Sul piede di guerra i due sindacati di categoria dei dottori commercialisti ANC (Associazione Nazionale Commercialisti) e ADC (Associazione Dottori Commercialisti).
Con una nota pubblicata la scorsa settimana, le due associazioni hanno invitato i dottori commercialisti all'astensione collettiva l'utlima settimana di aprile. Infatti, come si legge nella nota, oltre alle difficoltà quotidiane di gestione degli studi professionali e la rincorsa delle innumerevole scadenze imposte, la professione vive oggi un continuo smembramento delle proprie competenze a favore di altre figure professionali. Molti rilievi derivano dallo "svilimento" degli incarichi e del ruolo del commercialista, come risulta:
- dal prevalente riconoscimento dell’iscrizione al Registro dei revisori legali,
- registri o elenchi istituiti o istituendi per lo svolgimento di alcune attività, già rientranti nelle competenze previste dall’ordinamento professionale.
- ampliamento della platea dei professionisti coinvolti nelle procedure di crisi e insolvenza con l’inclusione di soggetti il cui ordinamento della professione non prevede le specifiche competenze così come della possibilità che si estenda a soggetti professionalmente allo scopo non qualificati l’esercizio dell’assistenza tecnica e di rappresentanza dinanzi alle Commissioni tributarie.
Sono inoltre molte le incertezze che vive la categoria, in termini di scadenze ad esempio la proroga dell'esterometro è stata solo annunciata ma non ancora legittimata da un decreto, mentre anche i dubbi della fattura elettronica non mancano e le risposte amministrative tardano ad arrivare.
Alla luce di una condizione divenuta insostenibile, le Associazioni ADC e ANC, riunite in confederazione, intendono dare seguito alla proclamazione di una astensione collettiva della categoria, avviando le procedure formali previste dallo specifico codice di autoregolamentazione, per il periodo 29 aprile/3 maggio 2019.
Prevista una riunione tra le associazioni di categoria e il Consiglio Nazionale dei Commercialisti (CNDCEC) in questi giorni, per decidere quale linea tenere. Altre sigle infatti, pur riconoscendo le difficoltà e il malcontento dei professionisti, non sono favorevoli all'astensione, ritenuta una misura estrema.