È solo questione di tempo, prima che le imprese che si occupano esclusivamente dell’estrazione di fossili e che non hanno diversificato il proprio business, vengano abbandonate dai fondi pensione e dai finanziatori.
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1) Sostenibilità: fondi pensione e preferenze investitori
Un recente sondaggio condotto su 4.000 cittadini britannici dalla piattaforma di investimento fai da te Tillit, pubblicato su EDIE (www.edie.net), spiega come un terzo degli intervistati desidera un maggiore controllo sul modo in cui i propri fondi pensione investono, con attenzione al controllo che il portafoglio di investimenti sia privo di imprese attive nei combustibili fossili. Il desiderio di evitare investimenti nei combustibili fossili è comune in tutte le fasce d’età, con il 30% dei giovani tra i 55 e i 64 anni e il 19% degli over 65 che esprimono preoccupazione. Inoltre, il desiderio è ancora più evidente tra le generazioni giovani, con il 40% degli intervistati tra i 18 e i 24 anni e il 44% di quelli tra i 25 e i 34 anni che condividono la stessa preoccupazione.
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2) Sostenibilità: fondi pensione, ricerche e scoperte
Ciò avviene dopo che una ricerca di Friends of the Earth (FoE) ha rivelato nel 2023 che i regimi pensionistici gestiti dai comuni con sede nel Regno Unito detengono collettivamente 16 miliardi di sterline di investimenti nell’industria dei combustibili fossili, di cui almeno la metà è destinata all’esplorazione di nuovo petrolio e gas. La ricerca di FoE ha precisato che il Greater Manchester Pension Fund e il West Yorkshire Pension Fund sono gli enti con la peggior performance in tema di selezione sui criteri di sostenibilità, poiché ciascun fondo possiede oltre 1 miliardo di sterline di investimenti in imprese che operano nei combustibili fossili.
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3) Sostenibilità: fondi pensione ed evoluzione delle politiche di investimento
Un interessante lavoro dal titolo “Pension funds and fossil fuel phase-out: historical developments and limitations of pension climate strategies” di Clara McDonnell pubblicato nel marzo 2024, esamina come si è evoluta nel tempo l’attività e gli asset finanziari dei fondi pensione, partendo dal protocollo di Kyoto e passando per l’accordo di Copenaghen e quello di Parigi del 2015.
I fondi già dagli anni Novanta avevano politiche di selezione delle imprese in cui investire che rispondevano ad una sensibilità sociale ed ambientale.
L’autrice fa una panoramica della letteratura scientifica sulle strategie e le politiche di investimento dei fondi pensione con uno sguardo particolare alle imprese dei combustibili fossili.
Una strategia che cambierà il business di queste imprese, aumentando il costo del capitale e il costo dei finanziamenti, è quella del disinvestimento; strategia che ha una grande rilevanza per gli investitori (Gaulin & Le Billon, 2020; Pellegrini & Arsel, 2022; Piggot et al., 2020). L’analisi condotta nel documento citato trova prove evidenti del fatto che il disinvestimento è una strategia utilizzata attivamente dai fondi pensione studiati, sebbene molto spesso adottino politiche di disinvestimento selettivo, escludendo alcuni settori o le imprese che violano certi standard all’interno di un dato settore. Le decisioni di disinvestimento vengono spesso discusse insieme agli impegni pensionistici volti a ridurre le emissioni del loro portafoglio; infatti, i disinvestimenti dalle società a più elevate emissioni nel loro portafoglio sono stati il principale contributo al raggiungimento da parte di alcuni fondi pensione degli obiettivi fissati in tema di riduzione delle emissioni (ad esempio PFZW, 2020).
Questo suggerisce secondo l’autrice che, poiché i fondi pensione sono sotto pressione per raggiungere i propri obiettivi di zero emissioni, i disinvestimenti potrebbero aumentare. Ciò è in linea con i risultati di altri studi che indicano che ridurre l’esposizione del portafoglio a settori e aziende ad alto contenuto di carbonio è una strategia perseguita dagli investitori, in particolare quelli che monitorano le proprie emissioni di carbonio (Boermans & Galema, 2019; Bolton & Kacperczyk, 2021; Egli et al., 2022).
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4) Sostenibilità: fondi pensione e implicazioni future
La McDonnell ci ricorda che i fondi pensione hanno una lunga storia di lobbying per l’adozione di politiche climatiche o regolamenti specifici, anche se si conoscono pochi dettagli sui contenuti del loro impegno con i decisori politici. La principale intuizione disponibile dal reporting dei fondi pensione riguarda gli spazi e i tipi di politiche per le quali stanno esercitando forti pressioni.
In genere, negli ultimi anni i fondi pensione indicano nei loro report di investimento il sostegno a quattro principali tipi di politiche:
- accordi internazionali generali sul clima;
- maggiori requisiti di trasparenza per le aziende in termini di sostenibilità;
- fissazione del prezzo del carbonio;
- eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili.
Alcuni economisti (Golka e van der Zwan - 2022) sostengono che in un’economia sempre più finanziarizzata, esiste una nicchia crescente in cui gli esperti finanziari possono esercitare influenza negli spazi politici, il che a sua volta modella le politiche adottate.
Sebbene l’analisi contenuta nel documento della McDonnell non sia sufficiente, per sua stessa ammissione, per determinare il livello di influenza che l’attività di lobbying dei fondi pensione possa avere sulle scelte sul governo delle aziende e sul legislatore, i tipi di politica che i fondi pensione sostengono apertamente sono in linea con le raccomandazioni promosse da molti economisti e dalle organizzazioni internazionali in tema di sostenibilità, pur non dimostrando un’ambizione significativa, circa la limitazione complessiva dei combustibili fossili.
Segnali politici chiari e una maggiore informativa aziendale sono tra le strategie preferite per aiutare gli investitori a ridurre al minimo l’incertezza e l’ambiguità, sebbene la letteratura indichi che una migliore informativa da sola sarà insufficiente per affrontare il cambiamento climatico (Ameli et al., 2020; Chenet et al., 2021; Christophers, 2017).
Promuovere l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili è in linea con le politiche sostenute da coloro che consigliano di adottare delle restrizioni normative dal lato dell’offerta (imprese), pur rispettando la logica dei mercati ed eliminando le distorsioni del mercato.
Il futuro è dietro l’angolo e come visto anche dai dati riportati nel sondaggio, citato in apertura del presente articolo, non solo gli investitori istituzionali ma anche le persone sono sempre più attente ad investire in imprese ambientalmente sostenibili.
Questi cambiamenti culturali indurranno i legislatori ad implementare norme più stringenti in ambito di rendicontazione e di sostenibilità, veicolando risorse verso energie pulite; in conseguenza di ciò gli investimenti in imprese che operano nei combustibili fossili si ridurranno e queste imprese saranno obbligate, presto o tardi, a cambiare il loro modello di business, come stanno facendo seppur in ritardo, pena l’espulsione dal mercato.
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