Da quando il Decreto Crescita (DL 34/2019) all'articolo 10 ha previsto lo sconto diretto in fattura per gli interventi di risparmio energetico e per gli interventi di prevenzione antisismica, non sono mancate le polemiche dei piccoli fornitori. Infatti la norma prevede lo sconto diretto in fattura per il cliente a fronte della possibilità per il fornitore di recuperare le somme sotto forma di credito di imposta da usare in compensazione. Si veda sul tema l'articolo Cessione sismabonus ed ecobonus: le regole per avere lo sconto in fattura che riprende le norme attuative previste dall'Agenzia delle Entrate con il Provvedimento del 31 luglio 2019.
Attualmente, le proposte allo studio del Governo sono:
- utilizzo del credito d'imposta dal secondo mese successivo a quello dello sconto. Attualmente il credito è utlilizzabile dall'anno successivo.
- se il fornitore non riesce a sua volta a cedere il credito è prevista la possibilità di chiedere il rimborso all'Agenzia delle Entrate che lo erogherà a partire dai successivi 3 mesi.
Le soluzioni allo studio sono molte e cercano di venire incontro ai piccoli fornitori dei clienti che non riescono a concedere la cessione del credito a fronte dei grandi gruppi che invece se lo possono permettere con beneficio del cliente che paga solo il 35% del costo complessivo.
Recentemente un gruppo di imprese aderenti alla CNA, operanti nella filiera dell’ efficientamento energetico degli edifici, ha depositato ricorso al TAR contro l’Agenzia delle entrate per ottenere l’annullamento del provvedimento sullo sconto in fattura. Come si legge nel comunicato stampa "il provvedimento dell’Agenzia, che rende operativo lo sconto in fattura, rischia infatti di tagliare fuori dal mercato della riqualificazione energetica le piccole imprese, alle quali non si può chiedere di erogare l’importo degli incentivi pubblici recuperandolo nell’arco di ben cinque anni. Avvantaggia, dunque, solo i grandi operatori del settore, distorcendo la concorrenza."