Buongiorno e grazie per l'aiuto ed il supporto che mi darete.Ciao Laura,
Ma, scusa, non hai letto cosa ti avevo scritto?
Sono sorpreso di come ti sei comportata, perché secondo me hai fatto almeno due grossi errori:
1) a fronte di una posizione ferma del tuo datore di lavoro nel volerti licenziare, invece di contrapporti con la minaccia di un duro ricorso, hai fatto lui una proposta che ridimensiona e ritratta ulteriormente il tuo contratto;
2) ti sei coalizzata con una tua collega non sapendo quanto può essere inaffidabile e non prevedendo che lei, a tua insaputa, possa avere già fatto un suo accordo personale.
Non c'è da confondersi: nel tuo caso, una volta impostata la linea di condotta la devi perseguire e basta, altrimenti oltre al posto di lavoro ci rimetti anche un sacco di soldi.
Deve essere lui a farti le proposte, capisci???
Poi, dopo averlo lasciato parlare inizi con lui una trattativa, ma senza mettere in discussione il tuo posto di lavoro, altrimenti gli farai ricorso.
Inoltre, per favore, smetti di ragionare in funzione della tua collega, ok?
Altre cose che mi interesserebbe capire sono il settore nel quale operate, la ragione sociale di questa azienda (snc, sas, srl, etc.) quanti dipendenti siete coinvolti nel licenziamento e se effettivamente tu percepisci il calo di lavoro.
Coraggio, non essere confusa e, un'ultima domanda, non hai un'uomo al tuo fianco in grado di confortarti?
Un abbraccio, Marco.
Vi spiego la mia situazione (sperando di aver centrato la sezione giusta):
3 anni fa sono stato contattato da un'azienda che cercava una figura esperta nel mio ruolo. Breve trattativa, ci stringiamo la mano e resto in attesa di proposta scritta.
La proposta non mantiene fede a quanto detto (mi propongono un TOT fisso + un TOT sotto forma di consulenza a mia moglie tramite partita IVA).
Accetto in quanto mi avvicino notevolmente a casa.
Do le dimissioni e scopro che il contratto non è con l'azienda che mi ha fatto la proposta ma con un'altra (gestita da un prestanome sempre di proprietà dello stesso CEO). In più il contratto parla di netto (rimborsi spesa, premi, carburante) e non al lordo.
Ovviamente non cedo e mi faccio mettere per iscritto una RAL fissa equivalente al 75% del netto pattuito a voce + la partita IVA a moglie.
E' chiaro che partiamo molto male ma faccio finta di niente, mi rendo subito indispensabile e dopo circa 10 mesi comunico che devo chiudere la partita IVA di mia moglie quindi il restante 25% del mio stipendio deve essermi elargito in altro modo. Da circa 12 mesi ho un rimborso spese (fasullo, non ho mai fatto alcuna trasferta ed è tutto certificabile) sempre uguale.
Faccio l'errore di formare delle risorse. Loro si sentono forti di questo e iniziano a mobbizzarmi mettendomi tutti contro (sopratutto i miei del mio gruppo). Arriviamo ai ferri corti e dopo 12 mesi non trovo più il rimborso concordato. il CEO si giustifica dicendo che sto lavorando male.
E' chiaro che siamo al termine ma io non mi dimetterò mai.
Cosa posso fare per tutelarmi ? possono di punto in bianco togliermi il rimborso dopo 12 mesi ? come difendermi dal mobbing che mi arriva da tutte le parti?
In più, se dovessero licenziarmi, come dovrei comportarmi? (meno di 15 dipendenti)
Grazie per l'aiuto!
MARCO PUOI AIUTARMI?