Con un Comunicato del 13 marzo 2019, che qui alleghiamo, il Ministero dell'Economia e delle Finanze fornisce alcune precisazioni in merito alle inesattezze riportate circa il ruolo giocato dall’Italia nella decisione unanime, presa dall’ Ecofin martedì 12 marzo a Bruxelles, di includere gli Emirati Arabi nella nuova lista nera UE dei paradisi fiscali, precisando che:
- Gli Emirati Arabi hanno già predisposto la normativa necessaria per uscire dalla Lista nera ma non hanno ancora concluso il lungo iter per la sua adozione formale previsto dalla loro Costituzione federale.
- Richiamando le decisioni del Gruppo Codice di condotta sulla tassazione delle imprese circa la flessibilità da riconoscere per vincoli di natura costituzionale, l’Italia ha chiesto e ottenuto in sede Ecofin di modificarne le conclusioni. Queste ora prevedono che, una volta ratificata la modifica della rispettiva normativa, qualunque paese debba essere tempestivamente rivalutato e uscire dalla lista nera.
- Per questa ragione l’Italia ha ritirato la sua riserva e approvato la nuova lista nera Ue.
Ricordiamo infatti che i ministri delle finanze dell'UE hanno aggiornato l'elenco UE delle giurisdizioni fiscali non cooperative, aggiungendo 10 paesi, sulla base di un intenso processo di analisi e di dialogo guidato dalla Commissione. L'elenco si è dimostrato altamente efficace, poiché molti paesi hanno modificato la propria legislazione e i propri sistemi fiscali per conformarsi alle norme internazionali.
Come ha sottolineato la Commissione Europea nel comunicato stampa del 12.03.2019, nell'ultimo anno la Commissione ha valutato 92 paesi sulla base di tre criteri:
- trasparenza fiscale,
- buona governance
- e attività economica reale,
nonché un indicatore, l'esistenza di un'aliquota dell'imposta sulle società pari a zero.
L'aggiornamento ha dimostrato che questo processo chiaro, trasparente e credibile ha portato a una vera svolta: 60 paesi hanno preso provvedimenti riguardo alle preoccupazioni della Commissione e più di 100 regimi nocivi sono stati eliminati. Inoltre, l'elenco ha inciso positivamente sulle norme di buona governance fiscale concordate a livello internazionale.
I ministri hanno così inserito nella lista nera 15 paesi.
Di questi, 5 non hanno assunto alcun impegno da quando è stata adottata la prima lista nera nel 2017:
- Samoa americane,
- Guam,
- Samoa,
- Trinidad e Tobago
- e Isole Vergini degli Stati Uniti.
Altri 3 paesi che figuravano nell'elenco del 2017 erano stati spostati nella lista grigia in seguito agli impegni assunti, ma devono essere nuovamente inseriti nella lista nera per non aver dato seguito agli impegni annunciati:
- Barbados,
- Emirati arabi uniti
- e Isole Marshall.
Altri 7 paesi sono stati spostati oggi 12 marzo, dalla lista grigia alla lista nera per lo stesso motivo:
- Aruba,
- Belize,
- Bermuda,
- Figi,
- Oman,
- Vanuatu
- e Dominica.
Altri 34 paesi continueranno a essere monitorati nel 2019 (lista grigia), mentre 25 paesi del censimento iniziale sono stati rimossi dalla lista nera.
L'elaborazione dell'elenco dell'UE è un processo dinamico che continuerà nei prossimi anni.