Numerose sigle sindacali rappresentanti dei dottori commercialisti hanno proclamato cinque giorni di sciopero , dal 19 al 23 setttembre pv.v. per chiedere modifiche alla riforma della giustizia tributaria da poco pubblicata in Gazzetta ufficiale (legge 130/2022).
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La mobilitazione riguarda in particolare le seguenti associazioni di commercialisti:
- Adc, Associazione dottori commercialisti
- Aidc Associazione italiana dottori commercialisti
- Anc, Associzione nazionale commercialisti
- Fiddoc, Federazione italiana donne dottori commercialisti ed esperti contabili
- Unagraco,Unione Nazionale Commercialisti ed Esperti Contabili
- Sic, Sindacato Italiano commercialisti
- Ungdcec Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili
- Unico, Unione italiana commercialisti
L'astensione riguarderà in particolare la presenza/ rappresentanza nelle udienze tributarie dal 19 al 23 settembre 2022 compresi. Le date coicidono con quelle dello sciopero proclamato dall’Amt, l’Associazione magistrati tributari . Gli iscritti riceveranno a breve dai sindacati le indicazioni operative con modello di comunicazione da inviare:
- ai clienti, almeno 10 gg. prima dell'astensione
- alle Commissioni tributarie, almeno 2 giorni prima della data dell'udienza. ; in alternativa il professionista può dichiarare la propria adesione allo sciopero all’inizio dell’udienza.
Il comunicato precisa che verranno comunque assicurate le prestazioni indispensabili relative ad esempio da attestazione o in presenza di concordati nel rispetto del Codice di autoregolamentazione.
Le motivazioni della protesta dei commercialisti
Nella lettera di annuncio dello sciopero i professionisti lamentano la mancata risposta alle "richieste, più volte reiterate, al legislatore, in ordine ai necessari correttivi della Riforma della Giustizia Tributaria, e che mediante l’astensione, si intendono ribadire, auspicando la più celere revisione della norma di riforma, già in sede di sua prima applicazione".
Secondo i dottori commercialisti un aspetto fondamentale rischia di danneggiare gli iscritti all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e di ledere le prerogative professionali degli stessi, ovvero la mancata garanzia di imparzialità dell’organo giudicante e del soggetto deputato a dirimere preliminarmente le controversie, in quanto
- le corti di Giustizia Tributaria fanno parte del MEF, le cui articolazioni sono anche parti necessarie del processo tributario;
- l’assegnazione della mediazione tributaria all’Ente Impositore, in luogo di un soggetto terzo, impedisce una equilibrata conduzione e positiva conclusione del procedimento deflativo.