Il Ministero del lavoro ha reso disponibile sul proprio sito l'annuale rapporto sulla popolazione straniera residente in Italia, giunto all'ottava edizione.
Risulta che al 1° gennaio 2017 gli stranieri in Italia sono poco piu di 5 milioni, pari all’8,3% della popolazione complessiva.
Negli ultimi 12 mesi il numero di individui stranieri è aumentato di circa 21 mila unità.
Le principali nazionalità extracomunitarie residenti al 1° gennaio 2017 provengono dal Marocco (455 mila), dall’Albania (442 mila), dalla Cina (319 mila), dall’Ucraina (234 mila), dalle Filippine (162 mila) e dall’India (158 mila).
Con riferimento ai flussi migratori regolari, i cittadini non comunitari che sono entrati in Italia nel 2016, anno al quale fanno riferimento gli ultimi dati disponibili, sono diminuiti rispetto ai 12 mesi precedenti. Il valore dell’ultimo anno (226.934 unità) è, infatti, inferiore a quello che si era registrato nel 2015 (238.936 unità) e nel 2014 (248.323 unità).
MERCATO DEL LAVORO
Il ministero rileva come, nel corso degli ultimi anni la centralità della componente straniera nel mercato del lavoro è emersa con particolare evidenza.
Fino al 2015, la contrazione occupazionale che ha investito la componente italiana è stata controbilanciata da un incremento occupazionale degli stranieri.
A partire dal 2015 e per tutto il 2016 si osserva un’inversione di tendenza: l’incremento dell’occupazione straniera va di pari passo con la crescita dell’occupazione nativa. Il numero di occupati italiani aumenta così come il numero di occupati UE ed Extra UE, seppur con minore intensità.
Nel 2017 il rafforzamento della capacità inclusiva del mercato del lavoro – parallelamente ad un netto riassorbimento dell’area della disoccupazione – interessa ancora una volta nativi e stranieri, ma a differenza del trend del biennio precedente per la prima volta il tasso di crescita dell’occupazione italiana è maggiore di quello dell’occupazione straniera nel suo insieme.
Nel 2017 il tasso di disoccupazione della popolazione straniera ha conosciuto una sensibile riduzione. La percentuale delle persone in cerca di lavoro di cittadinanza UE è diminuita dal 14,1% del 2016 al 13,1% del 2017; con riferimento ai cittadini non comunitari dal 16,0% del 2016 al 14,9% del 2017.
La rilevanza dei lavoratori stranieri è evidente in diversi settori economici: l’incidenza percentuale degli occupati è attualmente pari al 10,5%, con rilevanti differenze settoriali.
Nei servizi collettivi e personali la presenza di lavoratori non nativi è piuttosto elevata: nel 2017 la percentuale è pari a 37,3 punti, con una netta
preponderanza della forza lavoro non UE. Seguono Alberghi e ristoranti (18,5%), Agricoltura (16,9%) e Costruzioni (16,6%).
Profili professionali e livelli di istruzione: La quasi totalità dei lavoratori stranieri svolge un lavoro dipendente e più del 70% ricopre la posizione di operaio.
La segmentazione professionale, e dunque la preponderanza di profili prettamente esecutivi tra la forza lavoro straniera, è chiara e confermata dalla scarsa presenza di occupati impiegati in ruoli dirigenziali e simili: appena lo 0,4% degli occupati è dirigente e lo 0,7% quadro, a fronte dell’1,9% e del 5,8% degli italiani.