La Corte di Giustizia europea ha stabilito che è legittima e non discriminatoria la normativa italiana in materia di lavoro intermittente con limite di età fissato a 25 anni . Ciò in ragione della finalità di maggiore attenzione all'assorbimento della forza lavoro giovanile nel mercato del lavoro che risulta aver bisogno di contratti di lavoro incentivanti. Il contratto di lavoro intermittente, detto anche "a chiamata" o "Job on call" puo essere stipulato con lavoratori fino a 24 anni o oltre i 55 anni e prevede un massimo di 400 giornate di lavoro in un arco temporale di tre anni. Per i giovani le prestazioni devono essere concluse entro il 25 anno di età.
La sentenza , C-143/16, è stata depositata ieri e riguardava in particolare il ricorso di un lavoratore assunto con contratto di lavoro intermittente da una multinazionale di moda , che era stato licenziato al compimento del 25 anno . Il ricorso respinto dal Tribunale era stato accolto dalla Corte di Appello per cui la Cassazione , investita a sua volta , aveva ritenuto di porre alla Corte europea il quesito sulla possibile illegittimità della normativa per contrasto con il divieto di discriminazione in base all’età sancito dalla Carta dei diritti fondamentali Ue e dalla direttiva 2000/78.
La Corte Ue ha ritenuto ragionevoli le argomentazioni fornite dall’azienda e dal Governo che sottolineavano , in particolare nel contesto di perdurante crisi economica, la necessità di uno strumento contrattuale poco vincolante , come il contratto di lavoro intermittente riservato agli under 25 e over 55 , meno costoso rispetto al contratto di lavoro ordinario che puo favorire la domanda d’impiego proveniente dai giovani; finalità considerata legittima e non discriminatoria .