Il comparto vitivinicolo è, da sempre, uno dei fiori all'occhiello del nostro Paese ed è parte importante anche dell'economia di Roma e del Lazio. Nel Lazio, infatti, la superficie cosiddetta "vitata" è pari a 18mila ettari, che corrisponde al 3 per cento di quella nazionale.
Sottolineare l’importanza di questo comparto, per l’Italia e per l’Europa, è dunque quasi superfluo. Anche perché a parlare sono i numeri: l’Unione Europea è leader mondiale del vitivinicolo, con una produzione media annua che negli ultimi anni ha superato i 165 milioni di ettolitri, il 45% delle zone viticole mondiali, il 64% della produzione e il 48% del consumo; in tutta l’Ue si contano più di 3,2 milioni di ettari “vitati” e 2,5 milioni di aziende vitivinicole, con 3 milioni di posti di lavoro diretti, a cui si aggiungono quelli di indotto; Italia, Francia e Spagna, da sole, rappresentano oltre il 50% della produzione globale; la filiera vitivinicola in Italia, con 14 miliardi di euro di fatturato (dati 2022), rappresenta il 10% dell’intero agroalimentare nazionale, interessando 310 mila aziende agricole, oltre 670 mila ettari e circa 38 mila imprese vinificatrici; con 8 miliardi di euro di export (2022), l’Italia è il secondo esportatore mondiale ed è terza nella graduatoria dei consumi interni.
Bastano queste poche, ma significative cifre a far comprendere l’importanza degli Stati Generali del Vino, evento che si è tenuto a Roma il 29 settembre presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio, organizzato tramite “insieme-per.UE” (un progetto gestito dal Parlamento europeo e che mira a coinvolgere il maggior numero di persone possibile nella vita democratica dell’Europa).
Non a caso, agli Stati Generali del Vino hanno partecipato moltissimi rappresentanti delle istituzioni, a partire dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha aperto i lavori, per finire con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Tutti i protagonisti della filiera vitivinicola, nel corso di questo incontro, hanno avuto modo di affrontare i punti critici del settore, fornendo un contributo fondamentale per definire le strategie comuni per il futuro.
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È in uscita entro la fine di novembre 2023 la II edizione del libro Aprire un'azienda agricola (Guida pratica e business plan) di Fabrizio Santori, Maggioli Editore.
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Sempre più convinti che è sempre il giorno giusto per aprire un’azienda agricola, la seconda edizione di questo volume mette in evidenza tutti quegli aspetti che sono stati parzialmente affrontati nella prima edizione. Infatti, mentre nella prima edizione il processo di analisi e di valutazione dell’iniziativa imprenditoriale si sviluppava in situazioni di normalità, questa seconda edizione affronta gli stessi temi ma in un contesto che non si può definire di normalità tenuto conto dell’abnorme esplosione dei costi nel settore agricolo. Alla luce di quanto detto, il volume, che ormai guarda non più a un mondo passato ma a una realtà operativa completamente diversa, cerca di capire quale sarà l’attività agricola nel prossimo futuro e, di conseguenza, come sarà l’agricoltore del futuro. Infine, a ulteriore miglioramento del testo e alla luce dell’esplosione dei costi, si forniscono utili indicazioni su come migliorare la gestione aziendale e come migliorare la redditività aziendale attraverso l’illustrazione sia delle nuove modalità e tecniche di “fare agricoltura”, sia delle procedure necessarie alla riduzione della filiera agroalimentare.
L’autore accompagna il lettore, passo dopo passo, dalla fase iniziale in cui ci si chiede cosa e come produrre a quelle successive della vita di un’azienda agricola, suggerendo alcuni passaggi per migliorare i fondamentali dell’azienda, rafforzando le competenze necessarie per diventare un agricoltore e un manager di successo e fornendo gli strumenti per prendere le decisioni aziendali più appropriate.
Un intero capitolo del testo è dedicato ai finanziamenti pubblici e privati disponibili indicando la strada da percorrere per reperirli.
Obiettivo di questo testo è quello di permettere a tutti coloro che vogliono aprire un’azienda agricola di valutare in termini economici e finanziari il lancio o il rilancio della loro attività.
1) Stati generali del Vino 2023: istituzioni e rappresentanti filiera a confronto
Dopo i saluti introduttivi di Carlo Corazza, direttore del parlamento europeo in Italia, e di Antonio Parenti, direttore della rappresentanza della Commissione UE in Italia, e gli indirizzi di saluto delle autorità politiche è intervenuto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti che ha sottolineato l’importanza di non sottovalutare nuove opportunità e prodotti. Giansanti ha inoltre avanzato la richiesta di aprire un tavolo di confronto con la politica europea chiedendo di cambiare quelle misure che dovranno essere modificate, prima di tutto.
