Lavorare dalla filiale italiana il venerdì e il lunedì comporta, una presenza di quattro giorni consecutivi a settimana in Italia, dato che si includono anche il sabato e la domenica, giorni in cui, seppur non lavorativi, il cittadino italiano residente fiscale in Svizzera risulterebbe comunque presente sul territorio italiano.
La seguente situazione presenta alcuni aspetti che meritano un'attenta analisi fiscale, soprattutto riguardo alla residenza fiscale e al calcolo dei giorni di permanenza in Italia.
Vediamo di chiarire il punto.
Si fa presente che si tratta di un estratto dell’ebook Lavoro all'estero 2024.
D. Buongiorno. Questa è la mia situazione. Sono un cittadino italiano residente fiscale in Svizzera da 5 anni, dove lavoro con regolare contratto indeterminato (e regolare permesso di soggiorno) per un'azienda svizzera. Per motivi personali ho chiesto di lavorare 2 giorni a settimana dalla nostra filiale Italiana di Milano. In Italia non possiedo alcun reddito, e non ho famigliari a carico.
La mia domanda sarebbe la seguente:
la mia presenza in Italia per 2 giorni a settimana per ipotetiche 52 settimana mi farebbero stare ben al di sotto della regola generale dei 183 giorni, ma il dubbio sorge nel calcolo dei giorni non lavorativi, che stravolgerebbero un po' tutto. Vorrei lavorare da Milano i venerdì e i lunedì quindi, temo, che agli occhi del fisco italiano stia in realtà facendo 4 giorni e non più 2, facendomi superare la suddetta regola. È corretto il mio dubbio? |
R. Buongiorno. Io credo che i suoi dubbi siano giustificati. Infatti in base alle modifiche apportate all'articolo 2 comma 2 del Tuir dall'articolo 1 del D.lgs. 29/2023 che prevede, «2. Ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti le persone che per la maggior parte del periodo d'imposta, considerando anche le frazioni di giorno, hanno la residenza ai sensi del codice civile o il domicilio nel territorio dello Stato ovvero sono ivi presenti. Ai fini dell'applicazione della presente disposizione, per domicilio si intende il luogo in cui si sviluppano, in via principale, le relazioni personali e familiari della persona. Salvo prova contraria, si presumono altresì residenti le persone iscritte per la maggior parte del periodo di imposta nelle anagrafi della popolazione residente.».
In base al principio della presenza fisica nel territorio dello Stato italiano, lei rimarrebbe in Italia 4 giorni alla settimana (totale annuo 208) per cui sicuramente di fatto rimane in Italia per la maggior parte del periodo d'imposta, dovrebbe essere considerato residente fiscale in Italia.
Comunque tale principio della presenza fisica era già è stato ribadito nella circolare del Ministero delle Finanze del 17/8/1996, dove veniva inoltre evidenziato che il "metodo dei giorni di presenza fisica" deve essere calcolato includendo:
- una frazione di giorno
- il giorno di arrivo;
- il giorno di partenza;
- i sabati e le domeniche se vengono trascorsi nello Stato in cui l'attività viene esercitata.
Voglio ribadire che queste precisazioni sono state fatte relativamente all'applicazione dell'articolo 15 della Convenzione OCSE, per stabilire il non superamento dei 183 giorni e quindi tassare esclusivamente nello Stato di residenza fiscale. In ogni caso la circolare si riferisce anche al D.P.R. 917/1986, per cui io credo che questo criterio dovrebbe essere considerato utile anche per l'applicazione del criterio di residenza fiscale.
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