Il CNDCEC, per sbloccare la cospicua mole di crediti d'imposta derivanti dai bonus edilizi, tramite un documento presentato in data 17 gennaio in Commissione Finanza e Tesoro, propone tre interventi, sinteticamente si suggerisce di:
- riportare “a nuovo” i crediti d’imposta fino al sesto periodo successivo a quello di competenza,
- ampliare la capacità di acquisizione da parte degli operatori finanziari
- eliminare il limite al numero di cessioni possibili
Il Consiglio nazionale dei commercialisti, rappresentato dal Vicepresidente con delega alla fiscalità, Salvatore Regalbuto, e dal coordinatore dell’area fiscalità della Fondazione nazionale, Pasquale Saggese, con un documento contenente i dati di un’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale, fornisce opzioni utili a sbloccare i crediti di imposta da bonus edilzi.
In particolare, il CNDCEC in collaborazione con la Fondazione Nazionale di ricerca dei Commercialisti ha effettuato una approfondita analisi degli effetti di finanza pubblica dei bonus edilizi nonché una stima alternativa del costo lordo per lo Stato e dell’effetto fiscale indotto dal superbonus del 110 per cento, nel documento, dal titolo “L’impatto economico del superbonus 110% e il costo effettivo per lo Stato dei bonus edilizi”, pubblicato il 22 dicembre 2022.
La ricerca mostra come, nel biennio 2020-2021,a fronte di un euro di uscita finanziaria pubblica in termini di crediti o detrazioni fiscali riconosciuti ai contribuenti, grazie agli effetti moltiplicativi in termini economici, ne ritornano 43,3 centesimi, sicché il costo netto per lo Stato è pari a 56,7 centesimi.
La ricerca si è soffermata anche su numerosi altri dati inerenti il settore delle costruzioni, gli investimenti in abitazioni, l'occupazione e offre considerazioni tecniche che potranno essere d’ausilio al decisore politico per individuare in modo obiettivo un credibile punto di caduta nel dibattito sul futuro del superbonus e favorire valutazioni più consapevoli e scevre da posizioni preconcette in merito all’utilizzo dei crediti d’imposta quale strumento di incentivazione fiscale di politiche economiche e di sostenibilità ambientale che presentano impatti estremamente rilevanti per imprese e famiglie, oltre che per il bilancio dello Stato.
L’auspicio del Consiglio nazionale è che si possa rendere strutturale il superbonus, così come altre agevolazioni fondamentali per il rilancio dell’economia quale il credito d’imposta per i nuovi investimenti delle imprese.
Dal documento si legge che, per quanto concerne il superbonus, sono da accogliere favorevolmente gli interventi tesi a ridurre la percentuale di detrazione che, oltre a rendere più sostenibile la misura per le casse erariali, innescano anche il necessario contrasto di interessi tra imprese e committenti, evitando così ingiustificati rialzi dei prezzi nel comparto dell’edilizia.
Se la volontà sarà quella di garantire una maggiore stabilità dell’agevolazione, per incentivare l’avvio di nuovi interventi sarà comunque necessario che l’aliquota della detrazione resti comunque allettante e che siano confermate le opzioni alternative per lo sconto in fattura e la cessione del credito.
Altrettanto importante, è che si giunga ad una profonda semplificazione del quadro normativo di riferimento, preservando e valorizzando l’importante ruolo di garanzia dell’interesse pubblico svolto dai professionisti in varia misura coinvolti nel processo stesso.
È necessario ad avviso dei Commercialisti, modificare l’attuale quadro normativo con la massima urgenza, al fine di superare, quanto prima, la grave crisi di liquidità che sta colpendo il settore dell’edilizia e l’intera filiera delle costruzioni, mettendo a rischio cantieri già aperti e interventi pianificati da tempo.
Per preservare l’indispensabile strumento della monetizzazione dei crediti d’imposta, senza sacrificare, nel contempo, le esigenze di contrasto alle frodi, si ritiene indispensabile un intervento normativo che riconosca ai cessionari dei crediti di imposta un maggior termine per l’utilizzo in compensazione dei crediti acquisiti, rimuovendo il divieto di riporto a nuovo del credito attualmente previsto dal terzo periodo del comma 3 dell’articolo 121 del decretolegge n. 34 del 2020.
Si propone quindi di prevedere che i crediti d'imposta derivanti dagli interventi ammessi al superbonus possano essere riportati a nuovo, ai fini del loro utilizzo in compensazione, sino al sesto periodo di imposta successivo a quello di competenza.
Questa soluzione operativa appare più idonea ad agevolare lo sblocco degli acquisti dei crediti d’imposta in oggetto da parte delle banche senza maggiori oneri finanziari di sconto per i cedenti.
L’attuale formulazione del comma 4 dell’articolo 9 del decreto-legge n. 176 del 2022 consente invece di optare – e, in ogni caso, soltanto per i crediti d'imposta relativi alle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate entro il 31 ottobre 2022 – per la “trasformazione” di crediti utilizzabili “rigidamente” in 4 anni in crediti utilizzabili “rigidamente” in 10 anni
Con la riportabilità sino al massimo al sesto anno successivo, viene nella sostanza confermato l’orizzonte temporale di “diluizione” da 4 a 10 anni prevista dall’attuale formulazione normativa.
Ulteriormente, almeno per i crediti d'imposta relativi alle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura relative ad interventi eseguiti fino al 31 dicembre 2022, al fine di consentire lo sblocco dell’ingente stock di crediti rimasti incagliati nei cassetti fiscali di imprese e privati cittadini, sarebbe necessario prevedere un meccanismo transitorio e straordinario che consenta agli operatori finanziari (banche, assicurazioni, ecc.) di ampliare la capacità di acquisizione di crediti mediante la compensazione con le imposte che la generalità dei loro clienti versano per il loro tramite, per una quota ritenuta ragionevole e sostenibile (proposta, peraltro, già condivisa dalle principali associazioni delle banche e dei costruttori edili).
Si propone, altresì, di eliminare il limite al numero massimo di cessioni che le banche e gli altri operatori qualificati possono effettuate.
Il sistema bancario offre infatti ampie garanzie contro il rischio di frodi, avendo fin dall’origine implementato procedure subordinate a rigorose e selettive due diligence che, seppur non previste normativamente, sono divenute ormai prassi consolidata e che vanno ad aggiungersi ai controlli preventivi (visto di conformità e attestazione e asseverazioni tecniche e di congruità dei costi) nonché ai presìdi antiriciclaggio già previsti per legge.
Quanto prospettato darebbe indubbiamente un nuovo impulso al settore dell’edilizia, rimettendo in moto un meccanismo virtuoso di smobilizzo dei crediti da parte delle banche e sicuro sul piano del contrasto ad eventuali condotte fraudolente, che permetterebbe ai beneficiari delle agevolazioni e alle imprese che hanno accordato lo sconto in fattura di monetizzare più agevolmente i loro crediti, evitando che misure adottate nel pieno dell’emergenza pandemica per sostenere e rilanciare l’economia, e per le quali lo Stato ha allocato rilevanti risorse, si trasformino in un micidiale boomerang economico e sociale.