Oggi in audizione alla Camera i Commercialisti del CNDCEC porteranno le loro osservazioni in merito al Concordato preventivo biennale.
L'interlocuzione è volta a raggiungere la maggior efficienza di questa misura agevolativa che sta portando non pochi dibattiti.
Vediamo i dettagli delle richieste dei Commercialisti dal comunicato stampa del 9 luglio pubblicato sul sito del Consiglio Nazionale che anticipa su carta il contenuto del dibattito.
L'articolo continua dopo la pubblicità
Ti consigliamo: Concordato preventivo biennale (Excel) per valutare la convenienza ad aderire al CPB
1) Concordato preventivo biennale: le richieste dei Commercialisti
Il Tesoriere dei Commercialisti Salvatore Regalbuto, accompagnato dal collega Saggese oggi in audizione alla Camera effettueranno formalmente le proposte dei Commercialisti per migliorare il CPB concordato preventivo Biennale.
Regabulto ha affermato che:
- "per incentivare l’adesione dei contribuenti a concordato preventivo e cooperative compliance occorrono ulteriori misure che diano certezza sui benefici riconosciuti a chi decide di avvalersi di tali nuovi strumenti di compliance, fortemente voluti dalla riforma fiscale, che favoriscono l’interlocuzione preventiva tra contribuenti e amministrazione finanziaria con l’obiettivo di ridurre, se non di eliminare del tutto, i controlli ex post e di favorire la certezza del diritto ”.
Ciò che i commercialisti propongono è una tassazione flat sul reddito incrementale concordato rispetto a quanto dichiarato l’anno precedente all’ingresso nel regime.
Si tratta di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e relative addizionali:
- con aliquota del 10% per i contribuenti “affidabili” fiscalmente, con punteggio ISA da 8 a 10,
- con aliquota del 12% per i soggetti con “pagella” tra il 6 e l’8
- con aliquota del 15% per i soggetti meno “affidabili”, con voto inferiore a 6”.
Secondo i commercialisti la “tassa piatta” incrementale può consentire di aderire al concordato anche a chi riceve proposte con redditi concordatari consistenti, come accade in particolare ai contribuenti meno “affidabili” fiscalmente, mitigando così gli esiti degli ISA che, per loro natura, essendo basati su elaborazioni statistiche di larga scala, talvolta non colgono pienamente le peculiarità dell’attività del contribuente.
Si propone anche:
- la previsione di una soglia in valore assoluto di 25.000 euro, al di sotto della quale non sia possibile l’attività accertativa,
- e l’estensione ai forfetari della copertura integrale dagli accertamenti presuntivi già riconosciuta ai soggetti che applicano gli ISA.
Inoltre il comunicato stampa specifica che "Per quanto concerne gli adempimenti fiscali, proponiamo per i titolari di partita IVA la messa a regime del termine del 31 luglio per i versamenti risultanti dalle dichiarazioni, in modo da evitare, una volta per tutte, l’incertezza di proroghe concesse, solitamente, a ridosso della scadenza del 30 giugno. Per migliorare la “gestione” degli avvisi bonari, con impatto positivo anche sull’attività di assistenza dell’Agenzia delle Entrate, proponiamo l’ampliamento a 60 giorni del termine per il versamento delle somme richieste a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni e della liquidazione dei redditi soggetti a tassazione separata. Ulteriori proposte riguardano i versamenti dell’Iva dovuta dai forfettari per le operazioni in reverse charge e per la trasmissione telematica delle autofatture/integrazioni per le operazioni con soggetti esteri”.
L'intervento del Dott. Saggese, anch'egli in audizione con Regabulto, conclude il comunicato e si rimanda al testo integrale dello stesso per tutti i dettagli.
Ti potrebbero interessare anche i fogli di calcolo: