Riferimento: richiesta fallimento da creditore
Partiamo dal fatto, senza voler fare moralismi e perderci in discorsi filosofici, che io personalmente dubito che tu NON sia a conoscenza delle fatture che il fornitore sventola,anche perche' se tu dici di non aver beni
COLOR="Red"]"immobili"[/COLOR] da poter soddisfare la richiesta vuol dire che l' importo non e' proprio esiguo (mia supposizione,salvo che questi NON siano stati intestati a terzi per ovvi motivi prima della chiusura dell' attivita' ma...),inoltre dubito che alla chiusura dell' attivita' tu non sapessi nulla, vuoi che il fornitore NON ti abbia mai interpellato per chieder motivo degli insoluti???
Detto questo la procedura di deposito dell' istanza fallimentare modificata dalla legge di riforma e da ultimo dal Dlgvo n. 169/2007 si sviluppa come segue:
Il fallimento è dichiarato su richiesta del debitore, su ricorso di uno o più creditori, su istanza del pubblico ministero (art. 6 L. F.).
Si possono distinguere le diverse iniziative per la dichiarazione di fallimento come segue.
La richiesta di fallimento deve essere avanzata dal debitore che si trovi in stato di insolvenza mediante ricorso; non è necessario il patrocinio del di un difensore. Nel caso di una impresa appartenente a un minore o a un interdetto, che sia gestita dal genitore, la richiesta di fallimento dovrebbe essere autorizzata dal giudice.
L’iniziativa del creditore poggia anch’essa sull’esercizio di un’azione che deve essere iniziata con la proposizione di un ricorso.
In entrambi i casi, per agevolare la pratica, è in uso presso gli uffici giudiziari la predisposizione di uno stampato, distribuito dalla cancelleria, a seconda che l’imprenditore di cui si chiede il fallimento sia una società di persona ovvero una società di capitali. E ciò sia ai fini dell’iscrizione a ruolo del ricorso sia al fine della documentazione probatoria da allegare al ricorso, anche per rendere più celere l’istruttoria pre-fallimentare da parte del Tribunale fallimentare (all.1).
Il ricorso deve contenere le motivazioni a sostegno della richiesta a cui va allegata tutta la documentazione necessaria a individuare l’imprenditore, e a dimostrare la sussistenza dello stato di insolvenza in cui versa.
Nell’ipotesi di cui al punto 1), e cioè nel caso di fallimento in proprio, occorre distinguere due ipotesi.
A) Nell’ipotesi di ditta individuale o di società di persone, il ricorso può essere presentato personalmente in cancelleria dall’imprenditore o personalmente da tutti i soci. Ciò è necessario affinché il cancelliere possa procedere ad identificare i ricorrenti ed autenticare le firme apposte sul ricorso.
B) Nel caso delle società di capitali, il ricorso sarà depositato dall’amministratore della società che abbia i poteri per gli atti di straordinaria amministrazione e autorizzato dall’assemblea dei soci (verbale notarile di assemblea straordinaria).
Accade spesso, infatti, che l’amministratore senza alcun potere per gli atti di straordinaria amministrazione intenda presentare il ricorso in quanto la società versa già in stato di insolvenza; oppure, adducendo il fatto che la società non è in grado di agire perché i soci disertano le assemblee, o ancora, in quanto manca la liquidità per far fronte ad ulteriori spese.
In tutti questi casi, è opportuno che l’amministratore presenti al Presidente del Tribunale istanza per la nomina di un liquidatore, essendo nella impossibilità di agire. Sarà poi cura di quest’ultimo decidere se dare corso all’istanza di fallimento.
