Il Decreto 221/2023 introduce la possibilità per le PMI di adottare volontariamente un sistema di controllo del rischio fiscale, noto come Tax Control Framework (TCF).
Il Decreto 221/2023 ha dunque potenziato il regime dell'adempimento collaborativo attraverso l’ampliamento della platea dei contribuenti con la riduzione dei parametri dimensionali dei soggetti ammissibili.
In particolare, dal 2024 possono accedere le imprese con ricavi o fatturato di almeno 750 milioni di Euro, che verranno ridotti ulteriormente a 500 milioni dal 2026 e 100 milioni dal 2028.
Nello specifico, la misura che si rivolge alle imprese con ricavi inferiori a 100 milioni di euro, offre vantaggi significativi come la riduzione delle sanzioni amministrative e la non punibilità per infedele dichiarazione, a condizione che ci sia una disclosure preventiva delle singole fattispecie di rischio fiscale attraverso lo strumento dell'interpello (preventivo) sui singoli rischi fiscali.
La strategia fiscale prevede l’adozione di un documento strategico da parte degli amministratori, che definisce gli obiettivi e le azioni per la gestione del rischio fiscale dell'impresa.
Segue un breve approfondimento sul tema.
Si fa presente che si tratta di un estratto dall’eBook Adempimento collaborativo grandi imprese e PMI della dott.ssa Monica Peta.
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1) PMI e adozione volontaria del TCF. Novità e prime riflessioni
Il Decreto 221/2023 aggiunge un’importante novità rispetto al passato, prevedendo l’adozione volontaria del sistema di controllo del rischio fiscale da parte dei contribuenti che non possiedono i parametri dimensionali per aderire al regime di adempimento collaborativo di cui all'articolo 7. In particolare la norma recita: “ i contribuenti che non possiedono i requisiti dimensionali, possono optare per l'adozione di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, in base a quanto previsto dall'articolo 4, dandone apposita comunicazione all'Agenzia delle Entrate”. Il Tax Control Framework volontario interessa le imprese piccole e medie italiane, cuore pulsante del tessuto produttivo, con ricavi che non superano la soglia dei 100 milioni di euro. La preventiva comunicazione di rischi fiscali che possa escludere o ridurre l'entità delle sanzioni è un effetto premiale indubbiamente rilevante del TCF volontario. La nuova disposizione deve tra l’altro leggersi insieme agli altri aspetti comuni alle sanzioni amministrative e penali per le quali il legislatore ha riposto l’esimente sanzionatoria nella preventiva comunicazione dei rischi fiscali.
L'opzione ha effetto dall'inizio del periodo di imposta in cui è esercitata, ha una durata di due periodi d'imposta ed è irrevocabile. Al termine del predetto periodo, l'opzione si intende tacitamente rinnovata per altri due periodi d'imposta, salvo espressa revoca da esercitare secondo le modalità e i termini previsti per la comunicazione dell'opzione. Gli effetti dell’articolo 6 del Decreto, comporta per l'impresa una mitigazione delle sanzioni amministrative tributarie, ridotte ad 1/3 dei minimi edittali, e la non punibilità per il reato di infedele dichiarazione quanto agli elementi attivi sottratti a imposizione. Questi benefici, tuttavia, operano unicamente in caso di disclosure preventiva delle singole fattispecie di rischio fiscale attraverso lo strumento dell'interpello (preventivo) sui singoli rischi fiscali. In altre parole, non viene riconosciuto alcun aspetto automaticamente premiale e nessuna protezione per aver predisposto un tax control framework peraltro soggetto all'obbligo di certificazione. La redazione di una mappa dei rischi fiscali che rappresenta un connotato necessario del certificato, non comporterebbe neppure la premialità limitata attualmente riconosciuta dal Decreto per soggetti in adempimento collaborativo.
Per contro, la predisposizione di un granulare ricognizione di dei rischi fiscali nella mappa del TCF rappresenta un biglietto di ingresso da staccare per accedere al regime del c.d. penalty protection del regime di adempimento collaborativo.
L’eBook analizzano le singole componenti del TCF secondo le linee guida dell’Agenzia delle entrate.
