Lo smart working, o lavoro agile, è una modalità di lavoro che prevede la possibilità di svolgere le proprie attività da luoghi diversi dalla sede aziendale, in orari flessibili e con l'ausilio di strumenti digitali. Lo smart working si basa su un accordo tra il lavoratore e il datore di lavoro, che definisce gli obiettivi da raggiungere, le modalità di controllo e di valutazione delle prestazioni, le misure di sicurezza e di tutela dei dati, i diritti e i doveri delle parti.
Lo smart working non è una novità assoluta, ma ha conosciuto una forte accelerazione negli ultimi anni, soprattutto a causa della pandemia di Covid-19, che ha imposto il distanziamento sociale e la riduzione degli spostamenti.
Secondo i dati dell'Istat, nel 2020 il 23,4% dei lavoratori dipendenti ha svolto almeno una parte del proprio lavoro in modalità agile, contro il 5,8% del 2019.
In Italia, lo smart working è regolamentato
- dal decreto legislativo n. 81 del 2017, che ne disciplina le caratteristiche, le condizioni e i limiti, e
- dal decreto-legge n. 34 del 2020, che ne ha ampliato la portata in via eccezionale per l'emergenza sanitaria.
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1) I vantaggi dello smart working
Lo smart working presenta vantaggi e svantaggi sia per i lavoratori che per le aziende.
Tra i vantaggi, si possono citare:
- la maggiore autonomia e flessibilità del lavoratore, che può organizzare il proprio tempo e spazio di lavoro in base alle proprie esigenze e preferenze;
- il miglioramento della conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, con una riduzione dello stress e una maggiore soddisfazione personale;
- il risparmio di tempo e denaro derivante dalla riduzione o eliminazione degli spostamenti, con benefici anche per l'ambiente e la mobilità;
- l'aumento della produttività e della creatività del lavoratore, che può sfruttare al meglio le proprie potenzialità e competenze;
- la maggiore competitività e innovazione dell'azienda, che può attrarre e trattenere i talenti, ridurre i costi fissi e aumentare la flessibilità organizzativa.
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2) Gli svantaggi dello smart working
Tra gli svantaggi, invece, si possono menzionare:
- la difficoltà di separare la sfera lavorativa da quella personale, con il rischio di sovraccarico di lavoro, isolamento sociale e perdita di identità professionale;
- la necessità di dotarsi di adeguati strumenti tecnologici e di una connessione internet stabile e veloce, che non sempre sono garantiti o accessibili a tutti;
- la minore protezione e sicurezza del lavoratore, che può essere esposto a maggiori rischi informatici, ergonomici e psicosociali;
- la riduzione delle opportunità di apprendimento e di crescita professionale, dovuta alla minore interazione e collaborazione con i colleghi e i superiori;
- la possibile perdita di fiducia e di coesione tra le parti, che richiede una maggiore comunicazione e trasparenza.
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3) Smart working: come coinvolgere i dipendenti in azienda
Lo smart working, quindi, non è una soluzione universale e definitiva, ma una modalità di lavoro che richiede una continua sperimentazione e adattamento, in base ai contesti, ai settori e alle persone coinvolte. Per questo, è importante che lo smart working sia accompagnato da una cultura organizzativa che ne valorizzi gli aspetti positivi e ne prevenga o risolva quelli negativi, garantendo il benessere e la motivazione dei lavoratori e il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
In questo senso, una possibile via è quella della coesistenza tra il lavoro tradizionale e quello da remoto, che permetta di sfruttare i vantaggi di entrambe le modalità, senza rinunciare alla socialità e alla relazionalità che caratterizzano il lavoro come dimensione umana e collettiva.
Una coesistenza che non sia basata su una rigida alternanza o su una forzata imposizione, ma su una libera scelta e su una condivisione di valori e di visioni tra il lavoratore e l'azienda, in un'ottica di reciprocità e di responsabilità.
A questo proposito, è interessante il punto di vista dell'avv. Carlo Fossati, esperto di diritto del lavoro e senior partner dello studio legale Ichino Brugnatelli, che ha partecipato come main speaker alla tavola rotonda della 7a edizione dell'HR Forum sul tema dello smart working, organizzato dal gruppo Le Fonti a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, a Milano.
L'avv. Fossati ha sottolineato la mancanza di una normativa adeguata sullo smart working, che non sia basata solo sull'aspetto geografico del lavoro, ma anche su quello della flessibilità e della misurazione per obiettivi. Secondo l'avv. Fossati, lo smart working non è semplicemente un problema geografico, è un problema di flessibilità. E’ la possibilità di avere un lavoro misurato per obiettivi e non per ore lavorate. Questo consente ai lavoratori di avere un più alto livello di engagement.
L'avv. Fossati ha anche evidenziato la necessità di rivedere l'intero corpus iuris del diritto del lavoro, che risale al 1942 e che non è più adeguato alla società completamente diversa di oggi, in cui le forme di lavoro rese possibili dalla telecomunicazione sono sempre più diffuse e variegate.
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