Il piano strategico REPowerEU di Bruxelles riuscirà a cambiare il mix energetico dei paesi membri per riuscire a realizzare la transizione verde tanto ambita?
Vediamo in questo articolo le novità e come le aziende hanno bisogno di un sostegno forte e costante delle pubbliche amministrazioni e delle istituzioni finanziarie internazionali.
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1) Sostenibilità ambientale: economia reale al centro degli obiettivi green
Quello che sta emergendo in modo molto chiaro è che non possiamo considerare l'economia come un'area staccata dal cambiamento climatico e dalle questioni ambientali.
L'economia è imprescindibilmente legata alla natura. Entrambi devono camminare a braccetto. Possiamo sostenere che oggi i Ministri delle Finanze devono avere competenze “GREEN”. Alla luce dei vari progetti realizzati in diversi stati, possiamo dire che siamo nel pieno del processo della transizione energetica e ben presto tutti i settori saranno pienamente green. È doveroso ribadire che la realizzazione dei progetti eco-sostenibili genererà nuove opportunità di lavoro, creando così i green jobs.
La nuova era verde e le imprese
Una nuova era sta emergendo. Considerato che è necessario pianificare una strategia comune ed obiettivi inclusivi è necessario, si ribadisce, attuare il programma.
Il mondo, quindi, deve passare dalla fame di carbonio prima di arrivare alla terra verde. Per realizzare la transizione verso l’estinzione del fossile è necessario un flusso di finanziamenti. Pertanto, la “finanza green” e la “green economy” si riferiscono effettivamente a quegli investimenti e a quelle transizioni, in termini di finanziamenti, talenti e risorse, che le imprese devono abbracciare per favorire la transizione della nostra economia verso un‘economia verde.
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2) Sostenibilità ambientale: è possibile far conciliare sostenibilità e crescita economica?
Premettendo un necessario cambiamento di paradigma, è possibile far conciliare le due necessità di cui la società ha bisogno in questi anni.
Come? È necessaria innanzitutto una visione a medio lungo termine. La diversificazione nel mondo “verde” risulta essere un’arma vincente: in ambito green non esiste un’unica soluzione perfetta, bensì un ventaglio di diverse soluzioni che in sinergia tra loro risultano efficaci. La compatibilità tra finanza sostenibile e ritorno economico dipende anche dalla mentalità del classe dirigente presente in azienda.
Qualsiasi azienda che voglia essere sostenibile, per continuare ad essere competitiva sul mercato, dovrà assicurarsi di avere degli indicatori di performance chiave (KPI) che consentono di valutare l’andamento delle vendite o i progressi in genere, nel medio-lungo termine e di poter lavorare all’interno di un ecosistema.
A tal proposito le imprese devono tenere conto delle aspettative dei clienti, che cambiano. Ciò dipende dal fatto che i clienti scelgono sulla base dei loro valori personali, quali prodotti acquistare e quali servizi pagare.
Per questo motivo, qualsiasi azienda sbaglia se desse priorità alla qualità dei dividendi che è in grado di offrire nel breve termine, tralasciando e non garantendo la trasparenza su come l’azienda stessa si comporta.
Elementi imprescindibili per le aziende
Ecosistema, economia sostenibile è trasparenza sono elementi imprescindibili che un’azienda proiettata nel futuro dovrà tenere conto.
Pertanto le imprese ai fini del raggiungimento della redditività prefissata dovranno tenere conto sia delle richieste dei clienti sia del cambiamento in atto.
La trasparenza dell’azienda deve essere garanzia e prioritaria rispetto alla qualità dei dividendi.
Alla luce di ciò, le aziende che fino ad ora hanno incentrato i loro fatturati sull’utilizzo di materiali inquinanti come carbonio o petrolio, ad esempio, dovranno seguire la rotta prefissata e adattarsi alle nuove occasioni che il mercato offre.
Raggiungere, quanto prima, un punto di equilibrio, evitare nel frattempo il rischio concreto di breaking point, e aumentare esponenzialmente l’appeal dell’idea di green economy agli occhi dei consumatori, rappresentano la prima correlazione tangibile tra la sostenibilità ambientale, quella della finanza pubblica e quella delle imprese.
Infatti, com’è noto, le barriere principali alla transizione sostenibile generale e delle aziende, sono legate a fattori istituzionali ma anche organizzativi e individuali quali mancanza di competenze interne, di risorse finanziarie, di strumenti dedicati alle PMI, limiti burocratici, carenza della domanda dei consumatori.
Ma questi elementi concreti ci fanno rivolgere, immancabilmente, lo sguardo verso modelli di nuova governance, alcuni già in atto, altri auspicabili.