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2) PMI e TCF: adozione volontaria del sistema di controllo del rischio fiscale e strategia fiscale
La strategia fiscale, o tax strategy è il ‘Documento’ scritto e firmato dagli amministratori (o dal CDA) della società contenente un piano di azione di lungo periodo che sia a livello strategico, sia a livello operativo definisce della gli obiettivi della società nella gestione della variabile fiscale.
La strategia deve riflettere la propensione al rischio fiscale dell'impresa, c.d. tax risk appetite che si manifesta in:
- la disponibilità ad adottare comportamenti che potrebbero originare delle contestazioni di natura fiscale;
- il grado di coinvolgimento divertici aziendali nelle decisioni di pianificazione fiscale; e
- gli obiettivi strategici che l'impresa si pone in relazione ai processi di gestione del rischio fiscale.
Così definita la strategia fiscale, oltre ai principi deve includere le azioni da seguire per poter posizionare la società sui livelli di rischio prescelti. Inoltre, nei casi in cui dovessero persistere margini di incertezza sull’interpretazione delle norme tributarie la società si adopera in piena trasparenza nei confronti dell'amministrazione finanziaria al fine di divenire all'applicazione del trattamento fiscale ritenuto più corretto. Qualora intervengano dei cambiamenti, sia a livello strategico, sia a livello operativo, è necessario aggiornare il Documento in modo da essere sempre coerente con la propensione al rischio fiscale dell'azienda rispetto ai nuovi obiettivi prescelti. La modifica va comunicata all'ADE presso la sede dove è stata depositata l'istanza di esenzione al regime di cooperative compliance.
Gli obiettivi della società nella gestione della variabile fiscale possono riguardare a titolo esemplificativo e non esaustivo:
- il tax value, o costo fiscale delle attività aziendali determinato secondo il livello di tassazione che management ritiene corretto;
- i rischi e reputazione, obiettivi inerenti il controllo dei rischi fiscali e la tutela della reputazione aziendale tramite adeguate policy procedure e modalità di comunicazione all'esterno;
- la tax compliance, ovvero il puntuale e rigoroso adempimento degli obblighi/adempimenti fiscali e la corretta determinazione dell'ammontare delle imposte al fine di evitare controversie con l’amministrazione finanziaria;
- la consapevolezza di una cultura aziendale virtuosa (punto 3.3 del provvedimento ADE 2016) che attribuisce a tutti i livelli aziendali i principi di onestà correttezza e rispetto della normativa soprattutto nell'area fiscale. A tal fine sarebbe auspicabile riprodurre in chiave pratica il principio del “tono at the top” in forza del quale il consiglio di amministrazione ha il ruolo e la responsabilità di guidare la diffusione di una cultura aziendale improntata ai valori dell'unità dell'integrità e del principio di legalità per assicurare la piena consapevolezza del top management sulla gestione del rischio fiscale (sul punto la circolare 38/E/2016 suggerisce il pieno coinvolgimento del responsabile delle funzioni fiscale nella redazione della relazione annuale prevista dall'articolo 4, comma 2 del Decreto). Nel caso di società il cui sistema di controllo del rischio fiscale è definito e implementato dalla casa madre non residente, in sede di presentazione sui di istanza di ammissione al regime deve essere prodotta anche la strategia fiscale del gruppo, se questa ha riflessi nei confronti della subsidiary Italiana;
- la cura dei rapporti con le autorità fiscali per i quali l'impresa è riconosciuta come partner affidabile nella costruzione di rapporti collaboratori
- la valorizzazione delle risorse umane, attraverso un processo di sviluppo e rafforzamento delle competenze umane e professionali delle persone coinvolte nel processo fiscale, nella gestione dei rischi attraverso l’implementazione di soft controls, ad esempio: i codici di condotta inerenti l'ambito fiscale, i piani di formazione per i dipendenti lo sviluppo delle competenze del personale addetto ai controlli l'impegno della direzione ad un comportamento fiscale corretto, le sanzioni per chi viola le regole del codice di condotta, la competenza del personale addetto ai controlli.
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