Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria tenutasi il 10 febbraio, ha affrontato, tra gli altri, anche il problema dell'omocodia di alcuni codici fiscali, che si verifica nel caso in cui due soggetti abbiano dati anagrafici tali che l’espressione alfanumerica del codice fiscale generata sia la stessa. In questi casi, è necessario procedere ad una differenziazione: in particolare, vengono sostituite con caratteri alfabetici una o più cifre dei caratteri numerici e il codice fiscale “base”, cioè quello che sarebbe naturalmente scaturito dall’algoritmo standard di calcolo, “cestinato”, in quanto non sarebbe possibile riferirlo in maniera univoca allo stesso soggetto. Una operazione che si è resa necessaria per 35.800 posizioni, sugli oltre 94 milioni di soggetti registrati in Anagrafe tributaria. il numero totale di omocodici (codici fiscali poi differenziati) rappresenta meno dello 0,08% del totale di quelli attribuiti, con un incremento progressivo per i soggetti nati all’estero. Sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate è disponibile il servizio online di verifica del codice fiscale, ad accesso libero, grazie al quale enti e cittadini possono verificare l’esistenza e la corrispondenza tra un codice fiscale e i dati anagrafici di un soggetto, confrontando i dati inseriti con quelli registrati in Anagrafe tributaria. Per risolvere le criticità dell’attuale struttura del codice fiscale delle persone fisiche, una soluzione alternativa potrebbe consistere in un sistema di codifica analogo all’attuale, ma senza i riferimenti a sesso e luogo di nascita. Il progetto costerebbe però più di 5,5 milioni di euro, cui andrebbero aggiunte le spese per gli adeguamenti relativi alla gestione del catasto e dei registri immobiliari, delle dogane, dei monopoli, nonché del Sistema tessera sanitaria.