“Disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo contributivo dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili”. E' questo il titolo della proposta di legge sulle pensioni firmata dai capigruppo di 5 Stelle e Lega Francesco D'Uva e Riccardo Molinari presentata prima della pausa estiva ai lavori parlamentari.
La proposta in realtà non prevede un vero ricalcolo bensi la riduzione per le pensioni superiori ai 4mila euro mensili netti delle quote dell'assegno calcolate con il sistema retributivo , sulla base della data in cui si è andati in pensione, anche in rapporto alla distanza con la data prevista per legge, in quel momento storico.
Gli interessati sarebbero dunque i pensionati sopra i 4mila euro netti al mese, e i 6mila lordi, che ammontano a circa 100mila soggetti .
Restano escluse le pensioni di invalidità, e quelle di reversibilità di trattamenti alle vittime del dovere o di azioni terroristiche.
I tagli agli importi che si vogliono ottenere sono progressivi (ad evitare la probabile censura da parte della Corte Costituzionale , come successo per il contributo di solidarietà istituito dal Governo Monti nel 2011) tra il 10 e il 20 per cento e le risorse risparmiate doverebbero essere destinate ad aumentare le pensioni minime da 450 a 780 euro mensili.
Questo tipo di ricalcolo viene giudicato molto negativamente dagli addetti ai lavori perche , oltre che complicatissimo, è retroattivo e lesivo di diritti acquisiti ; si possono prevedere sul tema innumerevoli ricorsi che potrebbero trovare riscontro nella giurisprudenza. Il Movimento 5 Stelle lo sostiene con forza, mentre da qualche giorno la Lega sembra aver in qualche modo tirato il freno a mano e ha annunciato anche la presentazione di una proposta autonoma.
Viene segnalato ad esempio che l’articolo 4 del provvedimento stabilisce che il ricalcolo non potrà ridurre comunque i trattamenti pensionistici o i vitalizi al di sotto degli 80.000 euro lordi annui. La specifica contraddice la delibera camerale sui vitalizi degli ex parlamentari appena approvata , su proposta del Presidente della Camera Fico, e che entrerà in vigore il prossimo primo gennaio 2019.
Con questo sistema uno studio del Sole 24 ore ha evidenziato che le donne sarebbero le più penalizzate, considerando che spesso nei decenni passati hanno goduto di particolari anticipi dell'età pensionabile rispetto alla norma generale. Ad esempio nel 1993 per loro l’età pensionabile era a 55 anni mentre l’età di pensionamento “corretta” sarebbe stata di 64 anni e 7 mesi.
La proposta non è fra le misure che potranno entrare nella nuova legge di bilancio 2019 ma consiste in un DDL , disegno di legge, che dovrà seguire un iter parlamentare autonomo.