Com’è ormai noto, tra le poche novità che sono emerse dalla delega di riforma fiscale (Legge n 111/2023) si evidenzia quel nuovo strumento rappresentato dal concordato preventivo biennale, figlio della volontà di modificare gli ordinari meccanismi che regolano i rapporti tra contribuente e fisco.
Con il concordato preventivo biennale, in breve, l’Agenzia delle Entrate propone al contribuente una ipotesi di reddito per i successivi due anni e, se il contribuente lo considera plausibile, accetta la proposta; così facendo, le imposte dovute saranno calcolate e versate in base all’imponibile concordato, a prescindere dall’effettiva realizzazione dei ricavi previsti.
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I destinatari del nuovo strumento sono i contribuenti di minore dimensione, le imprese e i lavoratori autonomi:
- soggetti a ISA, che ottengono con punteggio uguale o maggiore di 8;
- in regime forfetario.
Da subito il provvedimento ha lasciato notevoli perplessità tra gli operatori economici e, ancora di più, tra i gli addetti ai lavori: a partire dal fatto che i destinatari sono quei contribuenti meno interessati a uno strumento di questo tipo, passando per i meccanismi tecnici di funzionamento che si concretizzano in un prendere o lasciare, e senza dimenticare le tempistiche previste, dai più considerate troppo ristrette.
Per tutti questi motivi, è stato ipotizzato che lo strumento, con la sua attuale configurazione, sarà utilizzato da una limitatissima platea di contribuenti.
Del medesimo avviso è la Commissione finanze del Senato, presso cui lo schema di decreto legislativo è sotto esame tecnico. Non a caso la Commissione, infatti, in una delle sue osservazioni, ha auspicato che “l'accesso al concordato preventivo biennale venga esteso, nel rispetto della disciplina relativa agli ISA, a tutti i contribuenti che ne facciano richiesta”.
Dalle anticipazioni riportate dai quotidiani di settore Il sole 24 ore e Italia oggi, sembra che sia in corso una sorta di trattativa tra il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, e il presidente della Commissione finanze del Senato, Massimo Garavaglia, entrambi appartenenti alla maggioranza al governo, per rendere più appetibile il concordato preventivo biennale.
Le modifiche che saranno apportate allo strumento, oltre ad ampliare la platea dei possibili destinatari, cercano anche di ammorbidirne i meccanismi operativi e di dilatarne le tempistiche, un po’ più a favore del contribuente e un po’ meno a favore del fisco: l’evidente obiettivo è di evitare il naufragio di questo strumento prima ancora del suo varo.
Le modifiche, che presumibilmente prenderanno corpo nelle prossime ore, sono:
- la possibilità di accesso al concordato preventivo anche per le imprese e i professionisti che non hanno ottenuto un punteggio ISA superiore o uguale a 8;
- la possibilità di accettare il concordato, a regime dal 2025, entro la data del 15 ottobre (in conseguenza dello slittamento della trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali);
- lo snellimento della prevista procedura di trasmissione dei dati, attesa della proposta e sua accettazione, attraverso una predisposizione della proposta del fisco che, si ipotizza, potrebbe avvenire in qualche modo contestualmente alla predisposizione degli ISA;
- l’introduzione di una forbice del 10% alla proposta del fisco sull’imponibile e quindi sulle imposte da versare all’erario.