In materia di licenziamenti collettivi nelle aziende in crisi che, chiudono filiali italiane dopo aver ricevuto aiuti statali, è in corso un braccio di ferro tra Ministero del lavoro e Ministero dello Sviluppo economico, o per mglio dire tra i due ministri Orlando e Giorgetti )di partiti contrapposti anche se nella stessa maggioranza di Governo ) .
Sono in corso molti incontri per giungere a una intesa definitiva sul cosiddetto Decreto delocalizzazioni abbozzato dopo gli ultimi casi di licenziamenti improvvisi da parte di multinazionali che avevano usufruito di agevolazioni statali ( centinaia di licenziamenti erano giunti ai lavoratori addirittura con messaggi Whatsapp)
Vediamo di seguito qualche dettaglio in piu sulle misure allo studio per fare fronte al problema , in particolare:
- la bozza di decreto a firma Orlando Lotte (viceministra del MISE con delega per i tavoli di crisi)
- le indicazioni correttive che giungono dal ministro Giorgetti.
Si scontrano , di fatto una visione che pone al centro la tutela dell'occupazione e la responsabilità etica delle imprese , spesso destinatare di ingenti aiuti pubblici, contro quella che chiede di non penalizzare con burocrazie e costi economici esagerati le aziende, sulla base di alcuni casi limite, rischiando di far fuggire gli investitori stranieri.
Decreto Delocalizzazioni Orlando
La bozza di decreto prevede l'obbligo per le aziende da 250 dipendenti in su, che intendano procedere alla «chiusura di un sito produttivo in Italia per ragioni non determinate da squilibrio patrimoniale o economico-finanziario che ne renda probabile la crisi o l’insolvenza» , di
- comunicare per iscritto il progetto di chiusura del sito produttivo a Lavoro, Mise, Anpal, Regioni e sindacati;
- entro 90 giorni dalla comunicazione scritta, presentare al Mise un piano per limitare le ricadute occupazionali
Tale piano dovrebbe prevedere le azioni programmate dall'azienda per:
salvaguardia dei livelli occupazionali e gli interventi per la gestione degli esuberi, quali la ricollocazione presso altra impresa, le misure di politica attiva del lavoro, i servizi di orientamento, formazione e riqualificazione professionale, finalizzati alla rioccupazione o all’autoimpiego;
prospettive di cessione dell’azienda o di ramo di azienda con finalità di continuazione dell’attività,
- eventuali progetti di riconversione del sito produttivo a favore del territorio interessato;
- tempi, le le modalità di attuazione delle azioni previste.
Lo Sviluppo economico, entro 30 giorni dalla presentazione del piano, convoca un tavolo di confronto sul documento, con Anpal, regioni e sindacati e l'esame deve essere concluso entro 30 giorni , prorogabili di altri 30 .
In caso di assenza di tale piano o dell'ok del Mise il decreto richiederebbe
- un contributo licenziamento straordinario , aumentato di 10 volte la misura attuale e
- uno stop a tutte le agevolazioni pubbliche per 5 anni
Il percorso è molto lungo e complicato dall'intervento di molti attori . Erano presenti inoltre sanzioni pesanti per le aziende che procedono a licenziamenti , che sono state già stralciate
Lo stesso mInistro Giorgetti non è favorevole ad un iter cosi complesso.
Si starebbe valutando quindi di eliminare l'obbligo di valutazione del Mise. e di limitare le sanzioni Si pensa anche a una valutazione condivisa con imprese e sindacati.
Le nuove direttive sui tavoli di crisi
Il ministro Giuorgetti aveva annunciato prima della pausa estiva di avere intenzione di firmare una direttiva relativa ai tavoli di crisi aperti presso il Ministero , che spesso riguardano appunto aziende di grandi dimensioni la cui crisi ha un grandissimo impatto sull'occupazione nei territori.
L'atto indirizzo di Giorgetti , da quanto anticipato dal Sole 24 ore , prevede che
- nei bandi e nei provvedimenti di concessione di incentivi, agevolazioni, contratti di sviluppo o da parte del Mise sia inserita una clausola sull’occupazione.
- Le aziende beneficiarie di aiuti devono impegnarsi per l'eventuale fabbisogno di addetti ad assumere prioritariamente lavoratori residenti nel territorio e /o lavoratori di altre aziende coinvolte dai tavoli di crisi del Mise.
Per definire meglio i criteri per l’individuazione delle crisi di rilievo nazionale che possono essere trattate presso il ministero, un' altro documento precisa che si deve trattare di:
- imprese con almeno 250 dipendenti assunti in Italia
- imprese localizzate in più di una regione in Italia con significativi impatti occupazionali
- imprese di rilevante interesse nazionale
- imprese titolari di marchi storici.