E' di pochi giorni fa la missiva che i Presidenti di ADC (Associazione Dottori Commercialisti) Enzo De Maggio e ANC (Associazione Nazionale Commercialisti) Marco Cuchel hanno scritto al Presidente del Consiglio, ai due Vicepresidenti e al Ministro dell’Economia per chiedere un provvedimento urgente affinché, per l’anno d’imposta 2018, siano disapplicati i nuovi indici ISA, mantenendo gli studi di settore. Ed è di ieri, 6 giugno 2019, il comunicato stampa con cui il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti (CNDCEC) ha chiesto l'applicazione opzionale degli ISA stessi.
Tale richiesta si è resa necessaria a causa della latitanza nel rilascio degli strumenti necessari per l’adempimento, quali il software di elaborazione e lo schema di specifica delega che il contribuente deve firmare al professionista.
Nel comunicato stampa pubblicato sul sito del 3 giugno i due Presidenti hanno chiarito che“In qualità di rappresentanti sindacali di Categoria non possiamo sottrarci dal nostro compito istituzionale di portare alla Sua pregiata attenzione un disagio diffuso e crescente dei commercialisti di fronte ad una situazione di totale ed imbarazzante incertezza, oltre all’impossibilità di dare risposte alle imprese che assistono. La preoccupazione delle Associazioni riguarda anche i costi aggiuntivi che i professionisti si sono visti caricare sulle già esorbitanti spese di mantenimento dei software, relative all’integrazione dei rispettivi gestionali con le nuove procedure, unica conseguenza tangibile, questa, di un annunciato e ancora non realizzato sistema di semplificazione, che comunque si presenta ancor più macchinoso e di difficile elaborazione rispetto al precedente. Per scongiurare l’ennesimo caos che deriva dalla perdurante situazione di incertezza operativa, e che si aggiunge ai problemi legati alla fatturazione elettronica, si è arrivati alla paradossale situazione di dover chiedere il ritorno agli studi di settore, sistema che da sempre consideriamo inadeguato e inefficace."
Ieri, invece il Consiglio Nazionale nel comunicato stampa ha chiarito che ritiene ormai non più differibile un intervento normativo che disponga, con urgenza, il carattere meramente facoltativo dell’applicazione degli ISA e della compilazione dei relativi modelli per il corrente anno”. Alla luce dei fatti, è evidente che si è andati ormai “fuori tempo massimo” e che è necessario un intervento risolutore che ponga definitivamente i contribuenti e i professionisti che li assistono nelle condizioni di effettuare gli adempimenti fiscali e di svolgere il proprio lavoro con la dovuta serenità e diligenza professionale, senza essere costretti a estenuanti straordinari”.
Una situazione, sottolinea il Presidente Miani, “di gravissimo e intollerabile ritardo anche in considerazione del fatto che i nuovi ISA avrebbero dovuto trovare la loro prima applicazione già lo scorso anno e che a due anni di distanza dalla loro previsione normativa risultano ancora indisponibili gli strumenti necessari per la loro stessa applicazione”. Nella lettera inviata a Tria, i commercialisti avevano chiesto la proroga al 30 settembre dei termini di versamento delle imposte sui redditi, dell’imposta regionale sulle attività produttive e dell’imposta sul valore aggiunto. In quella circostanza era stata anche sottolineata, da parte dei commercialisti, l’inutilità del differimento di venti giorni dei termini di versamento che viene di consueto disposto con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, perché insufficiente. Insufficiente anche una proroga dei versamenti che fosse disposta “unicamente per le maggiori imposte correlate al miglioramento del punteggio di affidabilità fiscale, avendo i nuovi ISA riflessi anche sulle imposte ordinariamente dovute, per effetto della loro rilevanza sulla disciplina delle “società di comodo”, la cui eventuale applicazione comporta l’obbligo di versamento di maggiori imposte sui redditi, IRAP e IVA, a prescindere da quanto eventualmente corrisposto in virtù dell’applicazione degli ISA al fine dell’ottenimento di un miglior punteggio di affidabilità”.