Super ammortamento e iper ammortamento sono stati chiariti dall'Agenzia delle Entrate con la Circolare 4/e del 30 marzo 2017. Infatti con la legge di bilancio 2017 è stata data attuazione alle prime misure a sostegno degli investimenti nelle imprese (Piano industria 4.0):
- la proroga del super ammortamento sugli acquisti di beni strumentali avvenuti entro il 31 dicembre 2017 e consegnati entro il 30 giugno 2018;
- l’introduzione di una maggiorazione del 150% (iper ammortamento) sul costo di acquisto di beni strumentali funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese in chiave Industria 4.0 effettuati entro il 31 dicembre 2017 e consegnati entro il 30 giugno 2018;
- l’introduzione di una maggiorazione del 40% sul costo di acquisto beni strumentali immateriali (alcuni software, sistemi IT e attività di system integration) per i soggetti che beneficiano dell’iper ammortamento;
- un potenziamento significativo del credito d’imposta in R&S - ricerca e sviluppo - con la proroga della misura di un anno (ovvero fino al 2020), la definizione di un’aliquota unica di agevolazione pari al 50% delle spese incrementali ammissibili, l’incremento a 20 milioni di euro del beneficio massimo annuo fruibile per impresa, l’estensione dell’ambito di applicazione della misura ai soggetti residenti che effettuano attività di R&S - ricerca e sviluppo - su commessa di soggetti esteri.
Tali misure si aggiungono al taglio delle aliquote IRES dal 27,5% al 24% e alle misure già vigenti, a partire dal cd. Patent Box, ovvero la defiscalizzazione - sia a fini IRES che IRAP - del 50% dei redditi derivanti dallo sfruttamento di beni immateriali quali: brevetti industriali, marchi d’impresa, disegni e modelli industriali, software coperto da copyright, know how, il credito di imposta per investimenti al Sud.
Tutti i benefici elencati sono cumulabili.
Inoltre, la buona riuscita del Piano Industria 4.0 è legata inoltre alla disponibilità di adeguate infrastrutture di rete: è prevista un’accelerazione del Piano Banda Ultra Larga soprattutto nelle cosiddette aree grigie (dove risiedono circa i due terzi delle imprese italiane), quelle caratterizzate dalla presenza di un unico operatore di rete a banda larga.