Nel decreto legge in preparazione dedicato alle norme per la realizzazione del Reddito di Cittadinanza emerge una ulteriore novità. Riguarda il pensionamento anticipato per le donne detto Opzione Donna che prevede l'uscita con 35 anni di contributi per le lavoratrici nate nel 1958 o 1959 (un anno in piu per le autonome).
La bozza di decreto diffusa l'altro giorno dall'ufficio legislativo ne prevedeva già la conferma nel 2019 ma alcune indiscrezioni parlano di un ampliamento anche alle nate nel 1960, quindi a coloro che abbiano compiuto 58 anni entro il 2018. La motivazione è da attribuire a una approfondita analisi delle risorse relative al 2018 dedicate a questo capitolo di spesa che sarebbero rimaste inutilizzate .
Va ricordato pero che Opzione donna prevede il ricalcolo dell'assegno pensionistico con il sistema contributivo anche in caso di montante contributivo accumulato prima dell'entrata in vigore della riforma. Il sistema, introdotto dalla Riforma Dini e portato a regime dalla Riforma Fornero, è oggi prevalente e produce importi di pensione inferiori in media del 20 % rispetto a quelle calcolate con il sistema retributivo ( cioe quello che collegava l'assegno di pensione all'ultimo stipendio ricevuto e non a quanto versato nella carriera lavorativa) o misto.
Il sistema Opzione Donna ha pero il vantaggio di essere escluso dal meccanismo dell'adeguamento del requisito anagrafico all'aumento della speranza di vita , proprio perche utilizza come requisito l'anno di nascita.
Altra particolarità la decorrenza dell'assegno è posticipata di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 per le autonome.
Il decreto, dopo lo slittamento della scorsa settimana è atteso giovedi 17 gennaio in Consiglio dei ministri.
Sempre in tema di pensioni il ministro del Lavoro Di Maio ha precisato che l’incremento dell’assegno pensionistico fino a 780 euro per i 65enni con i requisiti per la pensione di cittadinanza riguarderà 500mila soggetti. Tali requisiti prevedono un reddito familiare annuo inferiore a 7.650 euro, che sale a 9.360 per chi vive in affitto. L'integrazione mensile potrà arrivare all'importo di 630 euro a cui sommare eventualmente 150 euro al mese per l'affitto o per il mutuo.