Luca Rigotti, coordinatore settore vitivinicolo dell’Alleanza cooperative italiane e presidente del gruppo di lavoro Cogeca sul vino, ha rimarcato l’importanza della promozione all’estero, sia per aprire nuovi mercati ma anche per rafforzare i mercati consolidati che restano i più importanti.
Per Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italia Vini, il vino italiano ha tante luci ma bisogna fare attenzione ad alcune ombre. È necessario ridurre le rese, produrre di meno e meglio, per aumentare il valore dei nostri vini. Paolo De Castro ha affrontato vari aspetti del settore e ha ribadito che sul valore salutistico e alimentare del vino ci sono in Europa approcci culturali diversi: “il consumo moderato, ai pasti e distribuito lungo la settimana è tipico della cultura mediterranea. Ettore Prandini, presidente Coldiretti, ha messo l’accento in particolare sulla necessità che la politica di internazionalizzazione sia affidata al livello nazionale e non frammentata tra le varie regioni, ipotizzando anche la creazione di un’agenzia specializzata esclusivamente sull’export agroalimentare. Prandini ha anche sottolineato il ruolo fondamentale della ricerca, sia per le tecniche ma anche per la creazione di figure professionali avanzate, in particolare sulla digitalizzazione. Tommaso Battista, presidente Copagri, ha sottolineato il momento delicato del settore del vino, ribadendo l’importanza dell’Ocm promozione per aprire nuove opportunità.
I lavori si sono articolati in quattro panel, dedicati a politiche e quadro regolamentare della UE per il settore del vino; export, accordi internazionali, promozione ed internazionalizzazione; vino e sviluppo sostenibile; vino e turismo esperienziale ed enogastronomico (1. Le Politiche ed il quadro Regolamentare dell’UE per il settore del Vino; 2. Export, accordi internazionali, promozione e internazionalizzazione; 3. Il Vino e lo sviluppo sostenibile; 4. Il vino come driver del turismo esperienziale ed enogastronomico italiano, esperienze e racconti), ma ognuno dei partecipanti si è soffermato anche sui temi di maggiore attualità, particolarmente attenzionati da parte di chi, ogni giorno, vive il settore.
Tra le principali problematiche legate all’attualità ovviamente la campagna 2023 in Italia, influenzata dalle particolari condizioni climatiche, che hanno favorito la diffusione incontrollata di fitopatie, come la peronospora. a causa delle quali, in molte zone del Paese, si sono registrati forti cali produttivi (si è stimato che la riduzione complessiva, rispetto al 2022, si aggiri intorno al 20 per cento).
Ovviamente, la quantità è importante, ma ciò che fa davvero la differenza è la qualità. E, in questo campo, l’Italia è ai vertici: il nostro Paese si contraddistingue, infatti, per la qualità delle produzioni vinicole nazionali e per l’alto numero di certificazioni IG, con ben 526 riconoscimenti tra DOP e IGP (nel complesso, il 55% della produzione nazionale è certificata IG). Non solo: anche sul fronte del Bio l’Italia si presenta con numeri decisamente interessanti, visto che sono oltre 117 mila gli ettari di vite coltivati con il metodo biologico, ossia circa il 20% della superficie totale (la percentuale più alta in Europa e nel mondo).
Del resto, oggi il mercato chiede uno sforzo anche su questo fronte, se è vero che già nel 2021, in Italia, si registravano consumi di vino biologico per 50 milioni di euro. Un segnale chiaro del fatto che sia i consumatori che i produttori stanno acquisendo un approccio consapevole, guardando a prodotti di qualità, sostenibili e rispettosi dell’ambiente.
Ecco perché, per la crescita del comparto vinicolo, sono fondamentali i temi del sostegno e della promozione. E nella nuova Politica Agricola Comune è riservato al settore un fondo con una dotazione pari a 323,8 milioni di euro per ciascuna campagna dal 2023 al 2027, mentre è stato pubblicato lo scorso 21 luglio il bando nazionale per la promozione nei Paesi Terzi, con risorse pari a oltre 21 milioni di euro.
