Mai come negli ultimi due anni le imprese si stanno capacitando che le azioni degli individui e delle organizzazioni complesse hanno un impatto rilevante sulla vita di tutti i giorni. Infatti, se il periodo pandemico ha fatto comprendere che viviamo in una società interconnessa, le cronache estive in tema di siccità e temperature record ci hanno ricordato quanto i cambiamenti climatici possano avere impatti importanti sull’operatività dei mercati e delle aziende, che necessitano di una volontà comune e di ingenti risorse per essere governati profittevolmente.
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Sebbene si senta parlare sempre più di “emergenza” è ormai acclarato che ci troviamo all’interno di un contesto “sistemico” nel quale i fenomeni atmosferici significativi non hanno più il carattere della straordinarietà. Problemi cronici che si sommano ad aspetti strutturali apparentemente irrisolvibili, quali la gestione dei rifiuti, il loro smaltimento, l’adozione di processi di economia circolare in merito ai quali le imprese hanno la possibilità di fare molto di più e in modo più rapido rispetto all’amministrazione pubblica, assurgendosi al ruolo di “locomotore”.
Tuttavia, i problemi non sono solamente di carattere ambientale, ma anche di ordine sociale. È molto probabile che il sistema pensionistico e di welfare pubblico risulterà essere difficilmente sostenibile in futuro e, in questo caso, il peso sociale si andrebbe inevitabilmente a riversare sulle aziende e sulle famiglie.
È possibile, e anche con qualche ragione, essere pessimisti ma riteniamo necessario, in queste fasi propedeutiche, sposare la “vision” dell’imprenditore idealista che tenta di individuare soluzioni innovative in uno scenario complesso e dinamico.
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1) Le politiche ESG per le imprese
Un’impresa che decide di adottare volontariamente le politiche ESG, senza attendere che siano le norme a imporlo, può considerare questi fattori di incertezza come opportunità per avviare processi innovativi che riducano l’impatto ambientale, studiare politiche di welfare aziendale, organizzare la propria governance con un management flessibile e recettivo al mercato che da VUCA (volatility, uncertainty, complexity, ambiguity) sta passando velocemente a essere BANI (brittleness, anxiety, non-linearity, incomprehensibility) e pertanto fragile, impaziente, non ambiguo e a volte persino impenetrabile.
Tentiamo di proporre qualche banale esempio nel contesto della sostenibilità.
In Italia vengono confezionate circa 11 miliardi di bottiglie in plastica (PET) per acque minerali e bevande ogni anno, e circa il 60% non vengono riciclate o rischiano di essere disperse nell’ambiente e nei mari (Greenpeace 2021).
Se le 6 milioni di aziende italiane fornissero ai propri dipendenti uno stock di borracce in alluminio riciclato per l’uso quotidiano, sia privato che lavorativo, quale sarebbe l’impatto positivo che si andrebbe a generare in termini di riduzione di bottiglie non riciclate?
Si tratta di un’azione semplice, che trova ostacoli solamente in quella “volontà comune” alla quale abbiamo fatto riferimento in precedenza. Ma chi adotta una politica di questo tenore può ottenere dei vantaggi immediati in termini di reputazione del marchio verso gli stakeholder esterni, ma anche nei confronti dei propri dipendenti che si troverebbero sgravati dall’onere di dover trasportare casse d’acqua e di dover smaltire quantità significative di plastica (impattando sull’inquinamento da trasporto e sui costi generali di smaltimento dei rifiuti).
Tutto questo evidenzia come un cambiamento “sistemico” dell’intero processo comporti una rivoluzione con delle inevitabili ricadute sugli stakeholder coinvolti oltre che sull’ambiente, anche sul mero efficientamento, che si concretizzerebbe esclusivamente nel sostituire o innovare i contenitori delle bevande rendendoli meno impattanti dal punto di vista ambientale.
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2) Politiche di welfare aziendale e impatto sociale
Analizziamo ora l’impatto sociale riproponendo l’esempio afferente alle politiche di welfare. Un’azienda che garantisce ai propri dipendenti un fondo di integrazione pensionistica – oltre ad assicurare i vantaggi fiscali correlati – consente ai propri dipendenti di beneficiare di significative agevolazioni successorie, dell’impignorabilità nei confronti dei creditori, di una integrazione salariale una volta maturati i requisiti pensionistici oltre a rendere il “funzionigramma” aziendale più “compatto” attraverso la redistribuzione del reddito in maniera più equo rispetto ai differenti livelli contrattuali. I vantaggi immediati correlati a tale politica di welfare aziendale si riscontrerebbero nella maggior fedeltà nei confronti del datore di lavoro, con una riduzione del turn-over soprattutto per le professionalità chiave e, se tale azione si aggiungesse anche ad altre soluzioni di welfare, quali le politiche di equilibrio tra vita e lavoro, l’azienda riuscirebbe a potenziare la propria attrattività occupazionale che attualmente – in tempo di great resignation – sta assumendo un’importanza sempre più rilevante.
Infine, in tema di governance, un’azienda che adotta sistemi di gestione conformi agli standard internazionali mantenendo un corretto equilibrio economico-finanziario, diverrebbe attrattiva per gli investitori da sempre orientati a premiare le organizzazioni capaci di creare un duraturo valore condiviso con i propri stakeholder.
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3) Conclusioni
In buona sostanza, adottare politiche ESG significa decidere di evolversi verso un'impresa più competitiva, più equa, più attrattiva trasformando le incertezze del momento in una opportunità per crescere in modo sostenibile.
Tutto questo non sarà né semplice né rapido ma di certo rappresenterà un percorso strategico/tattico di innovazione che consentirà alle imprese di prosperare nel tempo.
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