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3) Sostenibilità ambientale: finanza verde e green economy
Per realizzare questo obiettivo è necessario ricorrere a due strumenti:
- la finanza verde e
- la green economy.
Al fine di realizzare la transizione green sono necessari una serie di finanziamenti. Pertanto, i suddetti progetti sono strettamente finalizzati all’ottenimento di tali finanziamenti per la crescita nelle imprese dell’economia verde.
Il problema normativo, in genere, non rappresenta un grosso freno sia per l’edilizia della Pubblica Amministrazione che per il supporto alle imprese che vogliono trasformarsi in green. Anche in Italia la presenza di norme friendly è soddisfacente ma, purtroppo, perdurano un ovvio problema di investimento iniziale e, soprattutto, tecnico che si traduce, ad esempio, in una esigenza di corrente da produrre non garantita dai pannelli che lo spazio medio dei nostri edifici o aziende permetterebbero.
La scuola materna di un piccolo comune italiano di meno di 1.500 abitanti necessiterebbe, minimo, una produzione di 36 kwc con circa 15 pannelli solari da 1,5 mq , estensione disponibile solo in immobili di recente costruzione
L’economia di un paese si fonda anche sulla capacità di garantire diritti e condizioni umane fondamentali piuttosto che essere misurata dal pil.
Infatti con un ambiente sano, aria pulita, cibo non contaminato, equità sociale, ecc, il singolo cittadino è più felice, la felicità genera salute, la salute genera forza lavoro e dunque un’economia più solida e fiorente. La realizzazione di tutti questi punti facilita la transizione generando benefici oltre che economici anche ambientali. Quest’ultimi già offerti dalla natura stessa ma distrutti negli anni a causa dell’inquinamento.
È necessario, dunque, una campagna di formazione e sensibilizzazione per diffondere una mentalità green, senza la quale nessuno sforzo produrrebbe risultati concreti.
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4) Sostenibilità ambientale: piano strategico REPowerEU, Mimit e novità principali
Il piano strategico REPowerEU di Bruxelles, volto ad accelerare la transizione verso l'energia pulita e, nel contempo, affrancarsi dalla dipendenza degli idrocarburi russi, presenta obbiettivi ambiziosi quali ad esempio, l’installazione di pannelli solari nell’edilizia pubblica e nelle aziende entro il 2025 e nell’edilizia residenziale entro il 2029. L’unione Europea auspicava, sin da maggio 2022, un aumento di somministrazione dell’energia rinnovabile del 45%.
La Commissione Europea il 24 novembre 2023 ha approvato la Council Implementing Decision (CID), che introduce una serie di misure assegnate al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, strategiche per il potenziamento del sistema produttivo.
La decisione è stata confermata dal Consiglio Ecofin dell’Unione europea nella riunione dell'8 dicembre 2023.
Le novità principali:
M1C2-6: Supporto al sistema produttivo per la transizione ecologica, le tecnologie Net Zero e la competitività e resilienza delle filiere strategiche: 2,5 miliardi €
M7I13 – Transizione 5.0: 6,363 miliardi €
M7I14– Supporto alle PMI per autoproduzione di energia di fonti rinnovabili: 320 milioni €
Pertanto, a breve, il MIMIT, tra PNRR e RepowerEU, sarà coinvolto nell’attuazione di 15 misure per un totale di 28,941 miliardi di €, cui si aggiungono quelle del Piano nazionale degli investimenti complementari.
Il settore delle energie rinnovabili è in fermento anche per via dei numerosi bandi per fotovoltaico disposti dalle singole regioni.
Alcune simulazioni effettuate sull’installazione di pannelli solari nell’edilizia della PA, prendendo ad esempio grandi città europee quali Parigi, hanno mostrato un curva di rendimento che raggiungerebbe il punto di equilibrio e, in breve, una redditività dopo circa 8, 10 anni che si traduce in un risparmio del 25% del costo dei consumi energetici per la PA.
Senz’altro poca visibilità tra i non addetti ai lavori ma aspettative di risultati indubbiamente concreti.
Nel caso sopracitato, parliamo di un modello di città con ampi spazi, tuttavia il sindaco di Parigi non ha trovato grandi opposizioni al suo progetto di ricoprire di pannelli i tetti del Boulevard Hauseman, paragonabile, come stile e, in parte epoca, ai nostri palazzi umbertini, cosi come nel garantire, a breve, la riconversione della fornitura energetica del 10% dell’edilizia pubblica della città, in rinnovabile.
