Il contratto d'affitto è un contratto privato. Anche se normalmente viene stipulato per una pluralità di annualità, è sempre lecito un accordo scritto di rettifica del contratto principale e ciò anche con effetto temporaneo (riduzione per una - due mensilità - tre mensilità - fino al 31/12...) Questa possibilità è lasciata unicamente alla volontà delle parti. Alcuni si stanno muovendo adducendo l' "impossibilità sopravvenuta dell'utilizzo del locale" quale elemento "giuridico" per non pagare. E' una tesi stiracchiata perché di fatto il locale rimane occupato anche se l'attività non viene esercitata: la riduzione pertanto non è un obbligo e lei non è tenuto ad accettare, ma è tranquillamente consentita.
Per quanto riguarda l'aspetto più tecnico/fiscale, mentre la registrazione presso l'Agenzia delle Entrate di un affitto di una rettifica in aumento è obbligatoria, la rettifica in diminuzione è facoltativa, sebbene fortemente consigliata, per evitare accertamenti induttivi e dare data certa al nuovo documento.
L'articolo che cita spiega come procedere nel caso si faccia ciò in "autonomia". Confermo che l'affitto è un onere che in molti stanno rivedendo in questo momento, anche perché il credito d'imposta è corretto, ma lo si vede sulla lunga distanza e la gente ha problemi di liquidità nell'immediato.
Una raccomandazione da parte mia, però: al di là del modello 69, proceda tramite formalizzazione scritta-chiara del nuovo accordo tra lei e l'inquilino se intende proseguire su questa strada... e "occhio" ai 30gg.
Saluti