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Residenza e lavoro in UK da anni (aire), tra poco dipendente pubblico in Italia

paolino13

Utente
Buongiorno,
ho letto il forum che e' utilissimo, e apprezzerei un parere sulla seguente e particolare situazione.
I fatti:
- Nel Settembre 2009 mi sono spostato in UK (con la mia futura moglie, sposata nel 2010), dove viviamo e lavoriamo da allora.
- Nel 2012 abbiamo fatto l'iscrizione all'AIRE come nucleo familiare, e nel 2013 abbiamo avuto un bimbo, nato in UK.
- Siamo lavoratori dipendenti ed abbiamo sempre pagato le tasse direttamente in busta paga qui in UK.
- In Italia non abbiamo proprieta' e redditi di alcun genere percio' non abbiamo mai dichiarato nulla (solo mia moglie mantiene una piccola automobile da prima di lasciare l'Italia, che usiamo solo nelle vacanze).

Fin qui tutto normale mi pare, a parte la ritardata iscrizione all'AIRE.

Nei prossimi mesi molto probabilmente diventero' dipendente pubblico di una universita' italiana, come professore a tempo definito (e non a tempo pieno), regime che mi permette appunto di mantenere la mia attuale attivita' anche all'estero.
La mia idea e' di rimanere in UK con famiglia come se nulla fosse cambiato, e viaggiare in Italia per fare la docenza. La mia presenza fisica in Italia per questo motivo e' stimabile in piu' o meno 8 settimane nell'arco dell'anno.

Come funziona dal punto di vista fiscale?
Immagino che essendo un dipendente pubblico verrei tassato per il reddito prodotto in Italia, come tutti in busta paga, ed essendo residente in UK ( sia per l'AIRE, sia temporalmente piu' di 185 giorni) pagherei le tasse qui per i redditi ivi prodotti.
Questo sarebbe ideale e poco complicato da gestire. E' corretto?

Tuttavia il mio dubbio e' che essendo un dipendente pubblico a tempo indeterminato in Italia, il domicilio fiscale possa comunque configurarsi in Italia, nonostante la mia presenza per motivi di lavoro sia limitata e la residenza comunque all'estero (sia per l' AIRE che quella temporale).

Grazie mille in anticipo!
 
La presenza fisica in Italia per circa 8 settimane però stride con il contratto a tempo indeterminato...o sbaglio?
 
Buongiorno,
ho letto il forum che e' utilissimo, e apprezzerei un parere sulla seguente e particolare situazione.
I fatti:
- Nel Settembre 2009 mi sono spostato in UK (con la mia futura moglie, sposata nel 2010), dove viviamo e lavoriamo da allora.
- Nel 2012 abbiamo fatto l'iscrizione all'AIRE come nucleo familiare, e nel 2013 abbiamo avuto un bimbo, nato in UK.
- Siamo lavoratori dipendenti ed abbiamo sempre pagato le tasse direttamente in busta paga qui in UK.
- In Italia non abbiamo proprieta' e redditi di alcun genere percio' non abbiamo mai dichiarato nulla (solo mia moglie mantiene una piccola automobile da prima di lasciare l'Italia, che usiamo solo nelle vacanze).

Fin qui tutto normale mi pare, a parte la ritardata iscrizione all'AIRE.

Nei prossimi mesi molto probabilmente diventero' dipendente pubblico di una universita' italiana, come professore a tempo definito (e non a tempo pieno), regime che mi permette appunto di mantenere la mia attuale attivita' anche all'estero.
La mia idea e' di rimanere in UK con famiglia come se nulla fosse cambiato, e viaggiare in Italia per fare la docenza. La mia presenza fisica in Italia per questo motivo e' stimabile in piu' o meno 8 settimane nell'arco dell'anno.

Come funziona dal punto di vista fiscale?
Immagino che essendo un dipendente pubblico verrei tassato per il reddito prodotto in Italia, come tutti in busta paga, ed essendo residente in UK ( sia per l'AIRE, sia temporalmente piu' di 185 giorni) pagherei le tasse qui per i redditi ivi prodotti.
Questo sarebbe ideale e poco complicato da gestire. E' corretto?

