L'assegno unico universale per i figli, introdotto in Italia come misura di sostegno economico per le famiglie nel 2022, è al centro di un dibattito acceso riguardo le voci su possibili modifiche che potrebbero essere apportate a partire dal 2025.
Le discussioni sono nate dalla procedura di infrazione dell'Unione Europea e dalla necessità di apportare correttivi, che preoccupa il Governo in quanto risulterebbero necessarie maggiori risorse, al momento indisponibili.
Vediamo meglio la questione e le possibili novità di una riforma che appare comunque obbligatoria.
Leggi un riepilogo della misura in Assegno Unico tabelle importi e isee 2024
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1) Assegno Unico: infrazione per i requisiti di residenza in Italia
L'assegno unico universale per i figli a carico, è stato oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, culminata con il deferimento dell'Italia alla Corte di Giustizia UE a luglio 2024.
La Commissione ritiene infatti che alcuni requisiti imposti dalla normativa italiana siano discriminatori nei confronti dei lavoratori mobili dell'Unione Europea, in violazione del diritto comunitario.
La questione centrale riguarda due specifici requisiti dell'assegno unico:
- Residenza in Italia da almeno due anni: Questo requisito esclude i lavoratori che si sono trasferiti in Italia da meno di due anni dal diritto di beneficiare dell'assegno unico per i figli a carico.
- Presenza in Italia dei figli: Secondo la normativa italiana, i figli per i quali si richiede l'assegno devono risiedere in Italia, escludendo così quei lavoratori i cui figli risiedono in un altro Stato membro dell'UE.
La Commissione Europea ha contestato tali requisiti, ritenendoli incompatibili con diversi principi fondamentali dell'Unione Europea, come dettagliato nella comunicazione ufficiale:
- Parità di trattamento: L'articolo 45 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) e il regolamento (UE) n. 492/2011 sulla libera circolazione dei lavoratori stabiliscono che i cittadini dell'UE devono essere trattati allo stesso modo dei cittadini dello Stato membro ospitante. Ciò significa che i lavoratori mobili dell'UE che lavorano in Italia, ma non risiedono stabilmente nel Paese o i cui figli risiedono all'estero, dovrebbero avere diritto alle stesse prestazioni familiari dei cittadini italiani.
- Esportabilità delle prestazioni: Secondo il regolamento (CE) n. 883/2004 relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, le prestazioni sociali, inclusi gli assegni familiari, devono essere esportabili. Questo significa che i lavoratori mobili dell'UE hanno diritto alle prestazioni familiari nello Stato membro in cui lavorano, indipendentemente dal fatto che i loro figli risiedano in un altro Stato membro.
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2) Possibili Modifiche alla Disciplina dell'Assegno Unico
Di fronte alla procedura di infrazione e al rischio di una condanna da parte della Corte di Giustizia UE, l'Italia deve ora considerare possibili modifiche alla normativa sull'assegno unico. Le modifiche potrebbero includere:
- Abolizione del requisito di residenza: Per allinearsi ai regolamenti europei, l'Italia potrebbe essere costretta a rimuovere il requisito della residenza di due anni per i lavoratori mobili dell'UE, estendendo così il beneficio dell'assegno unico anche a coloro che si sono trasferiti da poco nel Paese. Questa soluzione è stata rifiutata apertamente dalla premier Meloni per l'eccessiva onerosità
- Inclusione dei figli residenti all'estero: Un'altra possibile modifica potrebbe riguardare l'estensione del diritto all'assegno unico anche ai lavoratori i cui figli risiedono in un altro Stato membro dell'UE, in conformità con il principio di esportabilità delle prestazioni.
- Rimodulazione degli importi, ovvero riduzione dell'assegno: Per gestire l'aumento della platea di beneficiari, il governo potrebbe valutare una rimodulazione a ribasso degli importi, in modo da garantire la sostenibilità finanziaria della misura. Ma questa soluzione produrrebbe certamente un forte contrarietà nell'opinione pubblica.
3) Riforma Assegno Unico: il nodo risorse
Tra le ipotesi di soluzione del problema dei fondi necessari sono state evidenziate:
Una possibile revisione dell'Isee: Attualmente, l'Isee include tra i redditi anche gli importi erogati per l'assegno unico, il che ha portato a un paradosso: le famiglie che hanno beneficiato di importi più elevati si trovano ora con un Isee più alto, risultando escluse da altri benefici sociali come i bonus per gas e luce. Si sta discutendo la possibilità di sterilizzare gli importi dell'assegno unico dal calcolo dell'Isee per evitare questo effetto distorsivo.
Utilizzo di Risparmi da Altre Misure: La riforma potrebbe essere finanziata attraverso i risparmi provenienti da altre misure di sostegno al reddito e alla formazione, che hanno avuto una minore domanda a causa dell'aumento dell'occupazione. Circa un miliardo di euro potrebbe essere destinato a correggere le distorsioni attuali senza incidere negativamente sui beneficiari.
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4) Riforma Assegno Unico: conclusioni
Il dibattito sull'assegno unico è emblematico delle sfide che l'Italia deve affrontare nel conciliare le politiche sociali con le normative europee. Mentre il governo si dice impegnato a mantenere il sostegno alle famiglie italiane, garantendo al contempo la sostenibilità della misura, sarà cruciale trovare un equilibrio che risponda alle richieste europee senza generare effetti negativi sull'economia nazionale e sul bilancio pubblico.
Le richieste dell'Unione Europea mirano a garantire che tutti i cittadini dell'UE, indipendentemente dalla loro nazionalità o residenza, godano degli stessi diritti sociali e fiscali, in linea con i principi fondamentali della libera circolazione e della parità di trattamento. L'Italia, nel rispondere a queste richieste, dovrà apportare i necessari correttivi alla disciplina dell'assegno unico per evitare una condanna da parte della Corte di Giustizia UE
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