Commento alla Cassazione Sezioni Unite n. 17685 del 7.9.2015: Infortunio in itinere, causa violenta ed “occasione di lavoro”

In tema di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, pur nel regime precedente l'entrata in vigore del d.lgs. 38/2000,  anche se  è indennizzabile l'infortunio occorso al lavoratore "in itinere", ove sia derivato da eventi dannosi, anche imprevedibili ed atipici, indipendenti dalla condotta volontaria dell'assicurato, atteso che il rischio inerente il percorso fatto dal lavoratore per recarsi al lavoro è protetto in quanto ricollegabile, pur in modo indiretto, allo svolgimento dell'attività lavorativa, con il solo limite del rischio elettivo. Nel caso di specie , in caso di fatto doloso del terzo, legittimamente va esclusa dalla tutela la fattispecie nella quale in sostanza venga a mancare la "occasione di lavoro" in quanto  il fatto criminoso era riconducibile a rapporti personali per i quali la sola vittima era di fatto esposta a rischi ovunque si recasse o si trovasse, indipendentemente dal percorso seguito per recarsi al lavoro. Questa la conclusiojne delle Sezioni Unite nella sentenza n. 17685 del

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Infortunio in itinere, causa violenta ed “occasione di lavoro”  Cassazione Sezioni Unite N. 17685-2015 (PDF - 12 pagine)

IL CASO

IL COMMENTO

1. Infortunio in itinere e d.lgs. 38/2000

2. Infortunio in itinere derivanti da eventi dannosi: orientamenti giurisprudenziali contrastanti

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

Commento alla sentenza della Corte di Cassazione n. 18924 del 24 settembre 2015 "L’annotazione su supporto informatico salva la detrazione IVA"

Non perde il diritto alla detrazione IVA l’imprenditore che non ha annotato l’acquisto sull’apposito registro ma su un supporto informatico. Questo quanto affermato dalla Corte di Cassazione nella sentnza n. 18924 del 24 settembre 2015.

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L’annotazione su supporto informatico salva la detrazione IVA (PDF - 10 pagine)

IL CASO

IL COMMENTO

1. Diritto alla detrazione: condizioni sostanziali e condizioni formali
2. La sentenza annotata

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

Commento alla sentenza della Cassazione lavoro n. 18548 del 21.9.2015 "Riscossione delle quote associative sindacali"

In tema di riscossione di quote associative sindacali dei dipendenti pubblici e privati a mezzo di trattenuta ad opera del datore di lavoro, il D.P.R. n. 180/1952, art. 52, come modificato dal D.L. n. 35/2005, art. 13-bis, convertito dalla legge n. 80/2005, nel disciplinare tutte le cessioni di credito da parte dei lavoratori dipendenti, non prevede limitazioni al novero dei cessionari, in ciò differenziandosi da quanto stabilito dall'art. 5, del medesimo D.P.R., per le sole ipotesi di cessioni collegate all'erogazione di prestiti. Ne consegue che è legittima la suddetta trattenuta del datore di lavoro, attuativa della cessione del credito in favore delle associazioni sindacali, atteso, altresì, che una differente interpretazione sarebbe incoerente con la finalità legislativa antiusura posta a garanzia del lavoratore che, altrimenti, subirebbe un'irragionevole restrizione della sua autonomia e libertà sindacale

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Cassazione lavoro n.18548 del 21 Settembre 2015

IL CASO

IL COMMENTO

1. Art. 26 della L. 300/1970 e versamento dei contributi sindacali

1.1. orientamenti giurisprudenziali

2. . Rifiuto di versare i contributi, condotta antisindacale ed orientamenti giurisprudenziali

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

Commento alla sentenza della Cassazione penale n. 37075 del 15.9.2015: "Omesso versamento delle ritenute: decisive le certificazioni"

Se l’imputato sostiene di non aver mai rilasciato le certificazioni ai sostituiti, il giudice penale non può ritenere configurato il reato previsto dall’art. 10 - bis del D.Lgs. n. 74/2000 sulla base del modello 770 perché deve chiarire per quale motivo ha deciso di privilegiare una prova indiretta come la presentazione di detto modello piuttosto che quella diretta dell’acquisizione delle certificazioni. È quanto emerge dalla sentenza 15 settembre 2015 n. 37075 della Corte di Cassazione – Terza Sezione Penale.

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IL CASO

IL COMMENTO

1. Omesso versamento ritenute certificate: profili oggettivi e soggettivi

2. La mancanza di liquidità quale circostanza attenuante

3. Rapporti con il reato di appropriazione indebita

4. La sentenza annotata

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

Commento alla ordinanza del Tribunale di Milano n. 26121 del 19.9.2015 in tema di assenze per malattia e licenziamento per giustificato motivo

Le ripetute assenze per malattia non legittimano il licenziamento per giustificato motivo oggettivo di un lavoratore, se il datore di lavoro non prova che l’attività lavorativa svolta dal lavoratore nei giorni di presenza in azienda è inutile per l’azienda.

