Nel corso dell'iter di conversione del decreto fiscale 2017 collegato alla manovra di bilancio è stato approvato al Senato un emendamento sull'equo compenso dei professionisti. Inizialmente il correttivo prevedeva l'introduzione dell'equo compenso per gli avvocati nei confronti con i clienti di grandi dimensioni.Dopo il passaggio in Commissione bilancio, la portata dell'emendamento è stata ampliata e l’equo compenso è stato esteso a tutti i professionisti.
Il relatore del Ddl di conversione del DL n. 148/2017, ha fatto sapere che la tutela che pone un tetto minimo al di sotto del quale non si può scendere viene estesa a tutte le professioni, incluse quelle senza Ordini o Albi. La norma mira a tutelare i professionisti che svolgono prestazioni nei confronti di banche, assicurazioni e grandi imprese, ma prevede anche una “una norma di principio a cui la Pubblica Amministrazione si deve ispirare”. Il presidente della COmmissione Lavoro Damiano ha auspicato che alla Camera non vengano introdotte modifiche.
Nella sua relazione in relatore Lai si è detto soddisfatto "per aver introdotto l'allargamento ai professionisti non ordinistici dell'accesso al capitale di Confidi, , ma soprattutto per il principio dell'equo compenso per i professionisti. Questa norma era stata giustamente e correttamente espunta, ha detto, per la legge di contabilità, dalla proposta di legge di bilancio del Governo. In tale sede non era possibile che venisse accettata e approvata ; ma altrettanto positivamente, l'abbiamo reintrodotta nel decreto fiscale al nostro esame dove poteva essere introdotta, discussa e poi approvata". Il senatore Lai ha anche affermato che, avendo piu tempo, il testo avrebbe anche potuto essere migliorato specificando che alcuni riferimenti legislativi che comunque potranno comunque essere regolamentati sueccessivamente dal Ministero della giustizia.
Sul richiamo di principio all'utilizzo dell'equo compenso da parte delle pubbliche amministrazioni però si sono levate alcune perplessità ad esempio dalla presidente dei Consulenti del lavoro, Calderone, e Miani , presidente dell'ordine dei commercialisti, in quanto l'emendamento specifica che l’attuazione delle disposizioni non dovrà comportare maggiori oneri a carico della finanza pubblica e si teme che questo possa permettere alle P.A. di eludere, nei fatti, tale principio.
Un altro punto di difficoltà potrà essere quello dei riferimenti economici sui quali valutare l'equità del compenso . Per le professioni ordinistiche si potrà infatti basarsi sulle tabelle utilizzate dai tribunali che però non esistono per le altre professioni non regolamentate.