Gli sforzi messi in campo per supportare questo comparto, nevralgico per la nostra economia e per quella europea, sono dunque molti. Ed è inaccettabile che ci siano Paesi – come l’Irlanda – che lavorano apertamente per danneggiare il vino italiano e, di conseguenza, le imprese e i lavoratori del settore, l’indotto e, in definitiva, l’economia nazionale. L’attacco al vino italiano – con l’obbligo di etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie – è il primo caso in Europa e non ha proprio nulla di scientifico. Bene ha fatto, dunque, il Ministro Lollobrigida, che è intervenuto più volte sul tema, sottolineando che il comportamento dell’Irlanda è scorretto, in quanto usa narrazioni salutistiche prive di fondamento con il solo scopo di demonizzazione quella che è la nostra bevanda nazionale per eccellenza, minandone il consumo sui mercati di sbocco. Non vanno demonizzate tutte le bevande alcoliche a prescindere, piuttosto occorre rafforzare ulteriormente i progetti e le attività di educazione e di informazione, soprattutto per i più giovani, mettendo bene in risalto la distinzione tra uso e abuso.
Il vino, in definitiva, rappresenta un interesse nazionale e deve continuare a essere il miglior ambasciatore dell’Italia nel mondo: sta a noi, a tutti noi, continuare a lavorare affinché la filiera vitivinicola nazionale sia sostenuta in modo adeguato e i tentativi di screditare questo straordinario prodotto siano bloccati sul nascere.
Lo dobbiamo ai produttori e ai lavoratori del comparto, lo dobbiamo al nostro Paese, alla sua storia.
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2) Il settore vitivinicolo in Europa
L’UE è leader mondiale, con una produzione media annua che negli ultimi anni ha superato i 165 milioni di ettolitri, il 45% delle zone viticole mondiali, il 64% della produzione e il 48% del consumo.
La viticoltura è diffusa in tutta l’UE e conta più di 3,2 milioni di ettari e 2,5 milioni di aziende vitivinicole, creando 3 milioni di posti di lavoro diretti a cui si aggiungono quelli indiretti.
Italia, Francia, Spagna, rappresentano oltre il 50% produzione globale europea.
Il settore vitivinicolo è fondamentale nel quadro della politica agricola comune. Attraverso le Organizzazione comune dei mercati (OCM) sono fissate regole e misure di sostegno per il settore nonché disposizioni per la commercializzazione, l’etichettatura, la promozione, le indicazioni geografiche.
Considerata l’importanza del settore, è fondamentale che le regole promosse dal legislatore europeo siano finalizzate a promuovere la produzione, la qualità e il commercio del vino nel mercato interno e sui mercati internazionali.
Parte essenziale di questa politica sono le Indicazioni geografiche protette (IGP) e denominazioni di origine protette (DOP) che creano un forte legame tra vino, territorio, cultura e tradizioni locali, favorendo la qualità, l’export e il turismo enogastronomico.
Il vino rappresenta infatti anche un patrimonio culturale di molte regioni europee e funge da fattore di attrazione e valorizzazione del territorio e delle sue tradizioni.
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3) Il settore vitivinicolo italiano
Il settore vitivinicolo nazionale, nonostante gli ultimi anni siano stati caratterizzati da importanti difficoltà, si contraddistingue per essere uno dei più dinamici all’interno del panorama agroalimentare.
La campagna 2023 è stata condizionata dalle particolari condizioni climatiche che, seppur non hanno inciso sul lato qualitativo, in molte zone del Paese hanno fatto registrare forti cali produttivi, favorendo la diffusione incontrollata di fitopatie come la peronospora. Il calo produttivo nazionale è stimato in circa il 20 %.
In termini di fatturato, con 14 miliardi di euro (dati 2022), la filiera vitivinicola rappresenta i 10% dell’intero agroalimentare nazionale, interessando 310 mila aziende agricole, oltre 670 mila ettari e circa 38 mila imprese vinificatrici.
Questi numeri consentono all’Italia del vino di posizionarsi ai vertici internazionali essendo il secondo produttore mondiale dopo la Francia, che ha superato il belpaese nella campagna 2023
Con 8 miliardi di euro di export (2022), l’Italia è il secondo esportatore mondiale dietro a Spagna in volumi e Francia in valore e terzo nella graduatoria dei consumi interni.
L’Italia è il 3° consumatore dopo Usa e Francia. Tuttavia, il ridimensionamento della domanda interna ha spinto le imprese a orientarsi verso il mercato estero.
Il vino rappresenta uno dei principali brand del made in Italy e, in questo senso, l mercato estero rappresenta il maggiore fattore di sviluppo per il settore. Serve, quindi, rafforzare la capacità promozionale. Una promozione sempre più legata all’agroalimentare italiano e allo stile di vita e alla cultura mediterranea.
