Per ridurre il rischio connesso all’attività agricola e per agevolare gli imprenditori agricoli esistono Associazioni, Consorzi e Società Assicurative che propongono numerose soluzioni di tipo assicurativo: si va dai contratti classici, come le formule con vendita pronta con prezzo determinato al momento della consegna, alla vendita con prezzo da determinare con riferimento alle borse merci indicate nel contratto, al contratto di deposito fino ad arrivare alla contrattualistica agevolata relativa alle polizze contro i rischi atmosferici, fitosanitari e ambientali. In questa direzione l'Ismea ha condotto un'Indagine sull’offerta assicurativa in agricoltura 2020 realizzata nell’ambito del Programma Nazionale di Sviluppo Rurale (PSNR) 2014-2020 Misura 20, Azione 1.2 su indicazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali a cui hanno partecipato Asnacodi, Cordifesa, Ivass, Ania e il gruppo di lavoro Ismea dell’Azione 1.2, Piano di attività 2019-2020, Osservatorio sul sistema delle assicurazioni agricole.
L'articolo continua dopo la pubblicità
Estratto dal libro "Aprire un'azienda agricola" di F.Santori pubblicato da Maggioli Editore.
Avere un’azienda agricola può produrre ricchezza, divertirti, appassionarti ma allo stesso tempo può non farti dormire la notte. Il primo grandissimo vantaggio di mettersi in proprio è che si è il capo di sé stessi, puoi lavorare all’aria aperta, creare relazioni e prendere le tue decisioni assumendotene la responsabilità. Come qualsiasi impresa anche l’agricoltura può essere rischiosa. Devi pagare le tasse e l’assicurazione sanitaria. Le tue coltivazioni potrebbero ammalarsi colpite da virus o essere spazzate via da una grandinata. Causa maltempo potresti anche avere un numero considerevole di animali del tuo allevamento malati o feriti. Tutto questo potrebbe generare un livello più o meno alto di perdite economiche che devono essere tenute in considerazione. A questo punto il coltivatore o l’allevatore principiante deve sapere che dovrà svolgere contemporaneamente i molti ruoli da assumere sia nella conduzione che nell’avvio dell’azienda agricola: dal direttore di produzione al coltivatore della terra, dall’operatore di marketing all’addetto alle vendite passando per il direttore commerciale, il pianificatore finanziario, il tecnico dei mezzi agricoli e il datore di lavoro. Possedere e gestire una nuova azienda agricola potrebbe schiacciare sotto il peso delle responsabilità chi non è consapevole della multifunzionalità del ruolo che si andrà a ricoprire.
Queste dovute premesse hanno elencato una serie di rischi che potrebbero diventare dei punti di debolezza, se sottovalutati, o di forza, se pianificati nel tuo progetto imprenditoriale. Ora sei pronto per iniziare la tua “SWOT ANALYSIS”? L’analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza (Strengths), le debolezze (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) in un’impresa in fase di avviamento.
1) ISMEA e la sua indagine
Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) è un ente pubblico economico istituito con l’accorpamento dell’Istituto per Studi, Ricerche e Informazioni sul Mercato Agricolo (già ISMEA) e della Cassa per la Formazione della Proprietà Contadina, nell’ambito delle sue funzioni istituzionali realizza servizi informativi, assicurativi e finanziari per le imprese agricole e le loro forme associate, al fine di favorire l’informazione e la trasparenza dei mercati, agevolare il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, favorire la competitività aziendale e ridurre i rischi inerenti alle attività produttive e di mercato.
L'INDAGINE ISMEA
Il Rapporto completato a gennaio 2021 (http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/1%252Fc%252F2%252FD.d7f7f964bf2ec519882a/P/BLOB%3AID%3D11366/E/pdf ), è nato con l’obiettivo di acquisire, attraverso il parere delle compagnie e delle aziende agricole assicurate, elementi conoscitivi sulla composizione e sulle caratteristiche dell’offerta assicurativa, a partire dalla
contrattualistica agevolata relativa alle polizze contro i rischi atmosferici, fitosanitari e ambientali.
Il Decreto Legislativo 29 marzo 2004, n. 102 "Interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole, a norma dell'articolo 1, comma 2, lettera i), della legge 7 marzo 2003, n. 38" ha segnato uno storico cambio di paradigma dell’intervento pubblico per la stabilizzazione dei redditi in agricoltura, sancendo il passaggio da un sistema d’intervento di tipo ex-post del Fondo di Solidarietà Nazionale (FSN) contro i danni da calamità naturali, attivo sin dagli anni Settanta del secolo scorso, ad un sistema misto, e disponendo l’avvio di un percorso di progressivo incremento degli strumenti di prevenzione del rischio (ex-ante) e la contestuale diffusione delle polizze agricole agevolate.
