E' iniziato al Senato l’esame in commissione Lavoro del Senato sui due progetti di legge sul salario minimo a firma di Nunzia Catalfo (M5S) e Mauro Laus (Pd). La discussione in Aula è progrsammata per il 21 marzo, ma la presidente di Commissione Catalfo ha specificato che intende ascoltare tutte le parti sociali coinvolte e le audizioni sono in corso .
Ricordiamo che :
1- La proposta del Movimento 5 Stelle a firma della stessa senatrice Catalfo prevede un trattamento economico complessivo, non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni di lavoro, stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro più rappresentative sul piano nazionale, e comunque non inferiore a 9 euro all'ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali. Inoltre in tema di rappresentatività del contratto collettivo prevalente si applicano per le organizzazioni dei lavoratori i criteri associativo ed elettorale di cui al testo unico della rappresentanza, recato dall'accordo del 10 gennaio 2014 tra Confindustria, CGIL, CISL e UIL, e per le organizzazioni dei datori di lavoro i criteri del numero di imprese associate in relazione al numero complessivo di imprese associate e del numero di dipendenti delle imprese medesime in relazione al numero complessivo di lavoratori impiegati nelle stesse.
2. La proposta del PD - a firma Laus, Boldrini, Cirinnà invece prevede: un salario minimo orario non inferiore a 9 euro l'ora al netto dei contributi previdenziali e assistenziali, applicabile a tutti i rapporti di lavoro, che andrebbe incrementato il 1° gennaio di ogni anno in base alla variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati definito dall'Istituto nazionale di statistica.
Per ora pero sia dagli industriali che dai sindacati emerge molta perplessità . Si teme soprattutto la fine dei contratti collettivi nazionali di lavoro : «Va garantito il rispetto delle regole e della giusta retribuzione del lavoro, a prescindere dalla sua fonte di regolazione - ha detto il direttore dell’area lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria, Pierangelo Albini -. Il perimetro delle garanzie e delle tutele offerte al lavoratore dal sistema dei Ccnl è ben più esteso del mero trattamento economico minimo».
Anche Cgil, Cisl e Uil chiedono che venga piuttosto valutata la possibilità di «assumere i minimi tabellari dei Ccnl come salario orario minimo per legge», mentre l'Alleanza delle Cooperative è favorevole a «determinarlo per legge solo nei settori dove non c’è contrattazione sottoscritta da parti più rappresentative».
E' stato intanto illustrato proprio ieri con le audizioni di INPS e ISTAT che il salario minimo di 9 euro orari lordi sarebbe un miglioramento per ben il 22% dei lavoratori del settore privato (dei quali il 38% sono under 35) . Contemporaneamente cio significherebbe un aggravio di costi per un milione e mezzo di aziende pari a circa 3,2 miliardi complessivi, con una diminuzione media del Margine operativo lordo all'1,2% .
In Italia si registra attualmente che il 90% delle retribuzioni minime sono stabilite dalla contrattazione collettiva . L'OCSE ricorda tra l'altro che il salario minimo esiste in 28 dei 36 paesi OCSE (i piu industrializzati del mondo) ma che 9 euro lordi costituiscono un importo tra i piu alti , a livello del Lussemburgo come potere d'acquisto.
Lo stesso presidente del CNEL l'ex ministro Treu ha ammonito che i minimi salariali devono sempre tenere conto della rappresentatività datoriale e sindacale per cui c'è bisogno in prima battuta di definire le regole sulla rappresentatività, piu volte annunciate e per le quali è stato costituito un gruppo di lavoro presso l'ente. Ha anche affermato che nulla vieta che salario minimo e minimi contrattuali coesistano nello stesso ordinamento giuridico, purche separati e distinti.