L'Agenzia delle Entrate può effettuare i controlli fino al quarto anno successivo rispetto a quello di trasmissione della dichiarazione dei redditi: per questo motivo tutti i documenti inerenti la dichiarazione dei redditi 2016 (anno d'imposta 2015) devono essere conservati dai contribuenti fino al 2020.
Infatti, in caso di verifiche da parte dell'Agenzia delle Entrate, il contribuente deve essere in grado di giustificare in modo cartaceo, ogni cifra inserita. Per evitare inconvenienti è meglio scannerizzare e conservare i documenti in formato elettronico. Di seguito un elenco dei documenti più comuni che devono essere conservati:
- le certificazioni uniche;
- le fatture, le ricevute e le quietanze di pagamento di oneri e spese deducibili/detraibili, come ad esempio:
- gli scontrini relativi alle spese mediche;
- il contratto di acquisto o mutuo dell'abitazione principale;
- le fatture dei lavori condominiali;
- i bollettini con il versamento dei contributi Inps di colf e badanti;
- le ricevute di versamento dell’assegno periodico al coniuge in caso di separazione o divorzio;
- le ricevute delle erogazioni liberali.
Qualora il contribuente non riuscisse a giustificare i dati dichiarati, l’ufficio emette un “avviso bonario” (articolo 36-ter del Dpr 600/73), così da recuperare a tassazione gli importi non giustificati.