Ulteriori sviluppi hanno poi portato ad un nuovo approccio al risk management, non più incentrato sulla polizza assicurativa tradizionale, ma basato su un sistema più ampio e articolato di strumenti regolato dai Piani di gestione dei rischi in agricoltura, approvati annualmente dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e condivisi con le Regioni e le Province autonome.
Tuttavia, il lento e macchinoso processo di transizione verso il nuovo modello SGR relativo alla semplificazione della gestione della PAC 2014 - 2020 (link a https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8499 ) ha sminuito, in particolare nella prima fase della programmazione 2014-2020, l’attrattività di questi strumenti, che hanno recuperato il terreno perso nei primi anni di gestione del PSRN solo alla fine della programmazione.
Numerose altre criticità di fatto hanno impedito lo sviluppo delle polizze agevolate e la diffusione della cultura assicurativa presso le aziende agricole.
Di fronte a queste evidenze che si ripropongono sulla soglia della PAC post-2020, l'Ismea ha ritenuto utile approfondire in maniera specifica il ruolo e le caratteristiche dell’offerta assicurativa e la copertura dei rischi meteoclimatici, fitosanitari e di mercato anche rispetto ai precedenti focus che hanno interessato il settore e pubblicati negli anni precedenti dall'Istituto.
L’indagine è stata condotta presso broker e compagnie assicurative specializzate nei rischi agricoli, con l’obiettivo di acquisire maggiori elementi conoscitivi sulla composizione e le caratteristiche dell’offerta assicurativa, oltre alla contrattualistica agevolata relativa alle polizze contro i rischi atmosferici, fitosanitari e ambientali si è concentrata sulle proposte di copertura “extra agricole”, specificamente rivolte alla clientela del settore primario, e sul livello e le modalità del ricorso alla riassicurazione e coassicurazione.
L'indagine ha inoltre interessato un campione casuale di aziende agricole italiane (coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali/società), intervistate con l'obiettivo di raccogliere caratteristiche, pareri e suggerimenti sull'offerta assicurativa e sui rapporti tra le imprese e le compagnie a partire dalla contrattualistica agevolata relativa alle polizze contro i rischi atmosferici, fitosanitari e ambientali.
COME E’ STATA REALIZZATA L’INDAGINE
L'indagine è stata realizzata con la tecnica CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) su dispositivi mobili (Smartphone e Tablet) e PC, è stata condotta, nel periodo compreso tra giugno e luglio 2020, su un campione costituito da 12 compagnie assicurative (più un broker plurimandatario) attive nel circuito nazionale delle polizze agricole agevolate contro i rischi atmosferici, fitosanitari e ambientali.
Il campione, relativamente alle sole compagnie, è rappresentativo del 91% della dimensione complessiva del mercato (totale dei valori assicurati con polizze agricole agevolate) e si compone per il 75% da compagnie (9) che operano in almeno 15 rami assicurativi, secondo la classificazione dell’IVASS, e dal restante 25% da compagnie (3) presenti in più di un ramo: da un minimo di 2 a un massimo di 6.
Agli intervistati (responsabili e funzionari di direzione centrale delle compagnie) è stato sottoposto un questionario ad hoc suddiviso in quattro ambiti tematici (1. Polizze agricole agevolate; 2. Riassicurazione; 3. Coassicurazione; 4. Sviluppo nuovi strumenti assicurativi) e strutturato in 30 domande. A completamento dell’indagine presso le compagnie assicurative, con la medesima tecnica CAWI è stato contattato un campione di circa 3.000 aziende agricole assicurate con polizze agevolate contro i rischi atmosferici, fitosanitari e ambientali, a cui è stato somministrato un questionario ad hoc al fine di raccogliere pareri e indicazioni qualitative sulle caratteristiche dell’offerta assicurativa. Il questionario è suddiviso in 4 ambiti tematici (1. Polizze agevolate e polizze accessorie; 2. Sinistrosità e risarcimenti; 3. Costi assicurativi e canali distributivi; 4. Valutazione sul servizio ricevuto) e strutturato in 23 domande.
Delle circa 3.000 aziende agricole contattate, solo il 7,4% (222 aziende) ha restituito il questionario completo di tutte le risposte. Le 222 aziende agricole rispondenti sono costituite per il 30,6% da aziende con oltre un milione di fatturato e per il 15,3% da aziende con fatturato tra 500 mila e un milione di euro. In base alla ripartizione per macro area geografica, l’86% dei rispondenti è costituito da aziende agricole del Nord Italia e il restante 14% da imprese del Centro-Sud. Tali percentuali appaiono
sufficientemente coerenti con la suddivisione geografica dell’universo delle aziende assicurate che per il 76% sono ubicate al Nord e per il restante 24% nelle regioni del Centro-Sud.
