L’emendamento al Dl Rilancio approvato in Commissione Bilancio alla Camera, che prevede il rinvio al 2022 del termine per nominare gli organi di controllo o il revisore nelle società a responsabilità limitata e nelle società cooperative costituite dopo il 16 marzo 2019, è sbagliato e dannoso.
Ciò è quanto ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani nel comunicato stampa riguardante il Decreto Rilancio e la crisi d’impresa pubblicato il 2 luglio 2020.
L’emendamento del Decreto Rilancio concede infatti due anni in più alle società (a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e al fine di contenerne le ripercussioni negative), per adempire alla norma del Codice della Crisi che le obbliga a nominare l’organo di controllo o il revisore (art. 379, comma 3 del D.Lgs. del 12 gennaio 2019, n. 14), al ricorrere delle condizioni di cui all’articolo 2477 c.c.
In tal modo, le società a responsabilità limitata e le società cooperative avrebbero tempo fino alla data per l’approvazione dei bilanci relativi all’esercizio 2021, in luogo della data prevista per l’approvazione dei bilanci relativi all’esercizio 2019 per la nomina degli organi di controllo o del revisore.
Il Presidente del CNDCEC, criticando tale emendamento, ha evidenziato che: “dare più tempo per la nomina dei revisori penalizza chi ha rispettato la norma e creerà problemi alla riforma”. Le società che si sono già dotate di organi di controllo sono almeno 50mila su 68mila e pertanto l’emendamento in questione si pone a discapito delle imprese che si sono impegnate a rispettare la norma, premiando invece quelle sino ad ora inadempienti, in maniera ingiusta.
Questa modifica rappresenterebbe, a detta di Miani, un colpo al sistema di allerta che costituisce la più rilevante novità introdotta dalla riforma della crisi di impresa.
Si fa presente che la Riforma entrerà in vigore nel 2021 tuttavia, a causa del rinvio disposto, circa ventimila imprese potranno far entrare in carica i relativi organismi di controllo nel 2022. Il prospettato sfasamento temporale sarà fonte di confusione e priverà una fetta importante delle imprese italiane (per parecchio tempo) degli organismi di controllo deputati a monitorare le imprese al fine di evitare la segnalazione di situazioni di allerta. Gli organi di controllo infatti interloquiscono direttamente con il cda, segnalando immediatamente allo stesso l’esistenza di fondati indizi della crisi.
Ci si augura pertanto che il Parlamento riveda la propria scelta e modifichi nuovamente il testo del Decreto Rilancio attualmente in fase di conversione in Legge.