La Ministra del lavoro Catalfo ha incontrato ieri i sindacati per condividere alcune misure di emergenza per il coronavirus , in particolare riguardo le conseguenze sul piano pratico ed economico per i lavoratori delle imprese che si trovano nelle zone coinvolte o che sono impossibilitati a raggiungere i luoghi di lavoro. Le confederazioni CGIL CISL e UIL hanno infatti manifestato con forza l’esigenza che il provvedimento garantisca copertura a tutti i lavoratori che, per cause direttamente o indirettamente conseguenti al contenimento del virus, sono costretti alla sospensione della attività lavorativa.
Si prevede in particolare:
– Utilizzo ove possibile della cassa integrazione ordinaria, con i massimali previsti dalla norma; La ministra Catalfo ha specificato che questo è certamente possibile in quanto l'emergenza sanitaria rientra tra le cause di forza maggiore che giustificano l'utilizzo . Non è pero confermato l'ok alla richiesta dei sindacati di non tenere conto di utilizzo pregresso e vincoli di accesso
– Utilizzo “esteso” del FIS (Fondo di integrazione salariale ) per i settori a cui si applica, derogando quindi agli attuali vincoli (tetti, regole e requisito del numero dei dipendenti per ottenere l’accesso, generalizzazione nell’utilizzo dell’assegno ordinario);
– Valutazione della introduzione dello strumento della cassa in deroga per tutti i lavoratori non coperti;
– Istituzione di una indennità fissa a titolo di risarcimento per collaboratori e partite iva delle aree interessate;
– Utilizzo delle casse previdenziali private per misure di sostegno al reddito;
Per la copertura delle assenze dei lavoratori pubblici, sulla quale la ministra ha concordato la convocazione a breve di un tavolo con la Ministra della Funzione Pubblica.
Accordo unanime sulla necessità di attivazione di un rapporto con l’Unione Europea per far sì che le somme che dovranno garantire gli ammortizzatori possano essere scomputate dal rispetto dei vincoli del patto di stabilità. e per una cabina di regia per la gestione di questa fase che eviti iniziative unilaterali locali o regionali.
Il Ministero sta anche valutando provvedimenti a favore delle imprese come la sospensione dei contributi o del pagamento delle scadenze fiscali, già attuati in altre circostanze emergenziali analoghe.
Per la definizione degli interventi è necessaria la valutazione per le coperture economiche da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze che sta avvenendo in queste ore . Il tavolo con i sindacati si riconvocherà oggi martedì 25 febbraio alle 18.
In sintesi ricordiamo che le norme giuslavoristiche in questi casi prevedono:
- nel caso in cui l’attività aziendale venga sospesa per ordine dell’autorità pubblica, si tratta di assenze non imputabili al datore di lavor c quindi il datore di lavoro non è obbligato a pagare la retribuzione né a versare i contributi. Quindi i datori di lavoro che rientrano nelle aree interessate possono richiedere la cassa integrazione guadagni:
- per le zone non interessate da provvedimenti delle autorità se l'azienda decide di propria iniziativa, di sospendere l’attività lavorativa, la retribuzione è comunque dovuta, a meno che non sia possibile dimostrare che, a fronte di un concreto rischio di contagio, sia stato inevitabile adottare misure di prevenzione e sanificazione degli ambienti;
- l'assenza di un lavoratore che decida autonomamente di non andare al lavoro per paura del contagio non è giustificata quindi viene perso il diritto alla retribuzione .
- per i lavoratori posti in quarantena preventiva dalle autorità sanitarie la Fondazione studi dei consulenti del lavoro in un approfondimento sul tema afferma che "è da considerarsi sottoposto a trattamento latu sensu sanitario e, pertanto, la sua assenzadovrà essere disciplinata secondo le previsioni, di legge e contrattuali, che riguardano l’assenza per malattia, con le conseguenti tutele per la salute e la garanzia del posto di lavoro."