Per contrastare le ricadute dei cambiamenti climatici sui “ratio” assicurativi (peggioramento dei rapporti tra sinistri e premi), le compagnie, al pari dei riassicuratori, stanno tendendo, in generale, ad attuare una politica più selettiva nell’assunzione dei rischi e ad inasprire, quando possibile, le condizioni contrattuali. Esaminando la dinamica meteo-climatica, sia su scala globale che nazionale, si osserva, d’altro canto, una maggiore frequenza dei fenomeni meteorologici avversi e un’accentuazione della gravità degli eventi calamitosi. Anche nel 2020 le aziende agricole hanno subìto danni da gelo, siccità, nubifragi e alluvioni, con ricadute soprattutto sulla frutta estiva e, tra i seminativi, su riso, pomodori da industria e frumento duro.
2) Cos'è la polizza agevolata
La polizza agevolata è uno strumento di prevenzione contro le perdite di resa finanziato, fino al 70% del costo (premio), da contributi comunitari nell’ambito della Misura 17, Sottomisura 17.1, del PSRN 2014-2020. L’agevolazione favorisce l’uso e la diffusione degli strumenti di gestione del rischio in agricoltura, anche in considerazione della maggiore frequenza e severità dei danni alle produzioni causate dagli eventi atmosferici avversi, fenomeni associati all’impatto sempre più dirompente dei cambiamenti climatici.
I RISULTATI DELL'INDAGINE (estratto dalla sintesi finale del Rapporto Ismea http://www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/1%252Fc%252F2%252FD.d7f7f964bf2ec519882a/P/BLOB%3AID%3D11366/E/pdf )
LE RISPOSTE DEI BROKER E DELLE COMPAGNIE ASSICURATIVE
L’offerta di strumenti assicurativi per la copertura dei rischi agricoli coinvolge un parterre per lo più costituito da compagnie con esperienza pluriennale (oltre 10 anni) nella prevenzione dei danni alle colture da accadimenti atmosferici, con gradi di specializzazione nel cosiddetto ramo “Grandine” che risultano, talvolta, anche molto elevati.
L’offerta assicurativa, relativamente alle polizze agricole agevolate, si caratterizza, nel 77% dei casi, in prodotti per la copertura dei soli rischi atmosferici (restano quindi fuori dal perimetro di garanzia le fitopatie e gli attacchi parassitari), limitati in taluni casi anche a determinati prodotti o territori e in altri a specifiche avversità.
Il fenomeno della cosiddetta “selezione avversa”, che attrae nel campo gravitazionale delle polizze agevolate le aziende maggiormente esposte alle avversità atmosferiche, è l’elemento che più di altri condiziona negativamente l’attività assicurativa nel settore, analogamente alla concentrazione dei rischi in comparti e territori specifici. Altri fattori ostativi sono stati individuati, dagli intervistati, nella mancanza di un’adeguata cultura sul tema della gestione dei rischi, nel sovraccarico di burocrazia previsti dagli adempimenti richiesti per l’accesso ai contributi pubblici e nei rapporti con le compagnie di riassicurazione. Anche gli aspetti normativi che regolano i contratti e l’intera materia sono stati indicati come elementi di criticità, soprattutto in relazione alla modalità di applicazione della soglia di danno.
Le avversità ritenute più rischiose dagli assicuratori sono il gelo e brina, le fitopatie e le infestazioni parassitarie, seguite da grandine, siccità e vento forte.
L’offerta assicurativa in agricoltura, che si compone, tipicamente, anche di una polizza integrativa senza contributo (per lo più sotto soglia), non si limita, nella maggior parte dei casi, alla copertura dei soli rischi atmosferici, ma si completa con proposte del ramo furto e incendio, con polizze a protezione delle strutture aziendali e con altre coperture che spaziano dall’RCA alla tutela legale, dalla polizza vita a quella sanitaria, dalla fideiussoria all’agevolata specifica del settore zootecnico.
