Il rapporto Istat relativo al mese di luglio 2018 registra, come per giugno, un calo dell'occupazione reale con -28mila unità (a giugno, -41mila), concentrata tra le donne e nella fascia d’età centrale 15-49 anni. I lavoratori stabili continuano a scendere (-44mila unità), per effetto anche dell’annunciato rincaro degli indennizzi per i licenziamenti illegittimi e i limiti dell'attuale incentivo alle assunzioni stabili, rivolto ai soli under35.
Intanto gli impieghi a termine , negli scorsi mesi in deciso aumento, rallentano sensibilmente +8mila occupati temporanei a luglio, dopo i +16mila di giugno (praticamente, si dimezza l’aumento). I lavoratori ultracinquantenni invece aumentano ma si tratta del risultato dell'innalzamento dell'età pensionabile apportato dall ultime riforme previdenziali.
La causa va ricercata, secondo il Sole 24 ore, nel ristagno dell'economia che non cresce piu come l'anno scorso e nell'incertezza creata dalla stretta per i rapporti a tempo determinato, del recente Decreto Dignità .
Il numero di inattivi ossia le persone disoccupate che non cercano lavoro, sale in particolare nella fascia 15-49 anni, quindi il tasso di disoccupazione complessivo è comunque migliorato dal 10,8 al 10,4 % Il tasso di disoccupazione giovanile è al 30,8 , al terz'ultimo posto in Europa, peggio di noi solo Grecia e Spagna. L'assegno di ricollocazione per i disoccupati fatica a decollare, solo 1800 le richieste pervenute.
In controtendenza il dato per il lavoro autonomo, con una crescita di 63mila occupati a luglio 2018.
Nel complesso quindi, secondo Confindustria il mercato del lavoro regge anche se servirebbero politiche industriali piu efficaci e regole certe. Invece , secondo il prof Maresca ordinario di diritto del lavoro all' Università La Sapienza , sui contratti a termine "dal 14 luglio, data di entrata in vigore del decreto dignità, predomina l’incertezza: le imprese, nel dubbio, non rischiano, anche perchè un errore può far scattare la conversione del rapporto a tempo indeterminato».
Sul fronte sindacale "I segnali di flessione non vanno sottovalutati " dice Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, che chiede una riduzione strutturale del costo del lavoro a tempo indeterminato.