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REDDITO D'IMPRESA PER IL PROFESSIONISTA CON STUDIO MOLTO STRUTTURATO

Reddito d'impresa per il professionista con studio molto strutturato

Per il Fisco e la Corte di Cassazione, lo studio di un professionista avente una struttura complessa mette in secondo piano l’opera intellettuale del professionista

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La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13509 del 29 maggio scorso, ha affermato che l’organizzazione e l’utilizzo di beni strumentali di ampie dimensioni snaturano l’attività di lavoro autonomo svolta dal professionista legittimando la tassazione dei redditi prodotti come fossero d’impresa. I giudici della Suprema Corte hanno, infatti, sottolineato che non vi è coincidenza tra la nozione di "esercizio di imprese commerciali" secondo l’ordinamento tributario e secondo quello civilistico. Infatti, l'art. 51 del Tuir intende come tale "l'esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività indicate dall'art. 2195 cod. civ., anche se non organizzate in forma di impresa, e prescinde quindi dal requisito organizzativo, che costituisce invece elemento qualificante e imprescindibile per la configurazione dell'impresa commerciale agli effetti civilistici, esigendo soltanto che l'attività svolta sia caratterizzata dalla professionalità abituale, ancorché non esclusiva”. Il caso trae origine dalla notifica di un avviso di accertamento nei confronti di un geometra al fine della rettifica dei redditi prodotti in un determinato periodo di imposta e riferibili, secondo l’Amministrazione finanziaria, a reddito di impresa e non di lavoro autonomo.

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Commenti

Miky - 12/06/2013

Vorrei però che i giudici dimostrassero che "lo studio di un professionista avente una struttura complessa" funziona e produce reddito alla stessa maniera se guidato da un analfabeta o da un incapace. Solo dimostrando ciò diventa sostenibile la loro tesi, posto che un incapace sia in grado di giungere ad avere uno studio professionale strutturato. Io credo che in Italia la giustizia in generale e quella fiscale in particolare, abbia abdicato in favore delle esigenze di una classe politica mai sazia di denaro. Il Fisco e la Corte di Cassazione dovrebbero spiegarci perchè viene costantemente violato l'Art. 53 della Costituzione taliana:"Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva." (ci dicano perchè non fanno abrogare la marea di tasse e balzelli che dobbiamo pagare allo Stato Italiano in misura fissa sia come cittadini che come imprese, indipendentemente dal conseguimento di un reddito). E faccio un esempio eclatante: (al di là dell'IMU e compagnia bella), molte regioni hanno scaglionato le aliquote delle tasse loro spettanti, però l'aliquota che uno raggiunge si applica a tutto il reddito e non solo alla parte relativa a quello scaglione, addirittura non c'è una parte di reddito esente da quella tassa, per cui i nostri figli se durante l'anno lavorano due mesi come precari, su quei mille euro percepiti devono pagare la ritenuta regionale......NON E' UNA VERGOGNA ? NON E' ANTICOSTITUZIONALE ? NON CI DOVREBBE ESSERE UNA PARTE DI REDDITO "DI SOPRAVVIVENZA" SULLA QUALE LO STATO, IN TUTTE LE SUE FORME E PROPAGGINI, NON DOVREBBE METTERE LE MANI ? C'è un giudice della Corte Suprema, in grado di dare risposta ?

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