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AMMINISTRATORI E SOCI DI SRL: NON PIÙ DOVUTI I CONTRIBUTI COMMERCIANTI

Amministratori e soci di SRL: non più dovuti i Contributi Commercianti

L’ordinanza 1759/2021 della Corte di Cassazione esclude l’obbligo di iscrizione alla gestione commercianti per i soci e gli amministratori di Società a responsabilità limitata

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Il 27 gennaio 2021 è stata pubblicata lordinanza numero 1759 della Corte di Cassazione, sezione civile, che, finalmente, interviene sulla questione della doppia posizione contributiva per coloro che sono, al contempo, soci e amministratori di Società a responsabilità limitata, obbligati, da oltre dieci anni, al versamento dei contributi commercianti (per il reddito d’impresa prodotto dalla società) e dei contributi dovuti alla gestione separata (per l’eventuale retribuzione come amministratore).

L’ordinanza non esclude la possibilità della doppia iscrizione, che permane, ma detta un principio ben più importante: le mansioni intellettuali svolte dall’amministratore di una Società a responsabilità limitata non presentano, da sole, le caratteristiche necessarie per poter iscrivere il socio che svolge questo incarico alla gestione commercianti.

Questa annosa questione origina dalla norma di interpretazione autentica (quindi con efficacia retroattiva) contenuta nel comma 11 dell’articolo 12 del DL 78/2010, come convertito dalla Legge 12/2010, che stabiliva il principio generale in base al quale “le attività autonome, per le quali opera il principio di assoggettamento all'assicurazione prevista per l'attività prevalente, sono quelle esercitate in forma d'impresa dai commercianti, dagli artigiani e dai coltivatori diretti, i quali vengono iscritti in una delle corrispondenti gestioni dell'INPS”, restando esclusi i rapporti di lavoro per i quali è prevista l’iscrizione alla gestione separata.

La norma stabilisce che il principio dell’alternatività della contribuzione, in base alla prevalenza, è limitata alle gestioni dipendenti, commercianti, artigiani, coltivatori diretti; imponendo la doppia iscrizione a coloro che svolgono, contestualmente, una seconda attività soggetta a gestione separata. Il caso tipico è il lavoratore dipendente che esercita anche una attività di consulente, che sarà obbligato alla doppia contribuzione.

La prassi, per il caso di coloro che sono, al contempo, soci e amministratori di Società a responsabilità limitata, ha interpretato la norma sopra richiamata in maniera estensiva, ritenendo che costoro dovessero essere soggetti a gestione commercianti per l’attività espletata nell’impresa come socio-amministratore, produttrice di redditi di impresa, e a gestione separata per il reddito percepito per l’incarico. Il tarlo intrinseco in questo ragionamento è costituito dal fatto che è la medesima attività di amministratore a giustificare due diversi obblighi contributivi.

La Corte di Cassazione, con la sopra richiamata ordinanza, interviene con una interpretazione decisa che non lascia spazio ad equivoci: non viene messo in discussione il principio della doppia contribuzione, essendo previsto dalla Legge, ma si discute l’interpretazione che di questa ha dato la prassi, ritenendo che “il facere che avrebbe giustificato una doppia iscrizione avrebbe dovuto essere diverso e distinto da quello di amministratore, e che nella specie lo svolgere attività di supervisione, fungere da referente per i clienti e fornitori o l'avere assunto un dipendente rientravano tutte nelle competenze dell'amministratore”, che “lo svolgimento [...] della sola attività di amministratore, senza alcuna partecipazione diretta all'attività materiale ed esecutiva dell'azienda” non può essere sufficiente a giustificare l’iscrizione alla posizione commercianti, e che “né, di per sé, la qualifica di socio di una società di capitali (con responsabilità limitata al capitale sottoscritto e con partecipazione alla realizzazione dello scopo sociale esclusivamente tramite il conferimento di tale capitale) può essere significativa dell'esercizio di diretta attività commerciale nell'azienda”.

In definitiva, con l’ordinanza numero 1759 del 27 gennaio 2021, la Corte di Cassazione stabilisce che l’attività intellettuale di direzione e coordinamento svolta dall’amministratore di società di capitali, se retribuita, è soggetta a contribuzione separata (nei limiti del corrispettivo percepito); che questo incarico, da solo, non ha i requisiti necessari per poter essere inquadrato nella gestione commercianti, e che, in ogni caso, tale iscrizione è esclusa per coloro che sono solo soci di capitale.

Graverà sull’INPS l’onere di dimostrare la “partecipazione diretta all'attività materiale ed esecutiva dell'azienda” se vorrà iscrivere il socio-amministratore di Società a responsabilità limitata alla gestione commercianti (di presumibile dimostrazione solo nel caso in cui l’azienda eserciti una attività d’impresa senza dipendenti o collaboratori), dovendosi escludere, grazie all’ordinanza in questione, la possibilità di una iscrizione d’ufficio per il solo fatto di ricoprire entrambe le posizioni di socio e amministratore, come invece finora avvenuto.

Ti potrebbe interessare il libro Il contenzioso contributivo con l'INPS

Tag: CONTRIBUTI PREVIDENZIALI CONTRIBUTI PREVIDENZIALI LA TASSAZIONE DELLE PMI LA TASSAZIONE DELLE PMI

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