 Brevi cenni storici
6.2.2 Tratti salienti della disciplina
6.2.3 Il tax control framework
6.3 “Modello 231” e TCF: un raffronto
6.4 Adeguamento dei modelli organizzativi al rischio fiscale
6.5 Limiti dei modelli organizzativi e possibili ipotesi di lavoro
6.6 L’Organismo di vigilanza.
6.6.1 Le funzioni dell’Organismo di vigilanza: dal riconoscimento della sua importanza alla ipertrofizzazione dei suoi compiti
6.7 La costruzione di modelli di organizzazione, gestione e controllo, con efficacia esimente ex D. Lgs. 231/2001
6.7.1 Pianificazione
6.7.2 Risk assessment
6.7.3 Gap analysis e definizione dei protocolli
6.7.4 Sistema disciplinare
6.7.5 Definizione del piano di formazione
6.7.6 La struttura del modello organizzativo
7. Il sistema sanzionatorio della responsabilità degli enti
7.1 L’accertamento della responsabilità dell’ente ex D. Lgs. n. 231/2001
7.2 Il sistema sanzionatorio
7.3 Le sanzioni pecuniarie
7.4 Le sanzioni interdittive
7.5 Le misure di sicurezza (ablatorie) nei confronti dell’ente
7.6 Le misure di sicurezza (ablatorie) nei confronti della persona fisica
7.6.1 La confisca diretta
7.6.2 Confisca per equivalente
7.6.3 La c.d. confisca allargata
7.7 Conclusioni
8. La disciplina del whistleblowing
8.1 Premessa
8.2 Il whistleblowing nel contesto internazionale
8.3 (segue) nel quadro euro-unitario
8.4 Gli ultimi approdi in ambito unionale: la Direttiva 2019/1937
8.5 Il tax whistleblower
8.6 (segue) il tax whistleblower in Italia
8.7 Analisi della normativa italiana di riferimento
8.7.1 La disciplina prevista dalla L. 179/2017
8.7.2 Il destinatario delle segnalazioni
8.7.3 La disciplina introdotta dal decreto legislativo n. 24/2023
8.7.3.1 Ambito soggettivo
8.7.3.2 Oggetto di segnalazione
8.7.3.3 I canali di presentazione delle segnalazioni e le modalità di presentazione
8.7.3.3.1 I canali interni
8.7.3.3.2 Il canale esterno presso ANAC
8.7.3.3.3 Divulgazione pubblica
8.7.4 Le Misure di Protezione
8.7.4.1 La tutela della riservatezza del segnalante
8.7.4.2 Il trattamento dei dati personali
8.7.5 Il divieto di ritorsione ai danni del segnalante
8.7.6 Protezione dalle ritorsioni
8.7.7 Limitazioni di responsabilità per chi segnala, denuncia o effettua divulgazioni pubbliche
8.7.8 Le misure di sostegno
8.8. Le possibili criticità sul piano interpretativo e applicativo della nuova disciplina in tema di whistleblowing
8.9 Considerazioni finali
Conclusioni
Bibliografia
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