Donazione ad entrambi e vendita dall'una all'altro, come già scritto. Soluzione classica, con l'inconveniente però di rendere quasi incommerciabile il bene per 20 anni (mentre la sorella prende soldi "buoni").
Se vi fossero denari in capo alla madre, la madre potrebbe donare con atto notarile al figlio i soldi (50) e con quei soldi e con altri soldi propri (ipotesi, altri 50) il figlio compra casa. Nell'atto la madre dice: i secondi 50 che mi devi dalli a tua sorella per liberalità da parte mia. Liberalità esente da imposta. E i figlio si trova una provenienza vendita (visto che la donazione del denaro è un atto precedente, non soggetto a pubblicità).
Questi casi sono trattati nel mio libro Vi lascio in pace che trovate su Amazon (fine dello spot).
Se non vi fossero i soldi in capo alla madre, soluzione più garibaldina e non è detto esente da problemi fiscali (quindi grande alert): vendita a 100, di cui 50 a titolo di liberalità collegata alla figlia e 50 alla madre dilazionati. Poi con scrittura separata la madre rinuncia al pagamento. Attenzione perché il fisco potrebbe andare a cercare il pagamento dei 50 e se non li trova, scardinare la regola del prezzo-valore sulla vendita.
Soluzione ulteriore, preferibile rispetto alla precedente: vendita al figlio a 50, tutti attribuiti alla figlia per liberalità collegata, esente (come sopra). Carta trilatera privata per dare atto che la vendita è tale per 50, ma che essendo il valore 100, per la differenza la cessione è a titolo di liberalità indiretta in favore del figlio. Questa carta sarebbe l'assicurazione della sorella nel caso in cui il fratello un domani dovesse dimenticarsi di aver preso anche lui i suoi 50. Forse a conti fatti questa sarebbe la soluzione migliore. Il figlio chiede prima casa, paga il 2% sulla rendita (che assumo essere inferiore ai 50; altrimenti comunque si deve pagare l'imposta sulla rendita) e si ritrova una provenienza pulita. La sorella si trova i soldi senza spese.