Lo sciopero dei commercialisti proclamato dal 26 febbraio 2017 al 6 marzo, sembra essere in bilico. La scorsa settimana, si è svolto un incontro tra il viceministro all’Economia Luigi Casero,il direttore delle Entrate Rossella Orlandi,il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e sette sindacati della categoria professionale nel corso del quale c'è stato accordo
- sull’accoglimento immediato e in prospettiva di alcune delle 12 proposte presentate dalle sette sigle (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec, Unico). In particolare è stato assicurato l’accoglimento immediato del raccordo fisco-bilanci e sulla cadenza semestrale per il 2017 dello spesometro, ossia della nuova trasmissione dei dati delle fatture emesse e ricevute, con un contestuale spostamento della prima scadenza di invio a metà settembre. Tutti questi interventi entreranno nella conversione del Milleproroghe e su cui si voterà a partire da martedì prossimo in Aula al Senato.
- sull’avvio di percorsi comuni che vedano riuniti intorno al tavolo professionisti e amministrazione finanziaria.
Il problema dello sciopero riguarda la tempistica con cui le sigle sindacali devono decidere se aderire o meno. Infatti, in base al Codice di autoregolamentazione, i commercialisti che aderiscono alla protesta devono comunicarlo ai propri clienti almeno dieci giorni prima dell'inizio dello sciopero (articolo 3) pertanto entro domani deve essere assunta la decisione definitiva.