Il MEF ha avviato una consultazione pubblica sul proprio sito, dal 24 giugno al 2 agosto 2024, relativamente ad un documento che si pone come riferimento per la standardizzazione delle informazioni in tema di sostenibilità che le PMI dovranno rendicontare circa gli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG).
Il documento dovrebbe facilitare anche il dialogo tra imprese e banche finanziatrici proprio sulle questioni della sostenibilità.
Come detto, la finalità principale del lavoro è quello di supportare le PMI nell’attività di raccolta e rendicontazione delle informazioni ESG; in questo percorso il Tavolo per la Finanza Sostenibile ha realizzato il citato documento che propone un modello che vuole suggerire alle PMI un percorso espositivo in cui cimentarsi per una comunicazione efficiente in ambito ambientale, sociale e di governance.
Il Documento contiene informazioni sulla sostenibilità e individua degli indicatori, quarantacinque per l’esattezza, che sono suddivisi in più sezioni, che potranno essere usati, sempre nel rispetto di un criterio di proporzionalità che si lega alla dimensione dell’impresa, per rendicontare la performance ESG.
Vediamo i più importanti e interessanti indicatori.
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1) Indicatori di sostenibilità: le informazioni di sostenibilità dalle PMI alle banche
C’è un primo ambito in cui andranno evidenziate delle informazioni generali relative all’impresa. In questa parte si commentano e spiegano indicatori attraverso cui l’impresa dovrà dire se ottiene ricavi dalle attività di estrazione, distribuzione o lavorazione di combustibili fossili, o dalla produzione di energia elettrica da combustibili fossili. E in ambito di governance sarà necessario fare una descrizione dei ruoli e delle responsabilità assunte dagli organi di vertice in relazione alle questioni sulla sostenibilità con indicazione delle figure di riferimento che trattano i temi ESG.
La sezione sulle azioni di mitigazione, oltre a prevedere la divisione del fatturato delle attività ad alto impatto di emissioni, propone di specificare il livello di efficienza degli immobili in garanzia, l’evidenza del consumo totale di energia, e la specificazione di quanta parte viene da fonti rinnovabili e quanta da fonti tradizionali, e inoltre se l’impresa ha fissato un target per ridurre le emissioni di gas serra.
Sarà importante indicare il valore degli attivi che è soggetto al rischio della transizione climatica e se sono stati previsti investimenti atti a ridurre l’esposizione al rischio di transizione associato al cambiamento climatico, oppure se in luogo o in aggiunta agli investimenti sono state attivate delle coperture assicurative.
Infine, si dovranno fornire stime della spesa in conto capitale e della spesa operativa allineate alla tassonomia UE per obiettivo ambientale (mitigazione e adattamento al cambiamento) e per codice NACE (il nome della classificazione delle attività economiche della UE – acronimo della locuzione francese “Nomenclature Statistique des Activités Economiques).
La terza sezione sull’ambiente si occupa dei dati in tema di inquinamento di aria, acqua e suolo, andando a monitorare le emissioni e le sostanze inquinanti immesse nell’aria, nell’acqua e nel suolo, l’individuazione di obiettivi di riduzione delle emissioni, e l’esplicitazione dei consumi idrici.
Menzione a parte sarà dedicata alla descrizione delle aree di terreni di proprietà, in locazione o gestiti in aree protette, o adiacenti ad aree protette, con individuazione delle aree ad elevato valore di biodiversità.
Si darà conto delle tonnellate di rifiuti pericolosi prodotti, e della percentuale di rifiuti condotti in siti di smaltimento. Una particolare attenzione sarà rivolta alle quantità di rifiuti riciclati e alla parte di prodotti riciclati e riciclabili usati nel processo produttivo, sia per i prodotti che per gli imballaggi.
La quarta sezione si occupa della forza lavoro e obbliga l’impresa a indicare se sono state adottate politiche in tema di rispetto dei diritti umani, compresi i diritti dei propri lavoratori, precisando le azioni previste per prevenirne le violazioni e il numero di incidenti rilevati.
Sarà necessario specificare quanta parte dei lavoratori è coperto da un valido CCNL, e quali e quanti dipendenti appartengono alle categorie protette.
Sulla parità di genere bisognerà rendicontare la percentuale del divario retributivo tra donne e uomini a parità di inquadramento e se ci sono casi legati a discriminazioni che hanno portato all’applicazione di sanzioni o provvedimenti definitivi di enti supervisori.
Sulla formazione si prevede la menzione delle ore di attività svolta per dipendente e per genere.
La composizione del personale sarà commentata con la divisione dei lavoratori assunti con contratti a termine o a tempo indeterminato (divisi per paese e per genere). Mentre, sulla sicurezza saranno elencati gli infortuni sul lavoro, le giornate perse per infortuni o malattie e il numero di decessi causati da incidenti o malattie professionali.
L’ultima sezione, la quinta, si occupa della governance.
Qui si specificherà se è stato adottato un codice etico, un modello 231/2001, o procedure anticorruzione, e se su questi temi viene fatta formazione ai dipendenti e agli addetti.
Si dà importanza alla presenza di sistemi interni di segnalazione che consentono di portare in luce reati e casi di corruzione o frode, oltre a situazioni di pericolo per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Da ultimo, l’impresa illustrerà il numero di condanne e l’importo delle ammende inflitte per la violazione di leggi contro la corruzione attiva e passiva.
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2) Indicatori di sostenibilità PMI: non previsto il monitoraggio della catena di fornitori/collaboratori esterni
Il documento costituisce certamente una buona traccia per la rendicontazione delle PMI ma ha un limite: non si occupa minimamente della questione del monitoraggio della catena dei fornitori e dei collaboratori esterni.
Un tema sempre più importante, affrontato anche dalla direttiva UE - CSDDD, che richiederà alle imprese di prevenire e mitigare le attività che creano impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente e che potrebbero nascere nella rete di collaborazioni e nelle attività che si svolgono lungo la catena del valore a cui l’impresa partecipa. Questa è una lacuna importante di cui il MEF non si occupa e per la quale sarebbe stato necessario prevedere una apposita sezione in cui provare ad individuare degli indicatori, che seppur nel rispetto della dimensione imprenditoriale, attenzionassero questa tematica.
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