Il nostro Paese si contraddistingue per la qualità delle produzioni vinicole nazionali e l’elevata numerosità di certificazioni IG con ben 526 riconoscimenti tra DOP e IGP (nel complesso il 55% della produzione nazionale è certificata IG).
Anche sul fronte del Bio, l’Italia si presenta con numeri decisamente interessanti, sono oltre 117 mila gli ettari di vite coltivate con il metodo biologico, circa il 20% della superficie totale (la percentuale più alta in Europa e nel mondo).
Il mercato del vino biologico è in grande crescita, grazie ai consumi interni, che negli ultimi anni hanno registrato un incremento del 60% per un valore stimato di circa 50 milioni di euro (Nomisma 2021), a dimostrazione che i consumatori si dimostrano sempre più attenti ai metodi di produzione e alle scelte consapevoli portate avanti dalle cantine.
Sono segnali che attestano come sia i consumatori che i produttori stanno acquisendo un approccio consapevole, attenti a prodotti di qualità sostenibili e rispettosi dell’ambiente.
L’Italia è anche il primo Paese in Europa a dotarsi di un sistema di certificazione pubblica della sostenibilità della filiera vitivinicola. Si tratta di una normativa di carattere volontario che racchiude un insieme di regole produttive e di buone pratiche finalizzate a garantire il rispetto dell’ambiente, la qualità e sicurezza alimentare, la tutela dei lavoratori e dei cittadini.
Il settore vitivinicolo ha anche avviato un percorso virtuoso di investimenti in vigna e in cantina e ora la commercializzazione si conferma il punto di espansione competitiva. Resta dunque cruciale il tema del sostegno ai consumi e alla promozione per lo sviluppo della filiera attraverso le misure dedicate.
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4) Il sostegno al settore vitivinicolo
Il tema del sostegno e della promozione resta cruciale per lo sviluppo della filiera.
Nella nuova PAC, l’OCM riserva al settore vino un fondo con una dotazione pari a 323,8 milioni di euro per ciascuna campagna 2023/2027 (98 milioni dei quali destinati alla promozione nei Paesi terzi). Le risorse sono ripartite annualmente alle Regioni.
Pubblicato il 21 luglio il nuovo bando nazionale Masaf (Ministero dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste) per la promozione nei Paesi Terzi con risorse pari a oltre 21 milioni di euro.
La digitalizzazione dell’informazione è un altro canale prioritario, opportunità concreta per il mondo produttivo e per la promozione dei territori, anche in chiave turistica e culturale. Su questa strada, si prevede l’assegnazione di contributi a favore di produttori di vino Dop e Igp e biologico che investono in sistemi digitali – QR code.
Stanziati 7 milionidi euro per il sostegno delle imprese viticole cha hanno registrato danni dall’eccezionale attacco di peronospora.
Pubblicato in GU del 22 settembre il bando Masaf da 1 milione di euro per il finanziamento di progetti di ricerca nel settore vitivinicolo (nuove metodologie di contrasto alla flavescenza dorata; agricoltura di precisione; conservazione dei vini; adattamento ai cambiamenti climatici e incremento capacità di assorbimento del carbonio).
Infine, tenuto conto delle possibili difficoltà del mercato per alcuni tipi di vini, anche l’Italia, dopo Francia e Spagna, ha attivato la misura della distillazione di crisi, strumento importante riequilibrare l’offerta.
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5) Vino e salute - Il caso Irlanda
Nonostante la contrarietà manifestata in più sedi da parte di molti paesi europei, Italia in primis, nonché di alcuni paesi aderenti al WTO, l’Irlanda ha convertito in legge il regolamento che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie. Primo caso in Europa.
L’attacco al vino italiano a cui stiamo assistendo non ha nulla di scientifico, e a confermarlo sono i numeri ufficiali degli istituti di ricerca. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) commentando la norma irlandese.
L’entrata in vigore della legge sulle etichette allarmistiche del vino in Irlanda è un precedente pericoloso che mette a rischio il nostro export.
Anziché demonizzare le bevande alcoliche, occorre rafforzare ulteriormente i progetti e le attività di educazione e di informazione, valorizzare la distinzione tra uso e abuso, la componente legata alla socialità e alla responsabilità nell’assunzione di bevande alcoliche.
L’Italia si sta battendo anche nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) per evitare che si assumano posizioni semplicistiche che non agevolano il consumo responsabile di vino.