Dall’indagine emerge che nel 92% dei casi le compagnie sottoscrivono contratti di riassicurazione, trasferendo quote del portafoglio rischi anche elevate, fino ad oltre il 70% in quasi il 40% dei casi. Le condizioni di riassicurazione tendono tuttavia a peggiorare (lo sostiene l’85% degli intervistati), per un implicito deterioramento dei ratio anche a carico delle compagnie di secondo livello. Da evidenziare che l’effetto delle restrizioni da parte delle imprese di riassicurazione si trasferisce inevitabilmente a valle del sistema, determinando inasprimenti delle condizioni contrattuali, a nocumento degli agricoltori, in riduzioni o maggiore selettività delle capacità assuntive e in incrementi delle tariffe.
Sul tema specifico della coassicurazione, che prevede la copertura dei rischi di un’azienda da parte di almeno due compagnie, lo strumento appare poco diffuso, relativamente alle polizze agricole agevolate, riguardando, nel 46% dei casi in cui vi si ricorre, meno del 10% dei valori complessivamente assicurati.
Il frazionamento del rischio si verifica prevalentemente nei rapporti con grandi aziende, nell’esigenza quindi di prevenire perdite legate a fatturati considerevoli, oppure in caso di copertura di nuovi rischi di cui non si dispone di una sufficiente storia sinistri.
L’ipotesi di un coassicuratore pubblico che agisca in partnership con le compagnie private è vista favorevolmente nel 77% dei casi, soprattutto se circoscritta ai rischi catastrofali (gelo, siccità e alluvione). Per quanto attiene agli aspetti operativi e gestionali, oltre tre quarti degli intervistati hanno dichiarato di avere effettuato investimenti negli ultimi 5 anni, potenziando l’accesso ai servizi meteorologici e gli strumenti di raccolta, elaborazione e gestione dei dati. Le compagnie sembrano inoltre privilegiare gli investimenti in tecnologia (anche nell’ambito delle modalità di perizia) e nella digitalizzazione. Concretamente, gli sforzi finanziari compiuti in questi ultimi 5 anni hanno generato miglioramenti ed efficientamenti nelle perizie dei danni, l’introduzione di polizze parametriche e, solo in pochi casi, lo sviluppo di servizi complementari, miglioramenti del pricing e ampliamenti delle garanzie destinate alla clientela agricola.
Nei prossimi anni, gli assicuratori tenderanno ad attuare una politica più selettiva dei rischi e ad ampliare l’offerta, puntando maggiormente su schemi di polizza semplificati.
Non emerge invece una particolare inclinazione delle compagnie a sviluppare polizze ad hoc sui rischi fitosanitari o su prodotti a copertura delle perdite di reddito. Molto sentito il fenomeno dei cambiamenti climatici che, a detta del 77% degli intervistati, determinerà un inasprimento delle condizioni contrattuali di polizza e un aumento dei costi assicurativi e riassicurativi.
In materia di perizie, le compagnie propendono, in prevalenza, a sfruttare maggiormente le tecnologie disponibili e ad aumentare il ricorso agli indici meteorologici e biologici, rilevando, nel 23% dei casi, anche la necessità di standardizzare i processi.
Le risposte sembrano evidenziare una certa riluttanza o scetticismo verso strumenti di gestione del rischio in agricoltura alternativi o complementari alle polizze tradizionali, verosimilmente giustificati da timori o percezioni di invadenza di campo che non appaiono però giustificati dagli effettivi ambiti operativi.
Ti segnaliamo tutti gli e-book e libri per approfondire le tematiche del mondo dell’agricoltura di ConsulenzaAgricola.it
3) Le risposte delle aziende agricole
Le polizze agricole contro i rischi atmosferici, che nascono prevalentemente sotto forma di contratti collettivi attraverso l’assistenza degli organismi di difesa, sono strumenti ancora relativamente poco diffusi tra le piccole e medie realtà produttive del settore, soprattutto nei territori del Centro e del Sud Italia, e per lo più destinati a imprese strutturate e robuste sotto il profilo economico-finanziario.
Tali prerogative riducono la propensione da parte delle compagnie assicurative a proporre, in combinazione con le polizze agevolate contro i rischi climatici, altre forme di copertura.
Pochi i vantaggi associati all’adesione a più prodotti assicurativi con la medesima compagnia, considerando che le aziende agricole, nella maggior parte dei casi (il 78% dei rispondenti) non rilevano, negli schemi di proposta contrattuale, sconti o altri benefici, quali ad esempio la concessione di garanzie aggiuntive a costo zero.
Per le polizze fideiussorie invece il risultato è opposto: le aziende agricole le sottoscrivono solitamente per l’accesso alle misure di sostegno dei piani di sviluppo rurali e in questo caso l’offerta, abbinata (ma necessariamente demarcata) al rischio di perdite di produzione per eventi meteo, si riscontra con maggiore frequenza (la sottoscrizione della polizza fideiussoria per il 45% delle aziende intervistate avviene in prevalenza con la stessa compagnia che ha emesso la polizza agevolata contro i danni da eventi atmosferici).
