Il "whistleblowing" è uno strumento atto a segnalare tempestivamente ad una serie di soggetti, ad esempio al Responsabile anticorruzione all'interno del proprio Ente/Azienda, i pericoli sul luogo di lavoro, eventuali frodi aziendali, eventuali danni ad opera dell'organizzazione.
Rivediamo in sintesi di cosa si tratta e il caso della pesante sanzione inflitta dall'ANAC con delibera del 30 luglio 2024
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Ti può interessare l'ebook Responsabilità amministrativa degli enti e whistleblowing che esamina il percorso normativo e giurisprudenziale che è approdato all’introduzione dell’art. 25-quinquiesdecies, D. Lgs. n. 231/2001, nonché le prime applicazioni operative,
1) Whistleblowing: definizione del fenomeno
La normativa italiana utilizza l'espressione “segnalatore” o “segnalante d'illeciti” a partire dalla cosiddetta "legge anti corruzione" .
Il segnalatore di illeciti è quel soggetto che, solitamente nel corso della propria attività lavorativa, scopre e denuncia fatti che causano o possono causare danno all'ente pubblico e/o privato in cui lavora ovvero ai soggetti che con questo si relazionano (tra cui a titolo esemplificativo ma non esaustivo consumatori, clienti, azionisti). (1 - Legge 6 novembre 2012 n. 190.)
Le segnalazioni possono essere rivolte sia verso l'esterno che verso l'interno dell'azienda, anche se queste ultime risultano pressoché inesistenti nel panorama italiano; nell'ambito di una definizione più circoscritta del fenomeno, si ritiene che solo una segnalazione verso l'esterno possa configurare un caso di whistleblowing. (2 - PATRIZIA GHINI, “Utilizzo di un sistema di whistleblowing quale ausilio nella prevenzione delle frodi e dei reati”, pagg. 203-204)
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2) Whistleblowing: soggetti obbligati nel pubblico e nel privato
Sono obbligati ad attuare meccanismi di protezione dei segnalanti operanti nel settore privato , a norma del D.lgs. n. 24/2023, gli enti che soddisfano almeno una delle seguenti condizioni:
- Media negli ultimi 12 mesi di almeno 50 dipendenti (sia a tempo determinato che indeterminato);
- che svolgono attività in determinati settori (ad es. mercati finanziari) anche se hanno meno di 50 dipendenti;
- Se hanno adottato modelli di organizzazione e gestione ex decreto legislativo 231/2001, anche se non hanno più di 50 dipendenti.
Per quanto concerne il settore pubblico, l’obbligo sussiste se sono :
- amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, c. 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
- autorità amministrative indipendenti di garanzia, vigilanza o regolazione;
- enti pubblici economici, gli organismi di diritto pubblico di cui all’articolo 3, comma 1, lettera d), del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50;
- concessionari di pubblico servizio, le società a controllo pubblico e le società in house, così come definite, rispettivamente, dall’articolo 2, comma 1, lettere m) e o), del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, anche se quotate. (4- https://www.anticorruzione.it/-/whistleblowing)
Sia per il settore pubblico, che per quello privato, l’obbligo riguarda l’introduzione di meccanismi che permettano ai lavoratori di effettuare delle segnalazioni di illeciti in modo anonimo senza alcun rischio di ritorsione sul rapporto di lavoro nonché l’attuazione di piani di prevenzione atti a ridurre il rischio di commissione di reati.
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3) Whistleblowing nei sistemi di corporate governance
Le problematiche del governo societario d’impresa, ovvero le problematiche riguardanti la corporate governance, costituiscono un argomento che suscita un interesse crescente nel tempo.
La corporate governance può essere definita, in senso stretto, come l’insieme di istituzioni e di regole finalizzate ad assicurare un governo efficace, efficiente e corretto nei confronti di tutti i soggetti interessati alla vita aziendale; in senso ampio, come un insieme di condizioni che si creano nel sistema economico nel quale le imprese si trovano ad operare.(5 - Una definizione molto appropriata di corporate governance si trova nel Cadbury Report (1992), in cui viene identificata come “the system by which companies are directed and controlled”.)
Uno dei principali problemi della corporate governance è garantire, oltre al raggiungimento di obiettivi secondo efficacia ed efficienza, il pieno rispetto della normativa e della legalità. In quest'ottica si inserisce la normativa sul whistleblowing ,
Come detto il whistleblowing è uno strumento di lotta alla corruzione che si basa sulla collaborazione dei dipendenti pubblici e privati nella scoperta d’illeciti all'interno del luogo di lavoro.
Questo strumento si fonda, infatti, sulle denunce dei dipendenti. Per le caratteristiche proprie del whistleblowing è indispensabile una forte cultura della legalità. Su questo solco s’inserisce il comma 51 dell'art. 1 della legge n. 190/2012, norma che introduce, anche nel nostro paese, la tutela del dipendente pubblico che denuncia fenomeni di corruzione di cui è venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro ( 6-F. GANDINI, Il whistleblowing negli strumenti internazionali in materia di corruzione, in G. FRASCHINI, N. PARISI, D. RINOLDI (a cura di), Il whistleblowing. Nuovo strumento di lotta alla corruzione Acireale-Roma, 2011, pp. 85-86.)
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4) Whistleblowing: delibera ANAC 380 2024
L'Anac ha pubblicato la delibera n. 380 del 30 luglio 2024, con la quale ha provveduto ad irrogare una sanzione di 10.000€ ad un direttore generale di un ente poiché ha rilevato - e accertato - la natura ritorsiva dei provvedimenti attuati nei confronti di un proprio dirigente che aveva segnalato un illecito.
In particolare, secondo quanto accertato da Anac, il direttore generale dell’ente aveva valutato con punteggi più bassi la performance organizzativa ed individuale del dirigente-segnalante con la conseguenza che il dirigente avrebbe ricevuto un premio di risultato inferiore a quello potenzialmente spettante.
Tale condotta è discriminatoria e ritorsiva e, pertanto, il provvedimento è da ritenersi, da quanto si apprende nella delibera 380, nullo.
5) Whistleblowing: Conclusioni
Gli enti, sia pubblici che privati, devono garantire ai lavoratori la possibilità di segnalare eventuali illeciti commessi dall’ente stesso garantendo in primis l’anonimato della segnalazione e, in secondo luogo, devono anche garantire al segnalante che non possa subire alcun atto ritorsivo come ad esempio il licenziamento.
L’obiettivo della normativa, più in generale, è quello di permettere ai lavoratori che vengano a conoscenza di reati segnalarli senza che tale segnalazione sia pregiudizievole per i lavoratori stessi. Infatti, sono espressamente vietati – e sanzionati – comportamenti ritorsivi, come analizzato nel caso sopra esposto.
L’Anac, ente preposto al controllo di tale adempimento negli enti, come già visto, ha già iniziato a sanzionare condotte in contrasto con la normativa e/o di enti che non si sono adottati nell’attuare modelli organizzativi volti alla prevenzione di tali reati.
Gli enti – pubblici e privati – devono prendere coscienza e, laddove non già fatto, attivarsi per adempiere alle previsioni già in vigore nel 2024.