Il ricorso si presenta al Tribunale, in composizione collegiale, del luogo ove l’imprenditore ha la sede principale (competenza funzionale e inderogabile) e si propone con istanza da depositare presso la cancelleria fallimentare esente da bollo ed allegando :
a) la nota di iscrizione a ruolo ;
b) la ricevuta di versamento del contributo unificato a mezzo marca contributo unificato, del modello F23 o lottomatica per un importo di € 70,00;
c) una marca da € 8,00;
I documenti da allegare sono :
1) Certificato visura CCIA della società (obbligatorio);
2) Certificato camerale sui protesti (eventuale);
3) Copia ultimo bilancio oppure una situazione patrimoniale aggiornata;
4) Il titolo, in originale o copia autentica, a fondamento del credito (decreto ingiuntivo, cambiali protestate, atto di pignoramento, fatture, ecc.)
5) Nel caso in cui il ricorso riguarda una società di persone è necessario allegare un certificato contestuale dei soci;
Lo stato di insolvenza può essere dimostrato anche con atti che non siano attinenti alla esecuzione forzata, per esempio se dopo la diffida di pagamento l’imprenditore non adempie l’obbligazione e risulti, da relativa visura camerale, pluriprotestato.
Come è noto, il piccolo imprenditore e l’artigiano non sono assoggettati al fallimento mancando il requisito dell’imprenditorialità e della organizzazione dei beni strumentali.
Inoltre, è stato introdotto dalla riforma il principio elaborato dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 368/1994, n. 488/1993) per cui non si fa luogo alla dichiarazione di fallimento se l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati risultanti dagli atti dell’istruttoria prefallimentare è complessivamente inferiore a € 30.000,00 (importo che verrà periodicamente aggiornato ).
Al suddetto criterio ( piccolo imprenditore e dell’artigiano) sono stati introdotti dall’art. 1 L.F. alcune eccezioni che presuppongono che non può essere considerato “piccolo l’imprenditore” o assoggettato ai benefici dell’artigiano, l’imprenditore che:
A) Dimostri di aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento o dell’inizio dell’attività se di durata inferiore, un attivo patrimoniale di ammontare complessivo annuo non superiore a € 300.000,00;
B) Aver realizzato, in qualunque modo risulti, nei tre esercizi antecedenti la data di deposito dell’istanza di fallimento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo non superiore a € 200.000,00.
C) Avere un ammontare di debiti anche non scaduti non superiore a € 500.000,00.
Depositato il ricorso, il Tribunale fissa con decreto l’udienza di convocazione (obbligatoria) avanti a sé del debitore, dei creditori istanti e del pubblico ministero.
La parte che ha depositato il ricorso, dopo circa una settimana, si reca in cancelleria per richiedere le copie autentiche del ricorso e del decreto di convocazione e procede a notificare l’atto al debitore. L’originale verrà poi depositato in cancelleria prima dell’udienza.
Il fallimento è dichiarato con sentenza dal Tribunale che dispone:
1) la nomina del Giudice delegato alla procedura ;
2) nomina il curatore;
3) Ordina al fallito il deposito dei bilanci e delle scritture contabili e fiscali obbligatorie e l’elenco dei creditori entro tre giorni;
4) Fissa l’udienza per la verifica dei crediti;
5) Fissa il termine per la presentazione delle domande di insinuazione e di rivendicazione di diritti reali e personali.
La sentenza è notificata al debitore e comunicata per estratto al PM, al curatore e al richiedente il fallimento. E’ annotata inoltre presso l’Ufficio del registro delle imprese ove l’imprenditore ha la sede legale.
La sentenza produce i suoi effetti dalla data della pubblicazione ai sensi dell’art. 133 cpc; nei confronti dei terzi gli effetti si producono dalla data di iscrizione della sentenza nel registro delle imprese ai sensi dell’art. 17, comma secondo.
Ora, se vuoi un' aiuto piu' concreto e tangibile bisognerebbe saper un po' di piu' altrimenti non ti si puo' aiutare se non in via del tutto teorica,considera che ha importanza anche il fatto di come hai chiuso la societa', se l' hai liquidata a suo tempo,se l' hai chiusa a seguito di.... ecc ecc...Attenzione alle eventuali revoche...
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