Il 25 gennaio scorso il Consiglio dei Ministri ha varato la versione definitiva del Decreto Legislativo Accertamento, al cui interno, tra le altre cose, sono contenute le norme che regolano il Concordato preventivo biennale.
Il Concordato preventivo biennale, destinato a imprese e lavoratori autonomi, è quel nuovo strumento con cui il Legislatore vuole instaurare un rapporto collaborativo tra fisco e contribuenti.
Con l’approvazione del Consiglio dei Ministri, questo strumento assume la sua forma finale, al termine di una lunga gestazione che ha richiesto diverse modifiche, rispetto alla versione originaria.
Chi ha seguito i passaggi più recenti, ricorderà che la Commissione finanze del Senato ha richiesto alcuni cambiamenti, che sono stati parzialmente recepiti.
A riguardo si rimanda agli articoli già pubblicati sull’argomento:
- Concordato preventivo biennale per i forfettari: partenza nel 2024
- Le modifiche al concordato preventivo biennale
- Concordato preventivo: salta il tetto del 10% ma rientra il contraddittorio
Con l’approvazione del Decreto Legislativo Accertamento è stato confermato l’allargamento della platea dei beneficiari a tutti i contribuenti soggetti a ISA, a prescindere dal punteggio ottenuto, che così si accompagnano ai contribuenti in regime forfetario.
I contribuenti che aderiranno al Concordato avranno accesso al regime premiale ISA e non potranno essere sottoposti agli accertamenti presuntivi basati sull’articolo 39 del DPR 600/1973.
L’obiettivo dichiarato è di intensificare le attività di controllo nei confronti dei contribuenti che non aderiscono al Concordato. Oggi, la platea di contribuenti che non sono considerati virtuosi, dal punto di vista degli ISA, costituiscono una platea troppo vasta che viene sottoposta ad accertamento in percentuale limitata. Con l’adozione di questo nuovo strumento il Legislatore prevede di ampliare di molto la platea dei soggetti in qualche maniera a minor rischio di evasione, per potersi concentrare sui restanti.
Il successo dello strumento, in termini di diffusione, dipenderà molto da quanto la proposta di concordato preventivo si distanzierà (in termini di incremento dei ricavi) dai risultati effettivamente realizzati negli anni precedenti, questione in questo momento non prevedibile, essendo saltata, in sede di approvazione, l’ipotesi che l’incremento di reddito non dovesse eccedere il 10% dei ricavi degli anni precedenti.
Logica vuole, che se la proposta di Concordato richiederà ai contribuenti uno sforzo equivalente a quello necessario per l’adeguamento agli ISA, i risultati, in termini di diffusione dello strumento, non saranno molto diversi.
Similmente, se lo strumento costituirà davvero una sorta di condono preventivo, come paventato dalle opposizioni, oppure no, dipenderà allo stesso modo dalle caratteristiche pratiche della proposta di Concordato.
Proprio in ragione di ciò, può stupire la scelta, fatta dal governo, di demandare la definizione di uno snodo così fondamentale per la caratterizzazione effettiva dello strumento, così come per il suo successo.
Rimane da segnalare una particolarità, prevista dal Decreto legislativo, che interessa il primo anno di applicazione del Concordato preventivo biennale, il 2024: infatti i contribuenti in regime forfettario, in via sperimentale per il solo 2024, potranno accettare la proposta di Concordato solo per l’anno in corso, a differenza dei soggetti ISA che potranno farlo per il biennio 2024-2025.
In conseguenza del fatto che nel 2024, in quanto primo anno, sarà anche possibile accettare il Concordato fino al 15 ottobre, dato che in quella data mancheranno appena un paio di mesi alla conclusione dell’anno fiscale, la stima della convenienza della proposta sarà molto facile da farsi per questa tipologia di contribuenti.