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6)Le sfide e le opportunità del settore vitivinicolo
Il vino è un incredibile ambasciatore del territorio di provenienza, si è trasformato in un efficace e potente strumento di marketing e promozione culturale.
Il vino è uno dei principali protagonisti della strategia del Governo per il rafforzamento dell’internazionalizzazione del Made in Italy, che passa anche per la candidatura della cucina italiana quale Patrimonio Immateriale dell’UNESCO.
La presenza dei vigneti plasma e caratterizza i territori rurali del nostro Paese, rendendoli unici e inimitabili. Basti pensare che alcune zone di produzione hanno ottenuto il riconoscimento di Patrimonio UNESCO (paesaggi delle Langhe-Roero e del Monferrato).
Il turismo enogastronomico, da oltre 30 anni, è diventato è una leva strategica di sostenibilità e sviluppo economico e sociale del settore vitivinicolo italiano e per le aree rurali, capace di accrescere l’attrattività della destinazione e la reputazione delle produzioni locali. Crea ricchezza diffusa e nuove opportunità.
Il vino non è solo un settore economico strategico, ma è tradizione millenaria dei nostri territori, eccellenza capace di esprimere la variegata e straordinaria ricchezza culturale e agroalimentare del nostro Paese.
Sono circa 25mila le cantine aperte al pubblico, protagoniste di questo fenomeno tipicamente made in Italy, capace di muovere ogni anno 13 milioni di persone e produrre 2,5 miliardi di euro di fatturato.
Il fatto che nel settore vitivinicolo l’Italia sia una potenza mondiale ci impone di essere vigili soprattutto rispetto agli attacchi da parte di nuovi interessi economici, a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, non solo per il settore del vino.
Una demonizzazione indiscriminata, che punta ad affermare un nuovo modello alimentare e culturale che danneggia il settore e mette in discussione storia, cultura e valori fortemente radicati nel cibo e nei vini made in Italy, la dieta mediterranea stessa patrimonio Unesco e il consumo moderato e responsabile che contraddistingue il vino in Italia.
Il rafforzamento della filiera italiana e dei suoi valori identitari e salutistici, la lotta all’omologazione agroalimentare, il sostegno alle buone pratiche vitivinicole, passando per la tutela della dimensione sociale e territoriale della produzione in vigna, sono tutti aspetti centrali del processo di transizione ecologica auspicato dal Masaf e dall’intera compagine di Governo.
Sostenere il settore equivale quindi a sostenere il Paese e, insieme, il Pianeta, con l’obiettivo di produrre meglio, utilizzando le risorse ambientali a disposizione in maniera cauta e razionale.
Occorre dunque ribadire che il comparto primario e il suo segmento vitivinicolo, sono infatti, capaci non solo di produrre reddito e posti di lavoro, ma assumono, al contempo, un valore cruciale nel contesto della produzione locale di eccellenza (Dop, Igp e Bio) e di presidio dei territori di fronte ai cambiamenti climatici e a condizioni di dissesto idrogeologico.
Da qui l’impegno a supportare il potenziale economico e migliorare la dimensione sostenibile della viticoltura, come fattore sociale reddituale e culturale, di cura paesaggistica e di recupero delle aree marginali, di difesa delle produzioni autoctone e della biodiversità locale, in piena coerenza con le strategie From farm to fork e Biodiversità 2030 di fonte europea.
Non è accettabile che un patrimonio inestimabile come quello vitivinicolo italiano sia sacrificato o danneggiato da politiche ideologiche, come quelle che propongono tagli lineari nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari. [Nella sua valutazione di impatto integrativa al nuovo regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari la Commissione suggerisce di concentrare i tagli sulle “colture non essenziali” come vino o pomodoro.]
L’Italia punta invece all’innovazione come strada maestra per migliorare la sostenibilità economica e sociale delle imprese agricole, anche nel settore vitivinicolo.
Si pensi all’utilizzo delle nuove tecniche genomiche (NGT o TEA). Il Governo ha autorizzato, con apposito intervento legislativo, la possibilità di testare in campo queste nuove tecniche, che risulteranno fondamentali nel prossimo futuro per affrontare le fitopatie emergenti e i cambiamenti climatici.
Il Masaf sta sostenendo gli investimenti innovativi delle imprese attraverso numerose misure: Fondo Innovazione (225 mln di euro, Decreto attuativo firmato a luglio, Bando Ismea di prossima emanazione), Bandi PNRR e PNC (Contratti di filiera, Meccanizzazione Agricola, Piano per la logistica, Parco Agrisolare, Interventi irrigui).