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Assenze per malattia e licenziamento per giustificato motivo - Tribunale Milano n. 26212 del 19.9.2015 (PDF - 12 pagine)

Il CASO

Il COMMENTO

1. Licenziamento per scarso rendimento

1.1. Orientamenti giurisprudenziali

1.2 Licenziamento e Riforma Fornero

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

Commento all'ordinanza della Corte di Cassazione n. 18178 del 16.9.2015: "Antieconomicità: accertamento analitico-induttivo e onere della prova

In tema di imposte sui redditi, è legittimo il ricorso all'accertamento analitico-induttivo del reddito di impresa ex art. 39, comma 1, lett. d), del D.P.R. n. 600 del 1973, anche in presenza di una contabilità formalmente corretta ma complessivamente inattendibile, potendosi, in tale ipotesi, evincere l'esistenza di maggiori ricavi o minori costi in base a presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti, con conseguente spostamento dell'onere della prova a carico del contribuente. Il giudice tributario ha accesso al rapporto obbligatorio, potendo decidere nel merito sul quantum debeatur, qualora il contribuente abbia contestato l'invalidità dell'avviso di accertamento per motivi non formali, ma di carattere sostanziale e sempre a condizione che resti nel limite della pretesa tributaria esercitata dall'ufficio e che gli elementi utilizzati siano legittimamente acquisiti agli atti.

Commento alla sentenza della Corte di Cassazione del 29.7.2015 "Il reverse charge è equivalente all’Iva all’importazione"

Il diritto comunitario osta ad una normativa nazionale in forza della quale uno Stato membro richiede il pagamento dell'imposta sul valore aggiunto all'importazione sebbene la medesima sia già stata regolarizzata nell'ambito del meccanismo dell'inversione contabile, mediante un'autofatturazione e una registrazione nel registro degli acquisti e delle vendite del soggetto passivo. L’Iva all’importazione ed il meccanismo del reverse charge, tranne nel caso in cui sia dimostrata l’esistenza di una frode, sono sistemi di assolvimento dell’Iva equivalenti.

L'autofattura emessa per l'assolvimento da parte del soggetto passivo non costituisce una mera operazione neutra di compensazione dell'Iva nazionale a debito con quella a credito, bensì un vero e proprio pagamento opponibile all'ufficio doganale che agisce per il recupero dell'imposta non versata all'importazione.

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"Il reverse charge è equivalente all’Iva all’importazione" (PDF - 18 pagine)

IL CASO

IL COMMENTO

1. Reverse charge e iva all’importazione: definizioni

2. Corte di Giustizia: la sentenza Equoland e influenza sulla prassi e contenzioso doganali

3. La sentenza annotata

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

Contratto di vendita nel commercio internazionale, Voluntary disclosure, Il nuovo regime per le società controllate estere, Le tasse in Kazakistan

ASPETTI ED ELEMENTI CONTRATTUALI

• Il contratto di vendita nel commercio internazionale di Maurizio Verona

ASPETTI FISCALI

• Voluntary Disclosure di Paolo Battaglia
• Il nuovo regime per le società controllate estere (“CFC”) di Erika Cucco
• Le tasse in Kazakistan di Francesco Capoccia

VARIE

• Costituzione e il funzionamento delle società di capitali in Irlanda di David Fava
• La gestione del fattore “T” (Tempo) nel controllo internazionale del business di Luca Fornaciari, Alessandro Garlassi
• Food, Web e Export: sinergie vincenti per il comparto alimentare Made in Italy di Stefano Grigoletti
• Gli elementi rilevanti per la determinazione del valore in dogana delle merci di Chiara Porrovecchio
• La ratifica della convenzione sulla sicurezza sociale tra l’Italia ed il Giappone di Luigi Rodella

Domande & Risposte

Commento alla sentenza della Corte di Cassazione lavoro n. 17776/2015 "CIGS: obbligo di comunicazione al sindacato"

In caso di ricorso alla cassa integrazione straordinaria,(CIGS) il provvedimento di sospensione dall'attività lavorativa è illegittimo qualora il datore di lavoro ometta di comunicare alle organizzazioni sindacali gli specifici criteri di individuazione dei lavoratori che debbono essere sospesi.

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 "CIGS: obbligo di comunicazione al sindacato" Corte di Cassazione lavoro n. 17776/2015 (PDF - 12 pagine)

IL CASO

IL COMMENTO

1. L. 223/1991 e CIGS

2. CIGS e comunicazione al sindacato

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA

Commento alla Ordinanza della Corte di Cassazione del 15.9.2015 "Il c/c cointestato non esime da controlli del Fisco"

Il contribuente che ha il conto cointestato con un familiare "benestante" deve dimostrare la riconducibilità a quest’ultimo di tutte le movimentazioni bancarie riprese a tassazione dall’ Ufficio finanziario.  Diversamente è lecito ritenere che tutte le operazioni siano imponibili, con conseguente rideterminazione del reddito dichiarato. Ad affermarlo la Suprema Corte con sentenza n.18125, pubblicata il 15 settembre scorso.

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Il c/c cointestato non esime da controlli del Fisco - Cassazione 18125/2015 (PDF - 8 pagine)

IL CASO

IL COMMENTO

1. Accertamento Bancario: ripartizione dell’onere probatorio

2. L’ordinanza annotata

IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA