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Permessi Legge 104

64fabius

Utente
Buonasera a tutti, sono un lavoratore dipendente di ruolo di un ospedale classificato e sono qui a proporvi un quesito inerente la liceità di accedere al beneficio inerente la concessione dei giorni di permesso a mente Legge 104, art 3 comma 3.
Mi spiego: attualmente la mia azienda ospedaliera mi ha concesso di usufruire di sei giorni di permesso mensile in quanto sia genitore di figlia convivente disabile 100% legge 104, art 3, comma 3 che nipote di altro disabile 100% legge 104, art3 comma3, non convivente ma privo di altra persona di assistenza e non ricoverato a tempo pieno. In pratica, usufruisco di questi 6 giorni di permesso retribuito al mese, non essendoci altre persone al di fuori di me stesso in grado di assistere i due disabili non ricoverati a tempo pieno presso struttura sanitaria e privi di qualsiasi altro familiare già usufruente del permesso.
Da circa un mese, si è aggiunto un altro parente di 3 grado anch'esso disabile al 100%, legge 104 art 3 comma 3 che non ha altre persone in vita, tranne che il sottoscritto a cui potersi rivolgere per le proprie necessità. Ebbene, la direzione del personale del mio ospedale, non essendo in grado di rispondermi se sia lecito o meno che mi venga concesso un ulteriore permesso per quest'ultimo disabile, ha affidato il caso ad un consulente previdenziale di parte.
Nel frattempo, ho provveduto ad inoltrare il quesito alla sede INPS di riferimento ma non ho avuto risposta in merito alla questione dei permessi multipli nei confronti di parenti di 3 grado, ovvero zio-nipote, qualora non abbiano in vita altre persone in grado di assisterli e che vivano soli nella proprie abitazioni.
Per caso, c'è qualcuno che sarebbe in grado di fornirmi delucidazioni al riguardo oppure riportare la sua esperienza, se mai l'abbia vissuta, in modo analogo alla mia?
Vi ringrazio per ogni aiuto, consiglio o indicazione utile.
Fabio
Roma
 
Anche quando il multiplo si tratta di una persona che non abbia nessun altro familiare in vita in grado di assisterlo ?
Quindi, in buona sostanza, il legislatore ha decretato che per il multiplo disabile, non gli rimane che il ricovero presso una struttura assistenziale....
 
Quindi, in buona sostanza, il legislatore ha decretato che per il multiplo disabile, non gli rimane che il ricovero presso una struttura assistenziale....
..la legge concede i permessi per i multipli entro il secondo grado in situazione particolari....il terzo grado in situazioni particolari solo se unico disabile da assistere...
..mi pare un uso improprio della situazione di un disabile voler sostenere che per colpa della mancanza dei tre giorni debba andare al ricovero...dai su...
 
Permettimi ma non sono affatto d'accordo con la tua considerazione. E mi spiego.
Partendo dall'assunto che le condizioni dei miei due parenti di terzo grado sono identiche, ovvero:
entrambi disabili al 100% art.3, comma 3;
entrambi vivono soli, in assenza di altri familiari in vita e/o abili e nelle condizioni che li possano assistere attivamente;
entrambi non sono ricoverati in maniera continuativa presso alcuna struttura sanitaria o di accoglienza;
orbene, non vedo quali possono essere i motivi ostativi al punto tale che il legislatore o chi per lui, permetta che solo uno dei due possa usufruire dell'assistenza da parte dell'unico familiare abile in vita: ovvero il sottoscritto. Il quale, peraltro, vedovo, ha già da assistere una figlia disabile al 100%, art 3 comma 3.
L'unico motivo che purtroppo intravedo in tutta questa vicenda riconducibile al divieto di cumulo di multipli di parenti di terzo grado è meramente economico. I miei permessi retribuiti passerebbero da sei giorni al mese a nove ed in questo momento i soldi servono per altri scopi.
Sic stantibus rebus, mi adeguerò pur non condividendo.
Grazie per avermi risposto e collaborato alla definizione della problematica.
FabioF
Roma
 
...premesso che ci sono anche nipoti di secondo grado e che davo per scontato che il tuo primo multiplo lo fosse usufruendo tu dei permessi... se già quello è di terzo grado sbagliano a concederti i permessi, e non esiste rivendicare discriminazione tra i due terzo grado se per il primo terzo grado i permessi sono un gentile omaggio della tua azienda...rivendica a loro il diritto all'omaggio anche per il secondo terzo grado...
 
Intanto non definirei omaggio ciò che l'azienda mi ha concesso visto che l'onere della prova e della liceità dell'istanza spetta al datore di lavoro e non al dipendente, la cui unica responsabilità si ferma alla propria dichiarazione autenticata a norma di legge.
Poi, non ci sono nipoti di secondo grado in grado di subentrare al sottoscritto nell'assistenza ai due disabili in questione, dal momento che essi sono soli in vita e non hanno figli, in quanto che uno è celibe e l'altro è vedova.
Quindi, "omaggi" non credo proprio che ne abbia ricevuti da nessuno...
 
usufruendo già dei permessi per tua figlia tu non hai diritto per nessuno dei due che sono oltre il secondo grado....non vedo che fastidio ti dia definirlo omaggio, che ti piaccia o no, la realtà è che ti stanno regalando dei permessi non spettanti !!
 
Ultima modifica:
Mi da fastidio che ciò che mi sia stato concesso al di là della normativa vigente, tu lo abbia definito un "gentile omaggio" della mia azienda. Caso mai, ti consento di definirla una deroga ad personam in considerazione del particolare stato di necessità contigente. E poi, torno a ripetere, la posizione anagrafica mia e del parente di terzo grado è stata sottoscritta in fase di autentica. In tal caso, se fosse stata ravvisata un'anomalia normativa ostativa alla concessione della mia istanza, a chi sarebbe dovuto spettare il dovere di segnalarla? Non credo proprio a chi formuli la richiesta ma al preposto deputato alla verifica della congruità.
 
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