Nel ramo storicamente denominato “Grandine”, non emerge, diversamente dal passato, una competizione diretta tra polizze agevolate e monorischio, con queste ultime che limitano la copertura ai soli danni alle colture provocati dalla grandine. Per il 79% delle aziende, le compagnie non propongono contratti alternativi alla polizza assistita da contributi pubblici sul premio, anche per la scarsa convenienza della monorischio, esclusa dal perimetro delle agevolate. Per l’accesso al sostegno, le norme attuali prevedono infatti la sottoscrizione di almeno due rischi di frequenza (a scelta tra grandine, eccesso di pioggia e vento forte), ma è evidente che il contributo sul premio, che ne abbatte sensibilmente il costo a carico dell’impresa, copre abbondantemente il maggiore onere associato all’aggiunta di una sola garanzia.
Appare debole l’offerta assicurativa per quanto attiene alle polizze parametriche, ma il fenomeno può essere anche associato al ridotto numero dei player ad oggi in grado di proporre questi strumenti innovativi, agli attuali limiti operativi e normativi che circoscrivono l’applicazione delle parametriche a pochi prodotti e alla minore convenienza per le più alte soglie di danno previste per l’accesso ai risarcimenti.
In caso di danno alle coltivazioni e accertamento del nesso di causalità con gli eventi assicurati (che sia gelo, eccesso di pioggia, grandine o altro), per l’azienda sottoscrittrice di una polizza contro i rischi climatici matura, da contratto, il diritto al risarcimento e su questo specifico aspetto, l’indagine ha provato a quantificare gli eventi assicurativi negli ultimi 5 anni: le risposte, tra chi ha saputo fornite elementi quantitativi, ricadono in prevalenza nei range da 1 a 2 e da 3 a 4 sinistri/risarcimenti, mentre i pareri degli intervistati sulla relazione diretta tra il costo della polizza e la sinistralità pregressa divide la platea tra chi ritiene che non vi sia correlazione e chi invece si esprime in senso opposto.
L’indennizzo, nel 40% dei casi, risulta compreso tra il 20 e il 50 per cento del danno subito e per un altro quarto circa di intervistati non arriva a coprire il 20% del danno. Tali percentuali riflettono ovviamente l’applicazione, in sede risarcitoria, delle condizioni contrattuali che prevedono, a tutela della compagnia assicurativa, franchigie anche del 30%, massimi scoperti e capping di indennizzo. Quanto ai tempi di liquidazione del danno, il 48% degli intervistati dichiara un’attesa di oltre tre mesi, mentre il 38% indica un intervallo da uno a tre mesi dalla data di apertura del sinistro.
Poco diffusi i pagamenti rateizzati dei premi da parte delle aziende agricole. L’attività di supporto degli organismi di difesa nella prassi assicurativa agricola, che anticipano per intero il costo della polizza a carico dell’agricoltore, spiega lo scarso ricorso ai versamenti dilazionati.
Le condizioni contrattuali delle polizze contro i rischi meteoclimatici determinano, nella maggior parte dei casi (oltre il 70%), un livello di media o medio-alta soddisfazione.
Poco diffuse, da parte delle compagnie, le proposte di servizi accessori (alert e previsioni meteorologiche, solo per citarne alcuni) a integrazione dell’offerta della copertura contro rischi atmosferici, dichiarate da meno del 7% degli intervistati.
Ti consigliamo:
4) Conclusioni
A fronte di queste vecchie e nuove sfide, la nuova programmazione unionale 2021-2027 offre, in agricoltura, rilevanti opportunità di sviluppo anche in materia di gestione del rischio. Con i due anni di slittamento dell’avvio della nuova PAC, si delinea tra l’altro un orizzonte temporale sufficiente a programmare, nell’ambito del Piano Strategico Nazionale (PSN), interventi e strumenti più incisivi ed efficaci rispetto a quelli attuali.
L’ampliamento della base assicurata e della mutualità tra aziende agricole, la riduzione dei costi delle coperture contro i rischi atmosferici e la stabilizzazione dei redditi sono alcuni degli obiettivi che la nuova programmazione dovrà porsi con maggiore ambizione. Gli sforzi saranno anche incentrati sulla diffusione di nuovi strumenti e su una più stretta collaborazione tra soggetti pubblici e privati nella gestione dei rischi agricoli, tematica strumentale anche al rafforzamento della resilienza aziendale, all’innovazione e al potenziamento del ruolo ambientale delle imprese del settore primario.