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5) Sostenibilità ambientale: caso Regione Lazio e riciclo pannelli solari a fine vita
Concludendo con il tema del sostegno alle imprese ci viene in mente un piccolo case study: la neo-insediata Giunta della Regione Lazio, ha agevolato, nel suo territorio, tramite una DGR, l’installazione di un impianto fotovoltaico a terra della potenza di 2,438 MWp di 4,62 ha.
Ciò che rende il caso interessante per i nostri temi è un aspetto ben sottolineato dallo studio fattibilità della PA, ovvero la fase di fina di vita del” prodotto” pannelli solari, il suo cosiddetto decomissioning. L’impianto fotovoltaico piuttosto esteso, è stato ribadito, è da intendersi non solo come un insieme di pannelli ma complessivo di tutte le strutture di ancoraggio, dei cablaggi, dei sistemi di regolazione dell’energia nonché di ulteriori potenziali “materie prime seconde” (e.g. silicio) per il quale nuovi processi e trattamenti atti a consentirne il riciclo sono già disponibili o allo studio al quale l’Ente collabora.
È chiaro che essendo il ciclo di vita di un impianto FV piuttosto lungo, il mercato del recupero di tutta la sua componentistica risulta ancora guardingo, acerbo se non utopico tuttavia, si tratta di una fase futura che andrebbe evidenziata nella nostra comunicazione, soprattutto per l’aggregazione del consenso e la crescita dell’appeal nei riguardi della green economy.
In conclusione, quest’ultimo, è un fattore meno ovvio, ma ben più affascinante visto che dipenderebbe meno da dettami economici fissi ma piuttosto dal rischio imprenditoriale e dunque dall’assunzione di un pensiero laterale da parte, sia della governance che dagli imprenditori.
Pronunciandosi sulla possibilità del riciclo dei materiali dei pannelli fotovoltaici e del conseguente indotto occupazionale, Bruxelles ne attribuisce un enorme potenziale, con la possibilità di veder nascere un’industria multimiliardaria con 1,1 milioni di opportunità lavorative entro il 2030 (fonte Dries Acke, Policy Director di SolarPower Europe).
Inoltre, il cambio di paradigma nel mondo energetico ha creato nuovi posti di lavoro “green”. Ciò influenza in maniera chiaramente positiva tutto il mercato del lavoro.
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6)Sostenibilità ambientale: il Regno Unito e il green barometer
Nel Regno Unito, i “green jobs” sono cresciuti in maniera esponenziale. La gran parte di questi lavoratori sono collocati nell’area di Londra e del suo hinterland.
Il Regno Unito attraverso il suo “ green barometer ” misura e sostiene una transizione equa verso emissioni zero. Dunque, insieme all’impatto sulle comunità, tale barometro, monitora l’impatto sulla reale occupazione.
La tendenza di questi lavori innovativi non è solo nel paese d’oltremanica: i numeri parlano chiaro, il trend è su scala globale. Entro il 2030, ci saranno moltissimi posti di lavoro nelle energie rinnovabili. Tuttavia, tale incremento non sarà automatico. Per poterlo realizzare è necessario che i paesi rispettino le loro promesse sul clima.
Partendo dal dato delle rinnovabili, dei veicoli elettrici e dell’efficienza energetica, dalla gestione del sistema di alimentazione ed aggiungendo il settore dell’idrogeno, il nuovo sistema nel suo complesso potrebbe impiegare infinità di persone entro il 2030.
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7)Sostenibilità ambientale: le scuole green
Infine, per promuovere uno stile di vita sostenibile, si può progettare la scuola green.
Quest’ultima funge da educatrice e formatrice per giovani, finalizzata al rispetto dell’ambiente. Infatti la scuola green mira a promuovere nella società civile la conoscenza dei temi ambientali e a favorire atteggiamenti, azioni e forme di partecipazione attiva degli alunni oggi, futuri adulti di domani.
Ciò che rende eco-friendly la scuola è l’approccio responsabile green attraverso semplici comportamenti che controllano e riducono i consumi energetici, ponendo attenzione all’uso delle luci, al miglioramento della raccolta differenziata e riducendo la produzione dei rifiuti.
Chiaramente, è doveroso ribadirlo, per una svolta epocale, al fine di salvaguardare l’ecosistema ed abbattere la co2 sono necessari investimenti sia pubblici che privati.
Questi investimenti anche se possono sembrare costosi in realtà nel tempo sono molto produttivi ed economici, per i seguenti motivi:
- si risparmierebbero soldi per lo smaltimento dei rifiuti;
- è un approccio formativo non teorico ma pratico per educare i giovani all’ecosostenibilità;
- non danneggiano l’ecosistema, generano un ambiente più salutare, aria più pulita:
- vi sarebbe un cambiamento di mentalità investendo sui giovani che compongono il pilastro della nostra società.
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