Il nuovo Codice per la crisi d'impresa e per l'insolvenza entrerà in vigore il 20 agosto 2020 ma forse non per tutti. Allo studio del Governo c'è la possibilità di modificare l'entrata in vigore delle norme per le piccole e le micro-imprese, soprattutto per evitare che le stesse vengano travolte dal ciclone degli indici di allerta della crisi. Questa possibilità ha preso forma dopo le numerose richieste avanzate dal CNDCEC e da Confidustria che hanno trasmesso un documento ufficiale al Ministero della Giustizia.
In linea generale il nuovo Codice della crisi prevede due tipologie di indici:
- indici che i professionisti devono definire ogni 3 anni per controllare lo stato di salute dell'impresa
- indici del rischio di insolvenza con conseguente procedura di alert.
Gli indici sono allo studio del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, e in base alla bozza in circolazione analizzata dal Sole24ore (*) dovrebbero consistere in 7 valori che il professionista deve verificare a catena. Si ricorda che gli indici dovranno inoltre essere approvati con apposito decreto MISE.
Prima di elencare gli indici che sono allo studio del CNDCEC, occorre prestare attenzione al fatto che il codice prevede per le imprese che non intendono adottare gli indici previsti dal CNDCEC (cd. "indici della crisi standard") di predisporre degli indici personalizzati. Infatti risulterebbe estremamente difficile individuare degli indici validi per ogni titpologia di impresa e pertanto le imprese che non ritengono idonei gli indici predisposti dal CNDCEC possono adottarne altri ma devono darne adeguata motivazione nella nota integrativa alla quale dovrà anche essere allegata l'attestazione del professionista indipendente in merito alla loro adeguatezza.
Il primo è il patrimonio netto negativo per effetto di perdite di esercizio, indicazione che se assume valore negativo è un importante segnale di allarme per l'impresa. Se questo valore è positivo o almeno nei limiti di soglia, si procede all'analisi dell'indice DSCR: Debt Service Coverage ratio. In pratica è il rapporto tra i flussi di cassa a 6 mesi e il rimborso dei debiti a 6 mesi. Se anche questo valore è negativo si procede all'analisi dei successivi 5 indici parametrati in base al settore di attività:
- sostenibilità oneri finanziari (oneri finanziari/fatturato)
- adeguatezza patrimoniale (debito netto/debiti totali)
- ritorno liquido dell'attivo (clash flow/ totale attivo)
- liquidità a breve (attività a breve/passività a breve)
- indebitamento previdenziale e tributario (indebitamento previdenziale e tributario/attivo totale).
(*) Sole 24ore del 11.09.2019, pagna 22, articolo a cura di Giovanni Negri