Tuttavia il mio dubbio e' che essendo un dipendente pubblico a tempo indeterminato in Italia, il domicilio fiscale possa comunque configurarsi in Italia, nonostante la mia presenza per motivi di lavoro sia limitata e la residenza comunque all'estero (sia per l' AIRE che quella temporale).

Grazie mille in anticipo!

Egregio signore,
io credo che per rispondere al suo quesito si deve fare riferimento alla Convenzione contro le doppie imposizioni stipulata dall'Italia con il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.
Ciò premesso, si dovrebbe approfondire meglio la sua tipologia di lavoro, in quanto potrebbe riguardare tre diversi articoli della convenzione: articolo 19 (Funzioni pubbliche); articolo 20 (insegnanti); articolo 15 (lavoro subordinato).
E' importante definire bene l'inquadramento del rapporto in quanto i risultati sono differenti. Riporto in sintesi l'esito di questa analisi:
Se applico articolo 19 (funzioni pubbliche) punto 1 a) Il reddito si tassa solo ed esclusivamente in Italia.
Se applico l'articolo 20 (insegnanti-attività di ricerca) punto 1. L'attività è esente in Italia e viene tassata solo in U.K. se dura sino a 2 anni
Se applico l'articolo 15 (lavoro subordinato); le remunerazioni corrisposte in Italia sono imponibili solo nel Regno Unito di Gran Bretagna.
Personalmente propenderei per l'articolo 20, sempre che si tratti di attività di ricerca e la sua permanenza in Italia non oltrepassi i due anni.
La saluto molto cordialmente.
Luigi Rodella
 
Egregio signore,
io credo che per rispondere al suo quesito si deve fare riferimento alla Convenzione contro le doppie imposizioni stipulata dall'Italia con il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda.
Ciò premesso, si dovrebbe approfondire meglio la sua tipologia di lavoro, in quanto potrebbe riguardare tre diversi articoli della convenzione: articolo 19 (Funzioni pubbliche); articolo 20 (insegnanti); articolo 15 (lavoro subordinato).
E' importante definire bene l'inquadramento del rapporto in quanto i risultati sono differenti. Riporto in sintesi l'esito di questa analisi:
Se applico articolo 19 (funzioni pubbliche) punto 1 a) Il reddito si tassa solo ed esclusivamente in Italia.
Se applico l'articolo 20 (insegnanti-attività di ricerca) punto 1. L'attività è esente in Italia e viene tassata solo in U.K. se dura sino a 2 anni
Se applico l'articolo 15 (lavoro subordinato); le remunerazioni corrisposte in Italia sono imponibili solo nel Regno Unito di Gran Bretagna.
Personalmente propenderei per l'articolo 20, sempre che si tratti di attività di ricerca e la sua permanenza in Italia non oltrepassi i due anni.
La saluto molto cordialmente.
Luigi Rodella

Egregio sig. Rodella,

la ringrazio per la sua illuminante risposta. Ho letto la convenzione, e da non esperto in materia, ho dei dubbi su tutti e tre gli articoli.
Per l'articolo 20 c'e' il problema del limite temporale. Il mio contratto sara' a tempo indeterminato (seppur part-time) e percio' maggiore di due anni. Cercando il rete, pare' si applichi a soggiorni di ricerca come borse di studio o visite per collaborazioni.
L'articolo 19 dice "remunerazioni pagate da uno Stato contraente o da una sua suddivisione politica o amministrativa o da un suo ente locale". L'Universita' e' in effetti un ente della amministrazione pubblica italiana, percio' lo vedo piu' applicabile dell'art.15, che forse e' riferito piu' a datori di lavoro nel privato?
In ogni caso, sembrano tutti applicabili, ma come si fa a decidere quale e' giusto? Chi ha questo onere, l'amministrazione universitaria? Grazie mille
 
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