Leggendo la prefazione dell’ultimo libro di Dario Deotto dal titolo apocalittico e proseguendo nel viaggio all’interno del testo, si capisce subito che si è davanti a una riflessione profonda sulla situazione in cui ormai da parecchi anni ci si trova ad operare nel campo del diritto tributario ma non solo.
Il titolo del primo capitolo “La supremazia della prassi e il nichilismo giuridico tributario italiano” è quanto mai attuale.
Per chi opera nel settore è chiaro che sempre piu’ la norma è schiacciata dalla prassi, che quotidianamente cerca di supplire alla carenza della norma, sempre piu’ approssimativa e incompleta. Circolari, risoluzioni, interpelli ma anche semplici comunicati stampa spesso fanno le veci della norma.
Bella e attuale la citazione di Camus, “se la legge non esprime nient’altro che una disposizione provvisoria, essa non è fatta ormai se non per essere elusa o per essere imposta”.
La prassi schiaccia la norma, le regole della tecnica sostituiscono la norma giuridica.
Lo scopo è sempre il gettito per riempire le voraci casse statali.
Ma diamo la parola all’autore:
“La precarietà strutturale del diritto risulta terribilmente acuita nel diritto tributario. Qui non si ravvisano soltanto leggi che (freneticamente) sostituiscono altre leggi. Quello che si realizza nel diritto tributario può pacificamente essere ascritto ad una sorta di nichilismo giuridico. Nel diritto tributario – da oramai una ventina d’anni – la regola tecnica ha sostituito la regola giuridica. Si può ben affermare che nella fiscalità italica si registra la supremazia della prassi sulla normatività giuridica. Sempre Irti, in maniera illuminata, afferma che “il diritto presuppone la lotta di interessi e ideologie, la regola tecnica presuppone l’unità di scopo. Se il conflitto degli scopi tace… allora si spegne anche il diritto, e subentrano le regole della tecnica”.
Ciò è proprio quel che accade nel diritto tributario: qui non vi sono (più) “ideologie” (da intendersi, pensieri, seppure tecnici, sottostanti), né “visioni”; nemmeno vi sono interessi fiscali contrapposti. Quasi tutto converge verso un’unica “unità di scopo”: la necessità di garantire le entrate tributarie. Accade così che le leggi tributarie vengano indirizzate verso l’unico scopo, che risulta il gettito erariale. Questo accade anche perché il “legislatore tributario” risulta, di fatto, in gran parte dei casi, lo stesso “apparato tecnico” che ha per sua finalità il reperimento delle entrate. “
Ma non vogliamo togliervi il gusto della lettura.
Di seguito riportiamo l’indice invitandovi all’acquisto del testo.
Prefazione
1. La supremazia della prassi e il nichilismo giuridico tributario italiano
2. Davvero la sostanza prevale sulla forma?
3. Quando si evade, quando il risparmio d’imposta risulta legittimo e quando si “abusa del diritto”
3.1 L’abuso del diritto: cenni
3.2 Il legittimo risparmio d’imposta
3.3 L’evasione
3.4 L’abuso del diritto nei suoi tratti essenziali
4. Talune presunzioni (tributarie) non hanno più senso e altre appaiono (davvero) irragionevoli
5. Le presunzioni non possono essere retroattive (a prescindere dall'anacronistico distinguo tra norme sostanziali e norme processuali
6. Questo non è un contraddittorio preventivo (e il divieto di emettere l’atto di accertamento prima dei 60 giorni dalla consegna del pvc non è affatto contraddittorio)
7. Gli accertamenti parziali (che non si distinguono più da quelli ordinari)
8. Il falso "mito" degli accertamenti bancari
8.1 La norma non disciplina alcuna presunzione
8.2 La previsione sui prelievi non giustificati degli imprenditori
9. Il redditometro (basato sulla spesa effettiva) come strumento ragionevole di accertamento, che proprio per questo non viene utilizzato
10. Gli Isa e il mostro fiscale
11. Le società a ristretta base partecipativa nella "morsa" della giurisprudenza della cassazione
12. Il grande equivoco delle società "di comodo" (o "non operative")
13. L'"inferno fiscale quinquennale" delle società estinte (la cui "sottile" finalità non è stata da tutti compresa)
13.1 L'intervento del decreto semplificazioni del 2014
13.2 La (il)legittimità della previsione
13.3 La previsione dell'art. 36 del Dpr 602/1973
13.4 Le conclusioni
14. Il fisco si avvantaggia (anche) nelle avversità
15. Le violazioni meramente formali
16. L'inesistente tassazione delle aggregazioni professionali
16.1 Conferimento dello studio individuale
17. Occorre riformare anche il reddito di lavoro autonomo (non è possibile che i canoni di leasing immobiliari si deducano e gli ammortamenti no)
18. Quando il credito (ai fini della sanzionabilità amministrativa) risulta "non spettante" e quando risulta "inesistente"
19. Quale sanzione per l'infedele dichiarazione in presenza di minore credito utilizzato?
20. Aiuto! Questo ravvedimento operoso non lo risconosco più
21. Il cumulo giuridico delle sanzioni e quel confronto disomogeneo
22. C'è ancora chi lo definisce il "ravvedimento sprint"...
23. La strana metamorfosi del ravvedimento nei 90 giorni: dichiarazioni tardive che divengono "integrative" e dichiarazioni infedeli che risultano irregolari
24. Il fisco è antiquato (come l'uomo): il caso delle criptovalute che non stanno all'estero nè sono valute estere
24.1 Monitoraggio fiscale