Gio.
Utente
La vendo come lo avuta, ad ognuno le proprie meditazioni!
due parole sul caso Nelson Dida. Il portiere del Milan, mercoledì scorso in Champions, dopo aver fatto un paio di cappellate colossali e aver fatto perdere la propria squadra, è stato raggiunto tra i pali da un tifoso del Celtic che aveva scavalcato la recinzione dello stadio. Questi, imbottito di birra, gli ha dato un buffetto sul viso. Dida dapprima l'ha inseguito per vendicarsi, poi dopo cinque passi, qualche sinapsi impazzita gli deve aver suggerito che quello era il momento ideale per farsi perdonare da squadra e tifosi, così si è buttato platealmente a terra. Una simulazione imbarazzante. Talmente brutta che tutti hanno preso le distanze. Il Milan lo ha scaricato, la Uefa lo vuole punire, i tifosi lo hanno insultato, i compagni di squadra si sono vergognati. E i giornalisti hanno montato il solito mont blanc di banalità più o meno supponenti.
Tutto ciò,sa di marcio, di ipocrita, di squallido. Perché, io mi chiedo: che differenza passa tra un Dida che simula di essere stato aggredito da un tifoso (come successo mercoledì) e un attaccante che simula di essere stato aggredito da un avversario durante un'azione di gioco (come succede tuttte le domeniche)? La risposta è semplice: nessuna. Entrambi cercano disonestamente di raggiungere un risultato che non meritano. Utilizzando per altro lo stesso sistema: la simulazione - che, per motivi connessi con la stessa natura del gesto, è di per sé premeditata e finalizzata all'inganno del pubblico, del giudice e dell'avversario.
La differenza tra il gesto di Dida e quello di un attaccante è dunque solo qualitativa: cioè l'attaccante il tuffo lo fa bene (mica sempre, per altro) e in un contesto, diciamo così, compatibile, coerente; Dida invece lo fa male, goffamente e fuori contesto. Considerando ciò, occorre aggiungere che condannare il secondo e sorvolare sul primo, oltre ad essere atteggiamento ipocrita e superficiale, è anche gravemente diseducativo: si fa in sostanza passare il messaggio - e [argomento delicato] solo sa quanto lo sport, e il calcio in particolare, siano importanti dal punto di vista pedagogico - che non è illecito "rubare" ma è illecito solamente "rubare male". Proprio quello che ci vuole per il nostro paese.
due parole sul caso Nelson Dida. Il portiere del Milan, mercoledì scorso in Champions, dopo aver fatto un paio di cappellate colossali e aver fatto perdere la propria squadra, è stato raggiunto tra i pali da un tifoso del Celtic che aveva scavalcato la recinzione dello stadio. Questi, imbottito di birra, gli ha dato un buffetto sul viso. Dida dapprima l'ha inseguito per vendicarsi, poi dopo cinque passi, qualche sinapsi impazzita gli deve aver suggerito che quello era il momento ideale per farsi perdonare da squadra e tifosi, così si è buttato platealmente a terra. Una simulazione imbarazzante. Talmente brutta che tutti hanno preso le distanze. Il Milan lo ha scaricato, la Uefa lo vuole punire, i tifosi lo hanno insultato, i compagni di squadra si sono vergognati. E i giornalisti hanno montato il solito mont blanc di banalità più o meno supponenti.
Tutto ciò,sa di marcio, di ipocrita, di squallido. Perché, io mi chiedo: che differenza passa tra un Dida che simula di essere stato aggredito da un tifoso (come successo mercoledì) e un attaccante che simula di essere stato aggredito da un avversario durante un'azione di gioco (come succede tuttte le domeniche)? La risposta è semplice: nessuna. Entrambi cercano disonestamente di raggiungere un risultato che non meritano. Utilizzando per altro lo stesso sistema: la simulazione - che, per motivi connessi con la stessa natura del gesto, è di per sé premeditata e finalizzata all'inganno del pubblico, del giudice e dell'avversario.
La differenza tra il gesto di Dida e quello di un attaccante è dunque solo qualitativa: cioè l'attaccante il tuffo lo fa bene (mica sempre, per altro) e in un contesto, diciamo così, compatibile, coerente; Dida invece lo fa male, goffamente e fuori contesto. Considerando ciò, occorre aggiungere che condannare il secondo e sorvolare sul primo, oltre ad essere atteggiamento ipocrita e superficiale, è anche gravemente diseducativo: si fa in sostanza passare il messaggio - e [argomento delicato] solo sa quanto lo sport, e il calcio in particolare, siano importanti dal punto di vista pedagogico - che non è illecito "rubare" ma è illecito solamente "rubare male". Proprio quello che ci vuole per il nostro paese.